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Corriere: Purchè la scienza non ci renda più aggressivi

Giulio Giorello

10/02/2008
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Corriere della sera

Non è facile distinguere tra previsione e profezia quando si tenta di delineare scenari futuri.
Si tratta di soppesare le probabilità di quel che vorremmo accadesse tenendo conto della migliore informazione al presente disponibile, senza dimenticare l`ammonimento di Shakespeare, per cui la speranza è come una gemma prematura che ci fa credere prossima la primavera ma può venir spazzata dalla brina dell`ultimo inverno. Che ottimisti e pessimisti modellino il domani che ci aspetta sui loro desideri e sulle loro paure non è però esercizio inutile. Se svolto con competenza, almeno per quanto riguarda le ricadute dell`impresa tecnico-scientifica, indica settori promettenti, prospetta applicazioni non consuete, va oltre la superficie delle apparenze: è già un modo di individuare i problemi, se non le soluzioni. Opportunamente Ray Kurzweil sottolinea la rilevanza della questione energetica, dell`approccio via nanotecnologie e dell`ingegneria genetica senza dimenticare, però, l`aggressività umana! Bisognerebbe forse aggiungere che mentre noi pensiamo di poter modificare con la tecnologia l`ambiente per adattarlo ai nostri scopi, non sempre ci accorgiamo che è la tecnologia a modificare noi. Sul finire dell`Ottocento Samuel Butler temeva che l`evoluzione dei congegni sarebbe stata ben più veloce di quella del mondo organico e che le macchine avrebbero finito per asservire gli esseri umani. E non c`erano ancora informatica o biotecnologie, così «piccole» e magari più insidiose!