Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Corriere-Milano-"Senza noi ricercatori l'università si ferma"

Corriere-Milano-"Senza noi ricercatori l'università si ferma"

"Senza noi ricercatori l'università si ferma" Centinaia al corteo contro la riforma Moratti: no al precariato a vita e a stipendi da fame "Sotto i colpi del disegno di legge Moratti ha ...

12/11/2004
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

"Senza noi ricercatori l'università si ferma"

Centinaia al corteo contro la riforma Moratti: no al precariato a vita e a stipendi da fame

"Sotto i colpi del disegno di legge Moratti ha concluso la sua missione terrena l'Università degli Studi di Milano. Ricercatori, docenti, studenti e precari ne piangono la triste sorte con immenso dolore". C'era il necrologio e c'era anche tutto il resto, la cassa da morto portata a spalla, i fiori, la lapide, i lumini, la banda e soprattutto il mesto corteo funebre: composto dalle centinaia di universitari di ogni categoria - appunto ricercatori, docenti, studenti e precari vari - che ieri pomeriggio hanno manifestato così la loro preoccupata protesta contro la riforma Moratti. La manifestazione - svoltasi più o meno in concomitanza con le altre analoghe organizzate nel resto d'Italia - è iniziata davanti alla Statale in via Festa del Perdono e si è conclusa, dopo una sfilata del metaforico funerale attraverso Largo Augusto, con una sorta di scaramantico e ironico omaggio alla "salma" in San Babila: "Questa riforma - dicevano cartelli e striscioni - segna la fine della ricerca".
Le situazioni personali dei partecipanti al corteo raccontano, ciascuna a suo modo e con mille varianti, una storia che dopo un po' sembra sempre la stessa: "Ed è proprio questo - concludono tutti - a renderla allarmante".
Storie come quella di Roberta Bosisio, laureata in Scienze politiche nel '96, poi dottorato di ricerca per quattro anni, quindi due a bagnomaria, e adesso l'assegno di ateneo per un progetto di ricerca che le porta in tasca 1.250 euro al mese ma che fra un altro biennio al massimo sarà finito senza più possibilità di proroga: "E la riforma Moratti - dice - a quelli come me taglia ogni futura possibilità come ricercatrice". Ad aggravare le cose, prosegue, c'è il fatto che l'Università di Milano in particolare impedisce ai titolari dell'assegno qualunque altro lavoro parallelo: "Da una parte la regola prevede che il progetto ci impegni a tempo pieno, vietando qualsiasi altra iniziativa, dall'altra non offre alcuna garanzia". Certo si possono fare pubblicazioni per arricchire il curriculum: "Ma con la riforma, anche quello servirebbe solo per concorrere a posti a termine...".
"Il Ddl - hanno scritto i ricercatori in un comunicato - prevede lo smantellamento della figura del ricercatore di ruolo, privando questa fascia di lavoratori precari della possibilità di avere un giorno un lavoro fisso".
Michele Zucali, 32 anni, sposato, una figlia, è laureato in scienze geologiche dal '96 e ora il posto da ricercatore ce l'ha: vive con 1.050 euro al mese più quelli di sua moglie, che ha un dottorato di ricerca. "Tutti sanno che siamo indispensabili - dice - ma siamo trattati come non lo fossimo: se solo "rinunciassimo" all'attività didattica, come abbiamo prospettato al rettore, non ci sarebbe più nessuno a far lezione...".
Paolo Piseri, 37 anni, ricercatore dal 2002, di figli ne ha tre: "Il peggio è, al di là dei nostri problemi personali, che privare di prospettive la figura del ricercatore danneggia in primo luogo l'università e quindi il Paese. Se si sbarra la strada d'accesso, come stupirsi se quelli bravi se ne vanno sempre più all'estero?". "Una mia collega di precariato - riprende Roberta Bosisio - ha appena scelto l'Inghilterra: contratto a termine, d'accordo... ma a tremila euro al mese".
Paolo Foschini