Corriere - "Noi, pagati poco, insegnanti-missionari"
"Noi, pagati poco, insegnanti-missionari" Viaggio tra i 750 mila docenti italiani: no al preside manager, ci tratta come un padrone ROMA - La sera, a tavola, i figli dicono frasi come quest...
"Noi, pagati poco, insegnanti-missionari"
Viaggio tra i 750 mila docenti italiani: no al preside manager, ci tratta come un padrone
ROMA - La sera, a tavola, i figli dicono frasi come questa: "Noi non insegneremo mai, non vogliamo finire come voi". I genitori, una coppia di docenti, incassano senza la forza di ribattere: "Il ruolo sociale di un insegnante? E' zero, meno di zero". Siamo a Nuoro e potremmo essere a Milano, Palermo, Firenze. Una famiglia come tante, una vita a colpi di mutui senza nemmeno poter cambiare la macchina. L'Italia dei 755.878 docenti di ruolo è piena di storie come questa: sacrifici, rabbia, frustrazioni. L'altra faccia della medaglia è una passione che impedisce di mollare, nonostante tutto. La felicità di insegnare come indennità che non compare in busta paga: sottopagati rispetto ai colleghi europei e sempre meno motivati, i docenti non cambierebbero mestiere per nulla al mondo. Nemmeno ora, che all'antica questione degli stipendi si sommano disagi e tensioni innescate dall'autonomia. "Dopo 15 anni di carriera guadagno due milioni, poco più di mille euro. E' avvilente doversi comprare da sola carta e penne, eppure i bambini sono l'unica mia gioia" confida Raffaella Lanari , 43 anni, maestra elementare in provincia di Roma. "Insegno da quasi 30 anni, mi pagano meno di un operaio, ma non mi è mai passato il desiderio di fare nuove cose" le fa eco Tecla Sannino , docente in un liceo della capitale .
RABBIA - Sogna di essere un intellettuale della formazione, l'insegnante di italiano, ma si definisce "un missionario dell'istruzione". Aspira a un ruolo da protagonista nei progetti, ma è mortificato da straordinari irrisori. E dal nuovo ruolo del preside-manager. "E' preda di un'ebbrezza da sperimentazione"... "Peggiora la scuola e crea dissapori fra colleghi"... Il clima nei corridoi è teso. Invidie per lo staff del dirigente, colleghi additati come "capetti", guerre fra poveri per la spartizione del Fondo scolastico. E i migliori se ne vanno. C'è chi sceglie il part-time e chi si tuffa nelle consulenze. Emergono rabbia ed entusiasmo, quasi una doppia personalità. Un equilibrio precario, come gli effetti delle decisioni politiche piovute sulla scuola negli ultimi anni. "Sul piano teorico il mosaico normativo dell'autonomia è buono" sostiene Maria Rosaria Fiengo , docente all'artistico di Napoli. "Ma il passaggio da un ministro all'altro, da un'impostazione all'altra, fa soffrire alunni e insegnanti. Ormai la rassegnazione prevale".
STIPENDI DA FAME - "Siamo i peggio pagati d'Europa, ma non siamo certo i peggiori". Maria Domenica Di Patre , 50 anni, 2.750.000 lire (1.420,26 euro) dopo 30 anni, insegna francese alla media numero 4 di Nuoro, record di precari e pendolari. Racconta di genitori pagati per insegnare il pomeriggio (con tanto di baby sitter offerta dalla scuola), di docenti di ruolo trasferiti a vantaggio di supplenti. E quando gli insegnanti in famiglia sono due, la frustrazione raddoppia. "Mio marito si è pentito. E' triste dover girare tutta la vita con una Fiat Uno scassata".
RUOLO SOCIALE - La busta paga troppo leggera è solo una voce di un'amarezza più grande. "Ci trattano da impiegati, ma a me piace vedermi come un intellettuale della formazione", sogna Claudio Bianchi , 48 anni, docente di italiano al liceo Gambara di Brescia. "Gran parte del nostro lavoro è invisibile" si lamenta Nicola Spano , 48 anni, che insegna lettere al Tola di Sassari. "Se scioperano i camionisti è un problema, se scioperiamo noi chi se ne frega", constata con malinconia Nino Caracausi . Niente di nuovo. Per Giulia Regoliosi , che insegna al classico Carducci di Milano e dirige la rivista di cultura greca e latina Zetesis , il ruolo sociale dei docenti è sempre stato basso : "Tra la prima busta paga, 143 mila lire nel '68 e i tre milioni di oggi (poco più di 1.500 euro, ndr) non c'è differenza".
