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Corriere: Malati con l'autocertificazione Scontro sull'ultimo privilegio

Per i 2 mila 850 dipendenti degli uffici dell'Università di Bologna è una piccola rivoluzione

17/04/2008
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Corriere della sera

Blitz e polemiche per la giustificazione del primo giorno di assenza

Diritto perso a Bologna e Venezia. Confindustria: serve elasticità

Gli ultimi ad arrendersi: i dipendenti dell'università Alma Mater. La scelta della Provincia di Milano: sì alla fiducia
MILANO — Per i 2 mila 850 dipendenti degli uffici dell'Università di Bologna è una piccola rivoluzione. La battaglia sindacale per difendere la consuetudine decennale all'autocertificazione in caso di malattia è durata il breve spazio di un'irruzione in Rettorato (l'altro ieri), la minaccia di uno sciopero e il successivo tentativo di conciliazione in Prefettura. Poi, ieri, la resa: come (quasi) tutti i lavoratori del pubblico impiego e delle aziende private, quelli dell'Alma Mater avranno l'obbligo di presentare il certificato medico anche per un giorno di assenza dal lavoro.
Quello di Bologna è solo l'ultimo caso di revoca di un piccolo privilegio che fino a oggi ha resistito in alcune nicchie, soprattutto universitarie (secondo la Cgil nella quasi totalità degli atenei). Colpa (o merito, dipende dai punti di vista) della «contrattazione di secondo livello», che ha permesso ai sindacati «di ottenere alcuni aggiustamenti rispetto alla legge che regola il contratto nazionale », spiega la Cgil. Prima dell'Alma Mater era già successo al Comune di Venezia, dove dal 26 marzo scorso ai 3.293 dipendenti non basta più una semplice telefonata per annunciare in ufficio di essere indisposti. Del resto, in Laguna c'era ben poco da fare: la circolare di dicembre con cui il ministro della Pubblica Amministrazione Nicolais chiedeva più rigore contro l'assenteismo nel pubblico impiego e una sentenza del Tar del Veneto (la numero 7 del 9 gennaio 2007) non lasciavano molte altre alternative.
Esattamente come è avvenuto a Bologna. Dove però — va detto — quello del certificato medico è solo uno dei dieci punti di un braccio di ferro sul rinnovo degli integrativi del personale tecnico-amministrativo: «Non ci sarà sciopero e continuiamo a trattare, vista la legge in merito all'autocertificazione non c'era molto da conciliare — spiega Davide Valente della Cgil Università di Bologna —. Però mi preme di ricordare che si poteva farne uso per non più di cinque volte l'anno. E non mi pare proprio un'enormità». Ma il sindacato vive come un sopruso la scelta di far applicare una norma a cui deve attenersi la stragrande maggioranza dei lavoratori? «Non è questo, va benissimo combattere l'assenteismo. Siamo però sicuri che questo sia il modo migliore? — dice Rita Guariniello, responsabile nazionale Università della Cgil — E poi c'è un rischio: se mi sono sentito male e devo pure attraversare una città per andare dal medico, è facile che mi troverò costretto a prendermi due giorni anziché uno».
I sindacalisti non sono i soli a pensarla così. Ci sono infatti enti pubblici che vanno nella direzione opposta di Bologna e Venezia. La Provincia di Milano, ad esempio, in cui l'amministrazione concede la deroga all'autocertificazione giornaliera: «Questo non vuol dire che da parte nostra si eserciti un controllo più blando, anzi — spiega Claudio Tosi, segretario delle autonomie locali della Provincia milanese —. Laddove infatti c'è il sospetto di un comportamento irregolare, la legge ci permette in ogni momento di richiedere il certificato ». Sempre a Milano, per i lavoratori del Comune è invece d'obbligo la giustifica.
E nel privato? Anche qui, la legge parla chiaro: se si salta una giornata, entro 48 ore il datore di lavoro ha diritto alla certificazione medica. Ma, visto che la copertura dell'Inps scatta soltanto dal quarto giorno in poi, l'azienda può decidere di essere comprensiva: «Non sono la maggioranza a farlo — dicono dalla Confindustria —, però certo, ci sono imprese che fino al terzo giorno si accontentano di una telefonata ». Accade così con i 75 dipendenti della Samo di Guido Riva, presidente del comitato tecnico sanità di Confindu-stria: «Abbiamo scelto di essere elastici: si elimina un po' di burocrazia e si favorisce un rapporto di fiducia con i lavoratori. Due cose molto, molto utili, soprattutto nelle piccole e medie aziende».
Fabio Cutri #