Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Corriere: Pantaleo a Cisl e Uil: «Uniti contro Brunetta»

Corriere: Pantaleo a Cisl e Uil: «Uniti contro Brunetta»

FLC CGIL No al contratto unico di Podda

14/05/2009
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

Antonio Sciotto
Un attacco del governo al lavoro pubblico, alla scuola, al contratto nazionale e ai precari. «Bisogna respingerlo, e dobbiamo organizzare al più presto una mobilitazione - se possibile unitaria - contro il decreto Brunetta», dice Mimmo Pantaleo, segretario della Flc Cgil (i lavoratori della conoscenza). Che si esprime anche sulle aperture al «contratto unico» - sul modello di Tito Boeri - manifestate di recente dal collega Carlo Podda, leader della Fp (i pubblici): «Sia chiaro - spiega - che se al prossimo Congresso qualcuno proporrà il contratto unico, io presenterò una proposta contraria: perché in Cgil abbiamo una elaborazione su questi temi molto approfondita, dalla lotta contro la legge 30 alla raccolta di milioni di firme. Non c'è davvero bisogno di prendere tesi dall'esterno».
Perché siete contrari al decreto Brunetta sul lavoro pubblico?
Perché riporta il lavoro di tutti i settori pubblici, compresa la scuola, indietro di anni: ritorna la legge a decidere su tutto, e la contrattazione di fatto scompare. Il ministero si limita a convocarti al tavolo per sottoporti la sua offerta economica, che praticamente devi sottoscrivere, e poi per legge decide tutto: i reclutamenti, l'organizzazione del lavoro, la verifica del merito, gli orari, i provvedimenti disciplinari. Non ci sarà contrattazione neanche sul piano decentrato, su cui il governo dice tanto di mirare.
La Cisl ha manifestato contrarietà sul decreto, contestando che il governo così fa tutto in casa. Ma sul nuovo modello contrattuale restate divisi.
Io penso francamente che la firma da parte di Cisl e Uil del nuovo modello, lo scorso 22 gennaio, abbia aperto la strada poi a questi provvedimenti governativi di marca autoritaria. Ma mi fa piacere che, comunque, la Cisl su questo ultimo decreto abbia detto di voler reagire. Ma allora oltre alle parole, andiamo ai fatti: io propongo una grande manifestazione unitaria di tutti i settori pubblici, da fare al più presto. Brunetta ha già posto il ricatto che se il decreto non passa entro 60 giorni, lui si dimette. La nuova legge dovrebbe far paura a tutti i sindacati, perché di fatto li cancella, eliminando il significato della contrattazione: vuole trasformare le nostre organizzazioni da confederali a corporative. Delle lobby distinte secondo le singole professioni, ognuna delle quali porta avanti i suoi interessi, in conflitto con le altre. E al centro c'è il ministero, con la sua autorità, che tutto decide e dispensa: ritorna il clientelismo.
Oggi contestate anche il rinvio delle elezioni delle Rsu.
Certo, è una decisione gravissima, autoritaria e illegittima: anche questa è contenuta nel decreto Brunetta. Si vuole rimandare addirittura di tre anni il rinnovo delle Rsu, con il pretesto del cambio del modello contrattuale e di un'ipotetica «esigenza tecnica» di attendere che tutto il nuovo sia attestato. Ma si viola così non solo la legge, ma anche il diritto dei lavoratori ad esprimersi e di partecipare alla contrattazione: si decide autoritariamente su un diritto delle controparti. E' anche questo il segno che si vuole mettere in soffitta il contratto, come d'altra parte il disegno di legge Aprea prevede il superamento delle Rsu: si distinguono i tecnici-amministrativi dagli insegnanti. Per i primi non si capisce bene che tipo di rappresentanza si proponga, mentre per i secondi se ne prevede solo una regionale, e con prerogative non più di tipo contrattuale, ma solo professionale. Vorremmo anche sapere cosa pensano di tutto questo Cisl e Uil.
Sul prossimo rinnovo contrattuale puntate all'unità?
Sì, ci auguriamo di poter presentare una piattaforma unitaria con Cisl, Uil, Snals, Gilda. Ma con due vincoli per noi irrinunciabili: 1) non si deve applicare il modello del 22 gennaio; 2) i lavoratori devono essere consultati democraticamente nella definizione della piattaforma, nella conduzione della trattativa, sull'esito finale.
Passiamo a un tema interno alla Cgil, al Congresso venturo: Carlo Podda ha aperto al contratto unico modello Boeri, seppure con diverse modifiche e paletti. Stefania Crogi, segretaria della Flai, ha già detto no. E Pantaleo perché è contrario?
Ho diversi motivi di contrarietà. Il primo è di contesto generale: in questo primo anno di governo Berlusconi, sono già stati molto destrutturati i diritti del lavoro, e i precari del pubblico - come quelli del privato - sono a rischio. Nella scuola, università e ricerca, per effetto della legge Brunetta, già in 40 mila rischiano di uscire a fine giugno. E allora dico: certe proposte rischiano di offrire il fianco a nuove modifiche peggiorative, come d'altra parte preannuncia il Libro bianco di Sacconi; si rinvia la modifica dell'articolo 18, che dunque resta un obiettivo, e si minacciano le gabbie salariali. Nel merito, credo che innanzitutto si dovrebbe capire se questo contratto sia solo aggiunto ai già tanti esistenti, o li sostituisce tutti. Poi non mi piace il legame che si instaura tra il maturamento di una tutela e l'anzianità di servizio. Ancora: dico no al salario minimo, perché appiattirebbe pesantemente i salari, cancellerebbe di fatto i contratti nazionali, e aprirebbe la strada alle gabbie salariali. Nè mi piace che negli anni in cui non c'è l'articolo 18, si liquidi tutto con un risarcimento economico, e che il giudice non possa entrare nel merito del licenziamento. Così si fanno passi indietro, e invece la Cgil ha elaborato proposte avanzate, importanti: ripartiamo da quelle, io al Congresso sarò su questa posizione.