PRESIDE MANAGER - A scuola, denunciano in coro i docenti, non si discute più , molti presidi si sentono manager strapotenti, sognano il potere assoluto. "Ma così l'autonomia mette a rischio la democrazia inte rna", riflette Ernesto Settanni , 50 anni, insegnante di lettere al liceo Torelli di Fano (Pesaro ). Bologna, Itc Salvemin i. Renza Bertuzzi , 52 anni, insegna italiano e storia. Sul futuro della scuola non prevede nulla di buono: "L'autonomia ha aumentato la competitività e i sospetti. I presidi vivono la fase dell'ebbrezza, si sentono padroni, ma il rapporto con gli insegnanti esploderà. Per non parlare dello stipendio. Non possiamo nemmeno comprarci dei buoni libri". E Stefano Fusi , tecnico Leonardo da Vinci, Firenze: "Con la gestione privatistica nelle mani del preside l'aspetto educativo è venuto meno" . Il problema, attacca Delia Di Pietro , 45 anni, elementare don Silvestro Radicchi di Velletri , è che non bastano 300 ore di corso a fare un buon dirigente . "A molti i soldi e il potere hanno dato alla testa. Ci costringono a fare progetti su progetti per accaparrarsi gli allievi". E magari per non scrivere una lettera di richiesta fondi alla banca mandano avanti il parroco. "Adesso pretendono pure di licenziare i docenti. Gravissimo. Anche noi vorremmo sceglierci i dirigenti".
Si va in missione per 1.800 lire l'ora, si lavora a un progetto per 15 mila lire. "Quasi come pulire le scale di un palazzo. Se non avessimo voglia di lavorare, la scuola sarebbe già sprofondata". Palermo, scuola media Borgese. A parlare è Renato Franzitta , 47 anni, e ancora una volta la parte del cattivo tocca al preside. "Danno ai ragazzi tutti i diritti e nessun dovere. E le regole? Non si boccia e non si punisce più, in tante scuole si entra bambini e si esce semidelinquenti . E' un miracolo se gli alunni non ci picchiano".
AUTONOMIA - Su una cosa sono tutti d'accordo: la scuola non può essere strumento di lotte politiche. "Tutto passa sulla nostra pelle" si sfoga Vera Di Stefano , 47 anni, laurea in Lettere e diploma di Pianoforte, mentre i ragazzi del Don Dossetti di Cavriago (Reggio Emilia) provano il coro alle tre del pomeriggio. "Tutte queste attività integrative sono un carico enorme. Puro volontariato. Per un'ora in più ci danno 20 mila lire lorde, un'elemosina". E i genitori? "Chiedono quello che neanche loro danno ai figli. Senza dire mai grazie" .
TUTTI CONTRO TUTTI - Laura Razzano , 39 anni, docente d'italiano all'istituto comprensivo di Cameriano (Novara), svela retroscena incredibili: una dirigente scolastica che stipendia il marito per tenere un corso sulla sicurezza, docenti di musica costretti a occuparsi di sostegno ai disabili... "Le sembra giusto che un professore debba fare il Valium rettale a un bambino handicappato? Si va avanti a forza di ricatti morali. Purtroppo noi docenti amiamo la nostra professione". Da quando la scuola è diventata azienda si lotta per pochi spiccioli. "Ci spartiamo il Fondo d'istituto coi bidelli. Ho creato il sito della scuola a mie spese, ma a che serve? I computer non funzionano mai". Ileana Argenziano , liceo scientifico Da Vinci, Salerno: "Il progettificio dell'autonomia ci ha espropriati della funzione docente". Cristiana Bullitta , liceo classico di Monterotondo (Roma): "Il sistema dei due docenti in aula qui si attua solo per garantire agli alunni la settimana corta".
ALUNNI - Per quanto scomoda, la cattedra è un punto privilegiato di osservazione. Gli studenti si trasformano, e che fatica reggere il passo. I ragazzi sono più svegli e cu riosi ma anche più fragili e dispersivi, li descrive Elena Del Gallo , 35 anni, che inseg na lettere (con orgoglio) al liceo Righi di Roma: "I loro modelli di apprendimento si adeguano alla velocità di Internet, dei videogiochi, degli spot. Capacità di analisi e concentrazione si affievoliscono e catturare la loro attenzione è un'impresa. Però mancano risorse per l'aggiornamento e io non voglio ridurmi a insegnare sempre le stesse cose". Molti ragazzi non capiscono quello che leggono, dice Nino Caracausi , Palermo: "Il loro vocabolario si è ridotto enormemente, spesso non capiscono quello che leggono" .
PASSIONE - Tiziano Trivella, 48 anni, elementare Cavezzali di Bergamo, stipendio "da neodiplomato al primo impiego dopo 29 anni", la passione l'ha messa in rete, nei suoi siti coloratissimi pieni di favole e poesie. Anche così si scaccia la frustrazione: "La scuola è ancora quella dell'altroieri, burocratica, tante idee e niente soldi. Invece di spiegarci il nostro mestiere, ministri, dirigenti e genitori dovrebbero cominciare a valutarci per quello che siamo. Professionisti dell'educazione" .
Marco Galluzzo Monica Guerzoni (2 - continua. La prima puntata è stata pubblicata il 29 ottobre)