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Corriere: «No da decine di scuole al minuto di silenzio»

La Gelmini si scusa. Una preside: solo retorica

22/09/2009
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Corriere della sera

ROMA — La decisione era stata presa venerdì scorso: un minuto di silenzio in tutte le scuole per ricordare i sei militari italiani uccisi in Afghanistan. Ma ieri non tutti hanno seguito l’invito arrivato via circolare dal ministero dell’Istruzione. In alcuni casi sono stati i genitori degli studenti a protestare, telefonando agli uffici scolastici regionali oppure allo stesso ministero della Pubblica istruzione dove si parla di «alcune decine di segnalazioni». Arriverebbero, sempre secondo il ministero, soprattutto dalle regioni del Nord, Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria.

C’è anche chi rivendica apertamente questa scelta, come la preside di una scuola elementare di Roma, la Iqbal Masih, nel quartiere popolare Casilino, 30 per cento di studenti stranieri. «In questo momento — dice Simonetta Salacone, candidata non eletta alle ultime europee per Sinistra e libertà, il partito di Nichi Vendola — sarebbe stata solo retorica. Se proprio va osservato un minuto di silenzio deve essere dedicato a tutte le vittime che muoiono sul posto di lavoro e del resto anche quei soldati stavano facendo il loro lavoro». La sua scuola è intitolata a un ragazzino pachistano ucciso per essersi battuto contro il lavoro minorile. Un anno fa l’edificio venne ricoperto di drappi neri per protesta contro la riforma Gelmini, un’iniziativa poi imitata in tutta Italia. Insomma, la preside conosce i meccanismi dell’informazione e della politica e adesso difende la sua decisione: «Non è stata una scelta polemica ma pedagogica. In ogni caso una vera missione di pace va fatta con dottori e insegnanti non con i militari». Niente minuto di silenzio in altre due elementari romane: la Piero Maffi dove, raccontano i genitori di alcuni alunni, «questi inviti non vengono mai rispettati perché capita che non siano condivisi da tutti i docenti» e nella Guglielmo Marconi dove, spiegano, la «circolare del ministero non è mai arrivata».

«Mi sento di chiedere scusa alle famiglie dei nostri soldati » dice il ministro Mariastella Gelmini. «L’idea che, per motivi di polemica politica, alcuni docenti e dirigenti scolastici abbiano voluto deliberatamente mancare di rispetto a chi ha dato la propria vita per portare pace e sicurezza nel mondo — aggiunge — è una cosa che riempie di amarezza». Parole alle quali la preside Salacone risponde polemica: «Le scuole che hanno deciso di non osservare il minuto di silenzio hanno altrettanto cordoglio nei confronti delle famiglie dei sei militari uccisi almeno quanto il ministro Gelmini, ma invece di buttarla in retorica lo manifestano nel silenzio personale e nella riflessione». Nel quartiere della scuola, ieri sera, sono spuntati una decina di manifesti con una scritta a mano: «La Iqbal Masih non rispetta i soldati italiani ». La preside ha raccontato di aver ricevuto una telefonata anonima di minacce.

Lorenzo Salvia