Corriere - Le elementari "anticipate" non passano l'esame
Tra le poche voci favorevoli quella dello psichiatra Carlo Cazzullo: utile la socializzazione precoce, ma le maestre devono essere più preparate Le elementari "anticipate" non passano l'esame ...
Tra le poche voci favorevoli quella dello psichiatra Carlo Cazzullo: utile la socializzazione precoce, ma le maestre devono essere più preparate
Le elementari "anticipate" non passano l'esame
Presidi, insegnanti ed esperti contrari all'iscrizione dei bimbi sotto i sei anni. Genitori disorientati: decisioni frettolose
A scuola per la prima volta a cinque anni e mezzo. All'asilo a due e mezzo. Forse. Un'altra delle novità proposte dalla riforma Moratti. Che fa discutere. Presidi, insegnanti, esperti. Tutti contrari o dubbiosi: "Lanciano queste proposte, senza chiedersi se la scuola è pronta per realizzarle". Preoccupati e in attesa i genitori. Soprattutto quelli che vorrebbero iscrivere i figli in prima elementare già per il prossimo anno scolastico: "Non sappiamo cosa fare, non possono dirci tutto all'ultimo momento". La prima idea del ministro Letizia Moratti era di far cominciare la prima elementare anche ai bambini sotto i 6 anni. Ma proprio venerdì scorso tutto è stato rimesso in discussione, per le forti polemiche suscitate dalla proposta. E per ora l'ipotesi più probabile sembra quella di far iscrivere all'anno scolastico 2002-2003 i bambini che compiranno i 6 anni entro il 28 febbraio 2003. Tutto per diplomare i ragazzi a 18 anni, come i loro colleghi europei.
"Forse è un po' esagerato farli venire a scuola così presto: facciamoli giocare fino a 6 anni, c'è tempo per farli studiare": Luciana Di Nunzio Ferrari dirige l'elementare e la media di via della Spiga e racconta di aver parlato della proposta con i suoi insegnanti, "tutti contrari", assicura. Poi spiega: "A quella età, è tanto un mese, figurarsi sei", e poi sono così diversi, "ci sono bambini più svegli che dopo tre anni di asilo non vedono l'ora di andare a scuola". E quelli più tranquilli, "che preferiscono rimanerci ancora un po'". Ma il problema è che "la scuola non è pronta, andrebbero rivisti gli spazi, gli organici e la preparazione delle maestre".
Contrario anche Vito Giacalone, direttore della Rinnovata Pizzigoni di via Castellino da Castello: "Non vedo la necessità di anticipare, lasciamo che la natura faccia il suo corso". Giacalone ha fatto la "primina". "Quando ero piccolo - racconta - feci l'esame e andai direttamente in seconda". Ma non lo rifarebbe, "perché alle superiori ho faticato più degli altri". Non è un problema di apprendimento, dice. Anzi, "una delle fasi di sviluppo più fertile è proprio dai 3 ai 6 anni, ma non per questo mandiamo i bambini in prima elementare a tre anni". Semplicemente, "non lo ritengo necessario".
Carlo Lorenzo Cazzullo è invece favorevole. Il padre della psichiatria italiana spiega che potrebbe essere utile mandarli a scuola prima, "perché possono cominciare ad entrare in comunione con gli altri, è un'esperienza che porta alla socializzazione". I bambini, dice, "hanno capacità straordinarie che possono mettere in comunione con gli altri". Ma il problema è anche per Cazzullo strutturale: "Che tipo di scuola viene offerta?". Perché a quella età il bimbo "ha bisogno di sicurezza e consenso e certe sue difficoltà devono essere capite dall'insegnante". Che va ben preparato: "Quando si trovano a contatto con bambini così piccoli, le maestre devono essere in grado di "tollerarli", di non perdere la pazienza, di capirli".
Claudia Voltattorni