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Corriere-Pubblico impiego fermo

Pezzotta: la mobilitazione continuerà Pubblico impiego fermo Al comizio dei leader di Cgil, Cisl e Uil a Roma partecipazione molto sotto i 300 mila attesi ROMA - Sarà perché ier...

22/05/2004
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Corriere della sera

Pezzotta: la mobilitazione continuerà

Pubblico impiego fermo

Al comizio dei leader di Cgil, Cisl e Uil a Roma partecipazione molto sotto i 300 mila attesi

ROMA - Sarà perché ieri era una splendida giornata di sole, da molto tempo attesa. Sarà per via della possibilità di farsi un weekend lungo. Sarà perché negli ultimi mesi si sono fatti tanti cortei: per le pensioni, per la pace, per i contratti, per lo sviluppo, per l'Africa. Ma ieri la manifestazione nazionale di Roma del pubblico impiego è stata un mezzo flop. Cgil, Cisl e Uil, nei giorni scorsi, avevano annunciato la presenza di "almeno 300 mila" persone a sostegno della richiesta del rinnovo dei contratti di lavoro. E invece in piazza San Giovanni, "la piazza del sindacato", erano molti di meno, 60 mila, secondo le forze dell'ordine. È forte l'imbarazzo sul palco dal quale i segretari generali Guglielmo Epifani (Cgil), Savino Pezzotta (Cisl) e Luigi Angeletti tengono i comizi. Tanto che il sindacato rinuncia al tradizionale annuncio "siamo tantissimi, siamo ...mila". Del resto, poco prima di cominciare il suo comizio, Pezzotta, confabulando con i suoi collaboratori, risponde così a chi gli suggerisce una stima: "Per tre giorni abbiamo detto che saremmo stati in 300 mila, adesso mica vorrete dire che siamo 150 mila". "Giusto, meglio non dire nulla", gli rispondono. E poco più in là un sindacalista propone la sua valutazione a Nino Sorgi, segretario confederale della Cisl ("saremo 50 mila"), che subito lo zittisce: "Ma che dici, saremo 100 mila". È questa la stima che fa anche il segretario organizzativo della Cgil, Mauro Guzzonato.
I leader del pubblico impiego sono scuri in volto, passeggiano nervosamente sul palco. Insistono che "la coda del corteo deve ancora entrare in piazza" e che "molti pullman sono bloccati sul raccordo anulare". Ma c'è anche chi, sapendo che qualcosa non ha funzionato, cerca di sdrammatizzare. Antonio Foccillo (Uil): "L'impiegato pubblico è così... tranquillo". Sergio Betti (Cisl): "Oggi fa caldo e se stiamo un po' più larghi è meglio". In effetti sul prato davanti al palco stanno larghissimi. Tanto che i più hanno steso le bandiere per terra e si sono sdraiati al sole.
Il governo ha convocato nei giorni scorsi i sindacati per il 3 giugno. E ieri il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, ha detto che il governo è pronto a trattare ma che la richiesta dei sindacati di un aumento medio di retribuzione dell'8% per il biennio 2004-2005 è "eccessiva". Il governo ha stanziato risorse per incrementi del 3,6%. "Se ci offriranno l'elemosina, la rifiuteremo", annuncia Angeletti tra gli applausi. Il governo contrappone alle richieste dei sindacati "una chiusura tombale e quindi la lotta proseguirà", aggiunge Epifani. E Pezzotta: "Non ci stancheremo. Il sindacato ha un potenziale di mobilitazione inesauribile e, se necessario, faremo cento, mille iniziative".
Sulla partecipazione allo sciopero è la solita guerra di cifre. I sindacati dicono che "l'adesione media è stata dell'80%". Ma secondo il governo le adesioni sono molto più basse. Appena del 12,5% nella scuola, secondo il ministro della Pubblica istruzione.
In piazza è tornato anche Sergio D'Antoni, l'ex segretario della Cisl, da poco passato dall'Udc (centrodestra) alla lista Prodi. A sostegno della lotta del pubblico impiego si è schierato tutto il centrosinistra.
Enrico Marro

Economia