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Corriere: «Non si cura con psicofarmaci». Via da scuola

Milano, il preside chiama il Tribunale dei minori: non riusciamo a gestirlo. Domani la decisione dei giudici

27/04/2006
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Corriere della sera

Sospeso a 12 anni perché «iperattivo e aggressivo». I genitori: rifiutiamo la terapia

MILANO - Niente collegio: la storia del Gian Burrasca di Milano datata 2006 finisce con una sospensione da scuola, scattata il 6 marzo per iperattività (e rinnovata fino a oggi di quindici giorni in quindici giorni), in mezzo a un’onda lunga di polemiche che si risolveranno solo in Tribunale. All’inizio del Novecento Giannino Stoppani, protagonista ultra irrequieto del romanzo di Vamba, finì in convitto sotto il severo controllo della direttrice Geltrude. Acqua passata. Adesso Daniele (nome di fantasia), 12 anni, alunno di prima media con disturbi di comportamento, è stato allontanato dalla sua scuola sui Navigli, «in attesa che le condizioni di salute gli permettano la frequenza senza pericolo per sé, per i compagni e per gli adulti che lo accudiscono». È una decisione che ha scatenato la reazione disperata dei genitori, che ieri hanno lanciato un appello: «Riprendete Daniele». Daniele che tira calci e pugni ai compagni, lancia i banchi e le sedie, sbatte la testa sul muro, prende i quaderni dalle cartelle, durante le lezioni si alza e va in giro per la classe, si autodefinisce trasgressivo e violento: «Non riusciamo più a gestirlo - ribatte il preside -. È aggressivo e autolesionista: dev’essere curato».
Per il San Paolo di Milano, l’ultimo di tre ospedali che hanno esaminato il suo problema, il bambino soffre di deficit di attenzione. È una sindrome conosciuta anche come Adhd («tra le più diffuse nell’infanzia», secondo il ministero della Salute): chi ne è colpito vive in uno stato perenne di disattenzione, iperattività e impulsività in modo «più frequente e grave di quanto tipicamente si osservi in bambini della stessa età». In un caso su tre l’Adhd viene curata con psicofarmaci calmanti. Uno su tutti: il Ritalin (non ancora in commercio in Italia), trattamento ipotizzato anche per Daniele, ma rifiutato dai suoi genitori.
Arrivederci scuola, compagni addio. L’allontanamento di Daniele risale all’inizio di marzo: il preside comunica la decisione alla famiglia con una lettera. I motivi della scelta sono messi nero su bianco: «Considerato che attualmente il ragazzo non è sottoposto a una cura specifica per i suoi disturbi neurologici e non vedendo la possibilità di un cambiamento nell’immediato - si legge - siamo costretti ad adottare questa soluzione per tutelare i minori coinvolti e nell’interesse dello stesso bimbo». Per i genitori è una doccia fredda: «Daniele è seguito costantemente dai medici - sbottano -. Ma ci rifiutiamo di somministrargli psicofarmaci dagli effetti devastanti».
Il dialogo tra istituto scolastico e famiglia è a un punto morto. Della questione domani si occuperà il Tribunale civile, chiamato in causa dai genitori di Daniele. Il preside, invece, si è rivolto al Tribunale dei minorenni, «perché trovi una soluzione». Quando la vivacità da Gian Burrasca si trasforma in una malattia da curare? E qual è il confine tra il diritto allo studio di un singolo alunno e quello di un’intera classe? Solo giudici e medici potranno rispondere a queste domande. Per adesso Maurizio Bonati, responsabile del Laboratorio per la salute materno infantile dell’Istituto Mario Negri, sottolinea che il problema di Daniele oggi riguarda in Italia almeno 30 mila bambini: «Tutti hanno bisogno di una terapia psicologica che deve coinvolgere famiglia e scuola - spiega -. Il ricorso agli psicofarmaci dev’essere l’ extrema ratio ». Un monito arriva da Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro: «Oggi l’Adhd rischia di diventare una patologia di moda importata dagli Stati Uniti - dice -. I problemi dei singoli bimbi vanno valutati caso per caso».

Simona Ravizza