Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Corriere: Lo strappo di 19 atenei: noi i migliori ora più fondi

Corriere: Lo strappo di 19 atenei: noi i migliori ora più fondi

Università L'obiettivo: rafforzare la reputazione internazionale e promuovere la ricerca Nasce il club dei 19 atenei d'élite: «Noi i migliori, dateci più fondi»

16/03/2008
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

BOLOGNA — I rettori di 19 università italiane hanno deciso la creazione di un'associazione che raccolga gli atenei «più produttivi e virtuosi» del Paese per «reputazione internazionale» e capacità di «ridurre gli sprechi».
Nessuno strappo con le altre università, assicurano i protagonisti.
Ma tra gli obiettivi, ha chiarito Pier Ugo Calzolari, rettore di Bologna, c'è quello di ottenere più risorse pubbliche (sempre limitate) «in cambio di gestioni rigorose dei bilanci».

Il debutto di Aquis a Bologna: «Ma non è una secessione»
Giulio Ballio (Politecnico di Milano): avremo un effetto trainante per tutto il sistema

DAL NOSTRO INVIATO
BOLOGNA — Non è un addio, giurano. Nessuna secessione dalla Crui, rassicurano. Certo è che l'aria che si respirava ieri mattina, nell'aula absidale dell'Alma Mater bolognese, tutto aveva fuorché il sapore di una marcia indietro.
A una settimana dall'invio del documento ai candidati premier, con la (ri)apertura del dibattito su criteri di merito e assegnazione dei fondi, i rettori degli 11 atenei firmatari — Politecnica delle Marche, Bologna, Calabria, Milano-Bicocca, Politecnico di Milano, Modena e Reggio Emilia, Padova, Roma Tor Vergata, Politecnico di Torino, Trento e Verona —, con l'aggiunta di Ferrara, si sono seduti intorno a un tavolo e hanno rilanciato. La proposta: un'associazione che raccolga le università «più produttive e virtuose» del Paese. Il nome: Aquis, cioè Associazione per la qualità delle università italiane statali. L'obiettivo: «migliorare la reputazione internazionale» degli atenei pubblici, «promuovere la qualità di formazione, ricerca scientifica e organizzazione », «proporre strategie per la definizione di obiettivi e programmi comuni con Parlamento e Governo».
Chi vorrà unirsi al nuovo «gruppo di lavoro» dovrà garantire una produttività superiore alla media definita dal Ministero. Poi, almeno due crocette sulle caselle relative a contenimento delle spese per il personale (meno del 90% del Fondo di finanziamento ordinario), «reputazione internazionale » (presenza nella classifica del Times o dell'università Jiao Tong di Shangai), dimensioni (almeno 15 mila studenti). Ne deriva, secondo i «fondatori», un elenco di 19 idonei: oltre ai famosi 12, gli atenei di Chieti, Lecce, Milano, Perugia, Roma Tre, Salerno e Torino. Tutti insieme, fanno il 40% della popolazione studentesca, per un terzo degli atenei statali.
In attesa del via libera degli organi accademici, gli sforzi si concentrano nel ribadire che no, non c'è nessuna frattura con la Conferenza dei rettori, anzi «lavoreremo al suo fianco per migliorare l'intero sistema — spiega il rettore di Bologna, Pier Ugo Calzolari —. Ci preme però appoggiare gli atenei più competitivi sulla scena internazionale. Al nuovo governo proponiamo più risorse in cambio di gestioni rigorose dei bilanci ».
La parola d'ordine, tra richieste di trasparenza e nuove strategie di governance, è ripartire dal «patto per l'università» stretto tra Mussi e Padoa- Schioppa e poi arenatosi in Parlamento. Tocca a Giulio Ballio (Politecnico di Milano) presentare progetto e criteri di selezione, «Aquis è aperta a chi ha i requisiti oggettivi, deducibili da dati nazionali e internazionali ». Ballio parla di «effetto trainante», per Patrizio Bianchi (Ferrara) l'associazione «non surroga la Crui, ma stimola il dibattito interno»; per Vincenzo Milanesi (Padova) «non c'è volontà di divisione ma assunzione di responsabilità». Francesco Profumo (Politecnico di Torino) auspica: «Vorrei ritrovarmi qui tra 3 anni con 25 atenei, e poi 30... ».
«Siamo pronti a immaginare compiti aggiuntivi — chiosa Calzolari —, ma facciamo in fretta, si stanno esaurendo i tempi». Gianfelice Rocca, vicepresidente per l'education di Confindustria e unico relatore «esterno», concorda: «La Crui è stata un luogo di immobilismo, abbiamo bisogno di locomotive che trainino». Al nuovo governo chiede un «segnale»: 3-400 milioni, da attribuire «secondo i criteri buoni». Il mondo industriale «farà il suo mestiere: ricercare, innovare, andare nel mondo. Così saremo buoni partner per gli atenei». I «migliori», s'intende.
Gabriela Jacomella