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Corriere-Mussi: Premio fiscale a chi investe in ricerca

Riassetto per CNR e Istituto di tecnologica

21/06/2006
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Corriere della sera

Il ministro: il Consiglio nazionale dovrà recuperare una capacità di ideazione per il Paese

Metteremo mano al Consiglio Nazionale delle Ricerche e come primo atto riporteremo al di fuori l’Istituto Nazionale di Fisica della Materia inglobato di forza dall’ex ministro Letizia Moratti». Fabio Mussi ministro dell’Università e della Ricerca alla domanda di come intende affrontare la riforma degli enti di ricerca che nel nostro Paese abbisognano di molte cure preferisce rispondere partendo da questo esempio. «Perché è significativo - dice - in quanto è un organismo che funzionava bene, produceva risultati ed era da esempio per gli altri. Invece, integrato nel Cnr, si è appiattito e snaturato dovendo fare i conti con un sistema diverso. Quindi gli ridaremo l’autonomia. E’ inutile inseguire nuove architetture quando quelle esistenti si dimostrano efficienti». Il ministro Mussi sta compiendo in questi giorni una serie di incontri nelle varie regioni per prendere contatto con le realtà locali. Ieri ha partecipato alla consegna dei diplomi ai dottori di ricerca all’Università degli Studi di Milano e nelle risposte che ha dato alle nostre domande comincia a delinearsi l’impostazione politica elaborata per il mondo di cui è responsabile.
«Il Cnr - aggiunge per completare il discorso sul maggior ente di ricerca italiano i cui dipendenti hanno sollecitato anche nei giorni scorsi rapidi interventi - deve recuperare una cultura perduta, ritrovare una missione e una capacità di progettazione e ideazione per il futuro che sia utile al Paese».
La domanda che però tutti si pongono è quale sarà il destino dell’Iit, l’Istituto italiano di tecnologia fortemente voluto a Genova da Giulio Tremonti e Letizia Moratti e sempre avversato dalle università e dai centri di ricerca, se non altro perché assorbiva nuove risorse economiche mentre tutti piangevano cassa. «L’Iit è nato male, ha difetti di concezione - precisa subito il ministro -. Tanto per cominciare lo si è paragonato impropriamente al Mit americano, ma il vero Mit è anche un’università dove si formano i giovani; insomma è un sistema ben diverso. Comunque - sottolinea Mussi - l’Iit non sarà bloccato. Però interverremo seriamente per migliorarlo e adattarlo in maniera più precisa alle nostre necessità. Bisogna, cioè, creare delle linee di collegamento concrete con le università e le altre istituzioni già esistenti».
Allargando il raggio d’azione degli interventi che presto segneranno il nuovo corso, Mussi nota per l’Università la necessità di una riforma, la creazione di un’agenzia di valutazione, chiamando però a raccolta i docenti, sollecitando loro «molto impegno perché dalla formazione dei ragazzi e dalla ricerca dipende il futuro dell’Italia».
Naturalmente il tema più spinoso e finora mai risolto, è quello delle scarse risorse disponibili, carenti sul fronte pubblico e ancor di più su quello privato. «Infatti - dice il ministro - le aziende spendono soltanto lo 0,38 per cento del Pil. Berlusconi aveva promesso di accrescere il loro impegno ma il risultato non s’è visto. Questo, tuttavia, deve emergere perché in Europa e altrove il capitale privato è spontaneamente più presente. Quindi le industrie devono muoversi investendo maggiormente. Solo se ciò accadrà anche il Governo si dimostrerà disponibile ad aiutare e incentivare soprattutto con lo strumento fiscale, ma ce ne sono anche altri da mettere in campo. Un impegno simile, oltre a rispondere alle necessità, esprime pure quella nuova cultura industriale di cui il Paese ha bisogno».

Giovanni Caprara