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Corriere: Precari, Napolitano incalza il Parlamento «Occupatevi di loro»

E a Torino ribadisce: «Sono il presidente di tutti»

27/10/2006
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Corriere della sera

DAL NOSTRO INVIATO
TORINO — Davanti al Politecnico, dove Rita Levi Montalcini ha appena ricevuto una laurea honoris causa, un piccolo gruppo di precari inalbera qualche cartello contro i tagli della Finanziaria. Il tono è piuttosto dimesso, in questa educata contestazione su uno dei tanti capitoli della manovra 2007 che mettono sotto stress la maggioranza.
Giorgio Napolitano conosce bene le ragioni della protesta, illustrategli pochi minuti prima da un rappresentante dei ricercatori. E adesso, davanti ai cronisti, dice: «E' un problema molto serio. Mi auguro che possa essere affrontato positivamente nelle sedi giuste, cioè in Parlamento». Insomma, come ha già anticipato al rettore dell'ateneo torinese, Ezio Pellizzetti, il capo dello Stato confida che il governo riveda certe scelte penalizzanti per i salari più bassi, quelli dei ricercatori di prima nomina. Si augura che nella riscrittura di una Finanziaria ancora «in progress» si trovi la maniera di raccogliere le preoccupazioni di tanti settori della società, compreso il mondo accademico-scientifico. Sarà necessaria una revisione compensativa, per quadrare il cerchio e mantenere inalterati i saldi previsti dal ministro dell'Economia.
Ma il maggiore partito del centrosinistra un tentativo è pronto a compierlo, come annuncia il segretario del Ds, Piero Fassino: «Le sollecitazioni del presidente della Repubblica, in questo senso, sono giuste. L'esecutivo è sensibile a queste richieste e lo sono anche i gruppi parlamentari. Stiamo individuando le soluzioni possibili per dare maggiori risorse all'Università, così da assicurare la giusta remunerazione a ricercatori e docenti precari». Sulla medesima lunghezza d'onda si esprime il ministro Mussi, che sulla «missione di ridurre il lavoro precario nelle professioni intellettuali», s'impegna personalmente.
Due voci per un identico sforzo di volontà, in un momento di fibrillazioni politiche. Il presidente della Repubblica - spiega lo staff dei consiglieri - sorveglia la prova di forza «esercitando le sue prerogative e tenendo la sua linea di sempre, di metodo». Eccolo dunque - come ha ripetuto più volte nei giorni scorsi - suggerire che si percorra «ogni strada per evitare il muro contro muro e per cercare invece fino all'ultimo soluzioni utili al Paese, attraverso il confronto parlamentare».
Quella politica dialogante che Napolitano evoca anche nella visita a Torino. Al campus dell'Onu, dove censura gli effetti perversi del «lavoro forzato» che arriva anche a «forme di schiavitù», sottolinea il significato dell'ingresso dell' Italia nel Consiglio di Sicurezza. «E' il coronamento degli sforzi tenacemente dispiegati dalla nostra diplomazia sotto la guida dei governi che si sono succeduti. E' il riconoscimento del ruolo svolto dal nostro Paese nell'ambito delle Nazioni Unite...». Allude alle missioni internazionali cui abbiamo partecipiamo (anche a quelle varate dal governo Berlusconi), gran parte delle quali avallate da un voto bipartisan nonostante la «feroce interpretazione del bipolarismo» che da anni va quotidianamente in scena a Roma. Una transizione infinita nella quale assegna una missione anche a se stesso: «La responsabilità di rappresentare tutto il nostro popolo».