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Corriere-Ora i docenti accettino il "voto" degli studenti.

Ora i docenti accettino il "voto" degli studenti. Forse si cambierà strada finalmente nel reclutare gli insegnanti della scuola del futuro. I professori dovrebbero essere scelti direttamente dai s...

23/07/2004
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Corriere della sera

Ora i docenti accettino il "voto" degli studenti.

Forse si cambierà strada finalmente nel reclutare gli insegnanti della scuola del futuro. I professori dovrebbero essere scelti direttamente dai singoli istituti, dopo una verifica non solo della loro specifica preparazione culturale, ma anche della propria capacità di insegnare in concreto, attraverso due anni di tirocinio opportunamente assistito. Certo, i tempi saranno lunghi (si parla addirittura di vent'anni per arrivare a regime) e il progetto della Moratti troverà non pochi ostacoli da parte dei sindacati. Ma questa rimane comunque una buona notizia. Già consola il fatto che le graduatorie dei cosiddetti "precari storici" (un termine che può esistere solo in un Paese come il nostro) diventino graduatorie "a esaurimento".
Una seria riforma della scuola si gioca per un venti per cento sul mutamento degli ordinamenti e per il restante ottanta sulla capacità (o volontà) degli insegnanti di applicarli. Il problema della formazione dei docenti e della loro graduale immissione in ruolo è perciò centrale. Lo scellerato intrico degli "ope legis", emanati a raffica - e talvolta a caso - a partire dagli anni 70, ha determinato un principio distorto, quasi perverso, che generazioni di studenti hanno pagato sulla propria pelle.
Il principio nella sostanza era questo: veniva abilitato a insegnare chiunque, in un modo o nell'altro, fosse riuscito ad avere una cattedra, dopo un "tirocinio" più o meno lungo (talvolta magari lunghissimo), ma senza alcuna reale verifica. Il degrado della nostra scuola è partito di qui. Se non si è ipocriti, non si può non attribuire la responsabilità di tale degrado anche alla preparazione approssimativa (tecnica e didattica) di tanti professori, a cui avventurosamente è stato affidato un insegnamento.
Il progetto di legge del ministro, per il futuro, azzera questa situazione: o almeno mostra di volere estirpare il precariato che è stato e continua a essere il cancro della istruzione statale. La nuova legge tuttavia non può limitarsi a stabilire un buon principio, andrà invece formulata con chiarezza e regole innovative e rigorose. Non solo. Dovrà affrontare il problema spinoso di disegnare le carriere dei docenti su un tracciato che tenga conto dell'impegno e del merito.
Non sarà perciò sufficiente cedere all'autonomia delle scuole la responsabilità totale delle procedure operative, occorrerà il coraggio di prendere decisioni probabilmente impopolari per la corporazione dei professori. Indicherei come prioritario un solo punto di discussione da cui partire, per creare un meccanismo che possa dirsi davvero virtuoso. In regime di autonomia il compito della valutazione spetta al preside e al collegio dei docenti di sicuro. Ma sarebbe bene che non fosse riservato solo a loro. I professori dovrebbero affrontare una sfida ancora più alta: potrebbero accettare - per esempio - i giudizi delle famiglie e soprattutto degli studenti, specie di quelli di fine corso. I giovani sono molto migliori di quanto ce li raccontano le cronache. Sarebbe bene che gli insegnanti (o meglio una parte di loro) cancellassero le proprie piccole paure di adulti un po' corrotti dalla decrepitezza di un sistema mentale bloccato da troppi automatismi protettivi."