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Corriere-Rocca, Confindustria, replica al pedagogista Bertagna: noi difendiamo la riforma Moratti

Rocca, Confindustria, replica al pedagogista Bertagna: noi difendiamo la riforma Moratti "Nella nuova scuola più qualità e meritocrazia" MILANO - "Non abbiamo difeso una scuola senza futur...

24/01/2006
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Corriere della sera

Rocca, Confindustria, replica al pedagogista Bertagna: noi difendiamo la riforma Moratti
"Nella nuova scuola più qualità e meritocrazia"
MILANO - "Non abbiamo difeso una scuola senza futuro, il centralismo, la liceizzazione: abbiamo evitato alle famiglie e agli studenti una scelta secca e prematura. O di qua, liceo e poi università, o di là, scuole tecnico-professionali e poi lavoro. Un dualismo che avrebbe reso davvero marginale l'istruzione tecnica in Italia". Gianfelice Rocca, vicepresidente di Confindustria con delega all'educazione, difende i risultati della riforma Moratti, "ridimensionata dalle lobby" secondo il pedagogista Giuseppe Bertagna, che ne aveva ispirato le linee-guida e che puntava ad una separazione più netta tra licei-licei e istituti tecnici. "Sedici associazioni di categoria hanno manifestato perplessità su uno schema che affidava alle Regioni, oltre all'istruzione professionale, quella tecnica", spiega Rocca, "e la sintesi finale tiene conto di questo". E' stata una levata di scudi, dice qualcuno.
"Chiamiamola così, ma non per affossare la riforma. L'istruzione tecnica sui percorsi di quella professionale avrebbe fatto scomparire la grande tradizione italiana rappresentata da periti, ragionieri, geometri... ".
Però siamo a questo: si parla di istituti tecnici senza futuro e di liceizzazione spinta...
"Gli istituti tecnici diventeranno licei tecnologici, stop. Confindustria sentiva l'esigenza di ripristinare la qualità, la concretezza, il pragmatismo di scuole che hanno fatto grande il Paese e l'ha fatto iniettando più cultura scientifica nei licei".
Bertagna sostiene che così verrà ripristinata una fabbrica di illusioni per i giovani.
"Non è così. La riforma avvicina scuola e mondo del lavoro, l'istruzione tecnica non è ghettizzata ma rivalutata. Il nostro Paese ha una forte debolezza tecnico-scientifica: e si deve tener conto che il 50% di chi va nelle scuole tecniche sceglie l'università".
Non vede il rischio di un ritorno alla scuola di classe?
"E' precisamente l'opposto. Al liceo si associa la tecnologia, all'interno di una continuità con il progetto Berlinguer. La riforma allarga e non restringe le possibilità per i giovani".
Non avremo tanti laureati senza lavoro?
"Siamo al primo passo verso un cambiamento che deve toccare anche l'Università. I finanziamenti dovrebbero essere legati ai tassi di occupazione dei laureati".
Questa è un'altra rivoluzione.
"Occorre cambiare vento nel Paese, come ha fatto l'Irlanda. Il vento meritocratico e della concorrenza deve valere anche per il sistema educativo. Altrimenti, invece di avere una società aperta resteremo una società chiusa. Dove i finanziamenti arrivano per trattativa politica e i posti si trovano con la raccomandazione".
Anche professori e presidi dovranno sottoporsi a una valutazione di merito?
"Una scuola senza insegnanti e presidi all'altezza è come una macchina senza volante. In Italia i professori sono un milione. Non c'è organizzazione al mondo così grande che non valuta, premia e seleziona per qualità".

G. G. S.