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Corriere: Ma quale patrimoniale I ricchi regalino soldi per migliorare la scuola

Copiamo gli Usa, dove le grandi famiglie diventano sponsor in cambio di riconoscibilità

14/09/2006
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Corriere della sera

di BEPPE SEVERGNINI

OPINIONI

ITALIANS

S uggerisco a Francesco Rutelli di visitare la Widener Library di Harvard; poi il Picower Institute del M. I. T., poco distante; infine il PetersonFamily Athletic Complex di Middlebury, Vermont. La biblioteca è un dono della madre di Harry E. Widener, giovane vittima delTitanic. Il nuovo edificio del Picower Institute forLearning and Memory — premiNobel in ogni angolo — è stato creato recentemente grazie a Barbara e Jeffrey Picower.

Il complesso sportivo di Middlebury è un regalo dalla famiglia Peterson. Boston, Cambridge, Massachusetts, New England, Stati Uniti d'America: la cultura, la ricerca e la scienza, da queste parti, si reggono sulle donazioni dei privati. Roba grossa, spesso: i coniugi Picower hanno sborsato 50 milioni di dollari, e in cambio hanno avuto un ritratto a olio all'ingresso.

In Italia cosa facciamo, invece? Proponiamo di tassare i grandi patrimoni: il vice- premierRutelli ne ha parlato, domenica, alla festa nazionale della Margherita. Certo, suona bene. Ma i grandi patrimoni hanno una certa abilità a non farsi tassare, a differenza degli stipendi dei poveri diavoli. E poi: siamo sicuri che le patrimoniali siano il modo migliore per convincere i ricchi a separarsi dai propri denari, e ridare alla comunità parte di quanto hanno avuto? Non sono sicuro.

Credo invece che molte famiglie italiane siano disposte a donare somme importanti, a una condizione: poter controllare come vengono spese, ed essere riconosciute e ricordate. Bontà, buon senso, orgoglio e vanità camminano insieme, in questi casi. Non siete convinti? Ditemi, allora: è più facile che Pietro Marmi, re delle cave, regali cinque milioni di euro all'università del figlio affinché questa ne faccia ciò che vuole, oppure che doni la stessa somma per costruire il « Centro Internazionale PietroMarmi per gli Studi Geologici » ? Voglia di rendersi utili, competenza, passione per la materia, desiderio di tramandare il nome: tutto spinge in quest'ultima direzione.

Gli americani hanno afferrato il concetto, e ci hanno costruito sopra unmeccanismo colossale che finanzia università, ospedali, centri di ricerca. Quelle università e quei centri di ricerca che permettono agliUsa di restare un passo avanti al mondo ( qualche volta, anche due o tre). Solo Israele, tra i Paesi che conosco, ha lo stesso istinto: i grandi benefattori vanno ringraziati e ricordati, non molestati.

Proprio questo accade, invece, a casa nostra. Conosco diverse vicende legate a ricchi personaggi disposti a donare miliardi ( ora, milioni). A due condizioni: avere voce in capitolo, e poter intitolare l'opera a sé o alla famiglia. Non ce l'hanno fatta, e hanno portato i soldi altrove, o nella tomba. Curioso: un Paese come il nostro, centrato e ossessionato dalla famiglia, dovrebbe creare subito una legislazione apposita, semplice ed efficace, per permettere ai grandi patrimoni di fare grandi regali alla società. Se non accade — credetemi — non è colpa dei grandi patrimoni. E' di chi rende difficile, se non impossibile, donare: fiscalmente, burocraticamente, praticamente. Certo, ogni tanto qualcuno ce la fa: ma sono noccioline. Pensate alle nostre università, costrette a implorare aiuti dallo Stato. Potrebbero avere tutto ciò che vogliono, se sapessero accettare donazioni da ex studenti facoltosi, e potessero ricompensarli intitolando loro aule, istituti, centri d'eccellenza. Non basta una targa su un muro, da spolverare prima della visita dell'assessore regionale. Occorre che quelle aule, quegli istituti e quei centri siano conosciuti per sempre col nome di chi li ha resi possibili. Ma non accadrà. L'idea è troppo semplice, e le cose semplici, in Italia, sono i gatti neri: la gente le vede, e cambia strada.


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