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Corriere: Né lezioni né compiti: stesso rendimento Ecco la scuola (svizzera) senza professori

Il bilancio del programma sperimentale: esalta gli studenti migliori. Ma gli altri riscoprono l'importanza di avere un maestro

24/09/2006
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Corriere della sera

Un prestigioso ginnasio di Zurigo si converte ai corsi autogestiti
DAL NOSTRO INVIATO
WETZIKON (Svizzera) — Adrian Bosshard ha 17 anni e la scorsa settimana ha passato la notte in un cantiere delle ferrovie. Oggetto del suo interesse, un operaio di quel turno, che lui ha accompagnato dalla sera, al momento di uscire di casa, fino all'aurora, quando ha staccato. Come vive un lavoratore notturno? Qual è la sua condizione economica media? Come ci si organizza, quando si è svegli mentre gli altri dormono? Che tipo di relazioni familiari e sociali si intrattengono? Tante domande per un'inchiesta- reportage, che Adrian dovrà completare e consegnare alla professoressa di tedesco entro i primi di dicembre. In più dovrà scegliersi un libro tra Il Grande Bugiardo
di Günter Wallraff e L'Onore perduto di Katharina Blum di Einrich Böll, leggerlo, parlarne e discuterne davanti alla classe. Come si organizzerà il lavoro, lo deciderà lui. Non avrà lezioni, orari, compiti per casa e soprattutto non avrà o quasi professori a tormentarlo. Solo una volta la settimana farà il punto con la sua insegnante e comunque potrà sempre contattarla per email.
Adrian è uno dei 200 studenti della quinta classe (la penultima, prima della maturità) del Kantonschule Zürcher Oberland, prestigioso ginnasio di questo sobborgo benestante di Zurigo, classe media e nessun immigrato, che prende parte al Projekt Selbstlernsemester, meglio conosciuto come SLS e volgarmente ribattezzato dai media di mezza Europa «la scuola senza professori».
Iniziato tra perplessità e molte critiche, come progetto pilota per tre classi su dieci nel 2004/5, il semestre di autoinsegnamento è ora obbligatorio per tutti gli studenti della quinta. Ma nonostante i buoni risultati, che ne fanno già un modello alternativo di riferimento per le autorità scolastiche svizzere, l'SLS rimane controverso tra i docenti e perfino tra gli studenti. L'aspetto più paradossale è che all'inizio, a convincere rettore e prorettore del ginnasio a provarci furono le ristrettezze economiche, la necessità di risparmiare imposta dai tagli ai fondi per la scuola.
Funziona così. Nel primo semestre della quinta classe la metà dei corsi prosegue come prima. Ma in tedesco, matematica, francese, inglese, sport più la materia di specializzazione, ragazzi e ragazze ricevono programma, compiti e obiettivi. Potranno lavorarci da soli o in gruppo. Potranno farlo a casa o a scuola, che rimane aperta fino alle 18.30 ed è dotata di ottime strutture, come mediateca e sala per computer. Una volta la settimana, nella cosiddetta ora di riflessione, potranno discutere o chiedere chiarimenti a ciascuno degli insegnanti. In qualsiasi momento, potranno usare la posta elettronica. I conti, o meglio gli esami, si faranno alla fine del semestre.
Due anni dopo Dieter Schindler, il rettore, è molto soddisfatto anche se non nasconde i problemi: «Dal punto di vista del rendimento non cambia molto: voti e giudizi sono in media identici o migliori. Ma il sistema incoraggia lo sviluppo della personalità, sollecita gli studenti all'autoresponsabilizzazione, sicuramente premia l'eccellenza, nel senso che chi ha voglia di lavorare trova una spinta in più». I lati negativi non mancano: «Gli studenti più deboli accusano ancora più difficoltà, per questo siamo un po' corsi ai ripari». Alcuni professori (quelli delle materie scientifiche, come matematica e fisica per esempio) hanno aumentato da una a due le ore di riflessione, sia pure senza obbligo per i ragazzi.
Fra i quali serpeggiano probabilmente le perplessità più forti. Perfino Adrian e i suoi due amici del cuore, Tobias e Manuel, annoverati fra i bravi, si mostrano scettici: «Non sono sicuro che mi porti qualcosa. In matematica specialmente avremmo bisogno di più spiegazioni. Eppoi, il carico di lavoro è doppio, perché nelle materie fuori dal SLS ci caricano di più compiti, convinti che abbiamo molto tempo libero». Altri si ritrovano un po' sommersi dalla troppa responsabilità: «Hai sempre l'impressione di non aver fatto abbastanza», dice Maria.
Ma proprio le lamentele degli studenti fanno emergere una delle conseguenze inattese del progetto, una sorta di effetto collaterale non pensato all'inizio. «Guardi — dice Karl Fent, professore di biologia e padre di un ragazzo che fa l'SLS — mi accorgo che già durante il semestre i ragazzi vengono più volentieri alle lezioni normali, sembrano apprezzare di più il ruolo del professore».
In altre parole, spiega Schindler, «i ragazzi riscoprono all'improvviso le qualità e le conoscenze dell'educatore». «E se anche questo fosse il solo esito del SLS, potremmo già considerarlo un successo», chiosa Martin Zimmermann, il suo vice e anche il primo a cui venne l'idea di fare di necessità virtù, lanciando il semestre di autoapprendimento invece di tagliare ore di lezione e insegnanti.
La maggioranza dei professori, che all'inizio aveva vissuto l'SMS come una minaccia al proprio ruolo e alla propria identità, si consola. Ma rimane convinta che il limite del semestre unico (su sei anni di liceo) non vada superato, come invece alcuni vorrebbero. «È un momento di maturazione importante — dice Bruno Cappelli, insegnante di fisica — ma bisogna stare attenti, perché rischia di ampliare la forbice tra studenti più capaci e studenti più deboli».