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Corriere: Londra discute se abolire i compiti a casa

Associazione di insegnanti inglesi dalla parte degli studenti: aumentano la pressione e non migliorano l'istruzione I motivi Secondo un rapporto dell'Unicef i ragazzi britannici sono i più infelici tra i coetanei di 21 Paesi considerati

12/03/2008
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Corriere della sera

I professori inglesi «bocciano» i compiti a casa: rendono infelici gli studenti e non migliorano l'apprendimento

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA — Forse quelli britannici sono i ragazzi più esaminati al mondo: nella loro vita scolastica affrontano in media 30 test. Ma sono anche i più infelici tra i coetanei di 21 Paesi occidentali analizzati l'anno scorso da un rapporto dell'Unicef (gli italiani sono a centro classifica). I maestri e professori di scuole elementari e medie sono convinti che tra i loro sette milioni di alunni serpeggi «un'epidemia di infelicità e ansia» e invocano l'istituzione di una Royal Commission indipendente, ma intanto fanno subito una proposta controcorrente: «Abolire i compiti a casa, che non migliorano l'istruzione ma accrescono la pressione, l'angoscia da prestazione».
I membri della Association of Teachers and Lecturers del Regno dicono che i compiti a casa ( homework, come si dice in inglese) non aggiungono niente o molto poco all'apprendimento: «In realtà tutti ci aspettiamo che i genitori aiutino i figli a farli, ma per molti bambini di famiglie disagiate questo non avviene, per mancanza di tempo o di istruzione da parte degli adulti. Oltretutto questi adolescenti non hanno a disposizione i libri, i computer, neanche l'ambiente adatto e tranquillo per studiare da soli nelle loro case », dice il segretario del sindacato.
«Il risultato è che gli alunni svantaggiati vengono sgridati a scuola per non aver potuto fare da soli quello che i loro coetanei più fortunati hanno avuto le risorse per fare: un circolo vizioso che crea solo risentimento nei confronti dello studio».
«La verità è che la gran parte dei compiti a casa sono spazzatura», conferma l'Institute
of Education della London University e spiega che «funzionano solo quelli che chiamiamo "prep", vale a dire la richiesta di prepararsi per l'argomento che sarà trattato in classe il giorno dopo».
La direttiva di assegnare più homework è stata uno dei primi passi del piano del governo laburista, dopo la vittoria di Blair nel 1997. Si raccomandava di far lavorare a casa 30 minuti a sera i bambini tra i 6 e i 7 anni; un'ora e mezza quelli fino agli 8; e poi fino a due ore i ragazzi delle medie. Il governo ha anche instaurato un progetto di valutazione dell'efficienza delle scuole basato sui risultati degli alunni nei vari test ed esami.
Un sistema che alla fine, secondo i critici, ha accresciuto la pressione su insegnanti e ragazzi. L'università di Cambridge ha ammonito che i bambini di oggi sono più stressati e annoiati dei loro predecessori: pensano solo all'esame finale e non si divertono in classe. Questa ansia, unita alla disgregazione delle famiglie, a problemi di violenza giovanile e abuso di alcolici ha portato i ragazzi del Regno a essere all'ultimo posto nella classifica di felicità dell'Onu nonostante il loro Paese sia la quinta potenza economica mondiale.
Il ministero replica: «Compiti scelti bene, organizzati per completare il programma che non si fa in tempo a svolgere in aula aiutano i ragazzi ad apprendere in modo indipendente, una capacità che serve per tutta la vita», ha detto una portavoce. Il dottor Anthony Seldon, preside del prestigioso Wellington College e biografo di Blair, non è convinto: ha introdotto per i suoi allievi «lezioni di felicità».
Guido Santevecchi