Corriere: Ricercatori, trucco a orologeria
La denuncia Il nuovo sistema di finanziamento penalizza i giovani studiosi vincitori dei concorsi I termini per riscuotere i fondi scesi da 7 a 3 anni: così decadono
di CESARE SEGRE
Nessuno osa contestare l’importanza della ricerca scientifica. Afflitti, o così pare, dalla posizione poco brillante dell’Italia nelle classifiche internazionali della ricerca, i nostri governanti si dicono desiderosi di non peggiorare, anzi di migliorare. Si sa che dietro qualsiasi innovazione c’è sempre la ricerca di base, che però più difficilmente trova finanziatori non istituzionali, perché guarda più lontano della quotidianità e del vantaggio immediato.
In Italia, il Firb (Fondo per gli investimenti della ricerca di base) è uno dei più cospicui canali di finanziamento per progetti relativi a ricerche di base, tanto nell’ambito delle scienze umane quanto in quello delle scienze fisiche, e su settori di volta in volta puntualmente definiti, proprio per centrare obiettivi precisi. Ogni progetto ha durata triennale, coinvolge obbligatoriamente giovani ricercatori, viene vagliato da valutatori stranieri che ne garantiscono l’importanza, e i finanziamenti che lo sostengono, a carico del ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca per il 70 per cento e delle università o centri di ricerca proponenti per il restante 30 per cento, vengono erogati in tre tranche annuali successive, legate alla valutazione dei risultati via via ottenuti.
Una macchina perfetta e perfettamente oliata, insomma… Oppure no? No, perché c’è in agguato la famigerata «perenzione», termine giuridico latineggiante dal cupo significato: estinzione.
Sappiamo che in Italia le decisioni non vengono mai prese al volo, per cui, ad esempio, i progetti vincitori dell’ultimo bando Firb, datato dicembre 2006 e fornito in quel momento dei fondi necessari, sono stati scelti a febbraio 2008, e la prima tranche dei fondi è stata erogata il 15 ottobre 2008. Siamo dunque in prossimità della prima verifica annuale, che dovrebbe preludere all’erogazione della seconda tranche, ma si scopre ora (ora?) che la Finanziaria per il 2008 (c’era ancora il precedente governo) ha ridotto a tre anni, dai sette anteriori, il limite della «perenzione» delle somme non erogate. Per cui i due terzi dei fondi Firb, che non potevano essere erogati prima, prenderanno presto il volo e dalle casse del ministero dell’Istruzione, rientreranno in quelle del ministero dell’Economia. Ora ci si chiede che succederà a ricerche avviate da appena un anno e, soprattutto, ai giovani ricercatori che si stavano impegnando, pur con borse di studio o assegni tutt’altro che opulenti, fianco a fianco con studiosi di fama internazionale.
Il ministero dell’Economia dovrebbe reiscrivere subito nel bilancio del ministero dell’Istruzione la somma che sta per sparire con la «perenzione». Lo farà? O dobbiamo pensare che la benedetta «perenzione » e l’uso sapiente dei ritardi facciano il gioco di Arsenio Lupin? Certo, non favorisce l’ottimismo una recentissima notizia giornalistica relativa al programma «Futuro in ricerca ». Si tratta di un ulteriore bando Firb, destinato a progetti di giovani dottori di ricerca e ricercatori sotto i quarant’anni. Pare abbiano concorso ben 3.700 giovani, ma dopo la scadenza del 27 febbraio scorso non si è più sentito nulla. Forse si prepara un’altra «perenzione»?