Corriere: Maturità, torna il tabellone con i voti
L’anno scorso c’era solo la scritta «esito positivo» o «esito negativo». E il verdetto si conosceva in segreteria
L’esame
Il giudizio finale sarà esposto in pubblico. La Gelmini: chiarezza e rigore
MILANO — Si torna a tremare. A sentire il cuore che batte mentre il dito scorre il tabellone e gli occhi si chiudono per un istante, prima di soffermarsi sul numero fatidico. A cercare il proprio voto allungando il collo, spingendosi tra la ressa per capire com’è andata. Maturità, si parte. Con una novità: quest’anno il punteggio finale sarà pubblico. Visibile a tutti. Come una volta. Niente più privacy, ma un ritorno al passato. «E alla scuola della chiarezza e del rigore », dice il ministro Mariastella Gelmini. L’ordinanza ministeriale numero 40 (il titolo: «istruzioni per lo svolgimento degli esami di Stato»), dice così: «L’esito dell’esame con l’indicazione del punteggio finale conseguito, inclusa la menzione della lode, è pubblicato, per tutti i candidati, nell’albo di istituto sede della commissione, con la sola indicazione della dizione 'esito negativo' nel caso di mancato superamento dell’esame stesso». Ricapitolando: dal sessanta fino al cento con lode, tutti i voti saranno resi pubblici e affissi nell’atrio di ogni scuola. Non era così lo scorso anno, quando, per disposizione dell’ex ministro Giuseppe Fioroni, al termine della prova — fatta eccezione per gli studenti con lode — ci si limitava a indicare «esito positivo» per i promossi, «esito negativo» per i bocciati. Per conoscere il punteggio di ogni candidato, bisognava andare in segreteria.
Fu una scelta a tutela della privacy: «Da parte nostra — ha sempre sostenuto l’ex viceministro del centrosinistra, Mariangela Bastico — fu accolta la richiesta delle associazioni dei disabili che si sentivano discriminate dai tabelloni. I ragazzi con handicap gravi non ricevevano un diploma, ma un attestato di competenza, senza punteggio. Erano riconoscibili». Questione di «sensibilità», dissero allora. Ma in questo modo, puntualizzano i presidi, «si privavano tutti gli altri studenti (su mezzo milione di maturandi, i disabili sono circa 6 mila, ndr.) di un’emozione impagabile e di un vero momento di passaggio».
Se il 2008 è stato l’anno dei voti «oscurati», ora si cambia. È stato il ministro Mariastella Gelmini a insistere sulle nuove regole: «Finisce l’epoca di un certo pedagogismo buonista che vuole tutelare a tutti i costi il ragazzo laddove non ce n’è bisogno, visto che è maggiorenne e perfettamente in grado di assumersi la responsabilità del proprio rendimento ». Avanti tutta. Con un’ordinanza dettagliatissima. E con la consulenza del Garante della privacy che non ha mai nascosto il suo parere sul tema: «Da diversi anni — precisa Francesco Pizzetti — insistiamo sul fatto che nessuna norma di protezione dei dati impedisce la pubblicazione dei voti». Anzi: «Personalmente — continua Pizzetti — ho sempre ritenuto opportuno rendere pubblico il punteggio finale. E questo ai fini della trasparenza dell’operato dei docenti, del controllo sull’esame da parte dell’opinione pubblica, di un incentivo per i ragazzi e di un riconoscimento degli sforzi da loro fatti. Siamo contenti che il ministero dell’Istruzione sia tornato ad adottare certe misure».
Sentenza definitiva: i voti di maturità non sono dati sensibili. I più sollevati sono i presidi, che ripensano «con angoscia » alla scorsa estate: «Le segreterie erano prese d’assalto da ragazzi e mamme. Fu un delirio». E comunque, come spiega Maria Letizia Terrinoni, a capo del liceo Tasso di Roma, «questo proteggere i giovani ad ogni costo sa un po’ di paranoico». La pensa così anche Carlo Pedretti, preside del liceo classico Parini di Milano: «Sono d’accordo con i cambiamenti voluti dal ministro Gelmini, ma sarebbe meglio che certe decisioni fossero prese a settembre, non in corso d’anno». Il collega Rosario Salamone del Visconti di Roma: «Sono convinto che anche nella scuola debba tornare un forte senso dello Stato. Il fatto di rendere pubblici i voti va in questa direzione». Il più scettico è Alberto De Vico dell’Umberto di Napoli: «Ma i problemi sono altri, l’urgenza non è certo questa».
Favorevoli (la maggior parte) e contrari. E la tensione che sale in vista della prima prova, il 25 giugno. Quanto ai candidati disabili, il ministero dell’Istruzione non smette di tutelarli: «Il riferimento alle prove differenziate sarà indicato solo nell’attestazione e non nei tabelloni affissi all’albo dell’istituto».
Annachiara Sacchi