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Corriere: Ricercatori, trucco a orologeria

La denuncia Il nuovo sistema di finanziamento penalizza i giovani studiosi vincitori dei concorsi I termini per riscuotere i fondi scesi da 7 a 3 anni: così decadono

07/10/2009
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Corriere della sera

di CESARE SEGRE
Nessuno osa contestare l’importanza della ricer­ca scientifica. Afflitti, o così pare, dalla posizio­ne poco brillante dell’Italia nelle classifiche internazionali della ricer­ca, i nostri governanti si dicono de­siderosi di non peggiorare, anzi di migliorare. Si sa che dietro qualsia­si innovazione c’è sempre la ricerca di base, che però più difficilmente trova finanziatori non istituzionali, perché guarda più lontano della quotidianità e del vantaggio imme­diato.

In Italia, il Firb (Fondo per gli in­vestimenti della ricerca di base) è uno dei più cospicui canali di finan­ziamento per progetti relativi a ri­cerche di base, tanto nell’ambito delle scienze umane quanto in quel­lo delle scienze fisiche, e su settori di volta in volta puntualmente defi­niti, proprio per centrare obiettivi precisi. Ogni progetto ha durata triennale, coinvolge obbligatoria­mente giovani ricercatori, viene va­gliato da valutatori stranieri che ne garantiscono l’importanza, e i finan­ziamenti che lo sostengono, a cari­co del ministero dell’Istruzione del­l’Università e della Ricerca per il 70 per cento e delle università o centri di ricerca proponenti per il restante 30 per cento, vengono erogati in tre tranche annuali successive, legate alla valutazione dei risultati via via ottenuti.

Una macchina perfetta e perfetta­mente oliata, insomma… Oppure no? No, perché c’è in agguato la fa­migerata «perenzione», termine giuridico latineggiante dal cupo si­gnificato: estinzione.

Sappiamo che in Italia le decisio­ni non vengono mai prese al volo, per cui, ad esempio, i progetti vinci­tori dell’ultimo bando Firb, datato dicembre 2006 e fornito in quel mo­mento dei fondi necessari, sono sta­ti scelti a febbraio 2008, e la prima tranche dei fondi è stata erogata il 15 ottobre 2008. Siamo dunque in prossimità della prima verifica an­nuale, che dovrebbe preludere al­l’erogazione della seconda tranche, ma si scopre ora (ora?) che la Finan­ziaria per il 2008 (c’era ancora il pre­cedente governo) ha ridotto a tre an­ni, dai sette anteriori, il limite della «perenzione» delle somme non ero­gate. Per cui i due terzi dei fondi Firb, che non potevano essere eroga­ti prima, prenderanno presto il volo e dalle casse del ministero dell’Istru­zione, rientreranno in quelle del mi­nistero dell’Economia. Ora ci si chie­de che succederà a ricerche avviate da appena un anno e, soprattutto, ai giovani ricercatori che si stavano im­pegnando, pur con borse di studio o assegni tutt’altro che opulenti, fianco a fianco con studiosi di fama internazionale.

Il ministero dell’Economia do­vrebbe reiscrivere subito nel bilan­cio del ministero dell’Istruzione la somma che sta per sparire con la «perenzione». Lo farà? O dobbiamo pensare che la benedetta «perenzio­ne » e l’uso sapiente dei ritardi fac­ciano il gioco di Arsenio Lupin? Cer­to, non favorisce l’ottimismo una re­centissima notizia giornalistica rela­tiva al programma «Futuro in ricer­ca ». Si tratta di un ulteriore bando Firb, destinato a progetti di giovani dottori di ricerca e ricercatori sotto i quarant’anni. Pare abbiano concor­so ben 3.700 giovani, ma dopo la scadenza del 27 febbraio scorso non si è più sentito nulla. Forse si prepara un’altra «perenzione»?