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Corriere-ROma-Cosa sarà mai questa riforma scolastica di cui si continua a ...

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18/08/2005
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Corriere della sera

Cosa sarà mai questa riforma scolastica di cui si continua a ...
Cosa sarà mai questa riforma scolastica di cui si continua a parlare come se fosse la panacea di tutti i mali? Se lo chiedono in tanti, famiglie, professori, studenti, ma perfino fra gli addetti ai lavori, quando si va a stringere, non sono in molti ad avere le idee chiare, anche perché talune innovazioni, considerate ovvie, non lo sono affatto, specialmente all'ombra del Cupolone dove da sempre esiste una realtà didattica complessa e multiforme assai difficile da gestire. Non a caso Maddalena Novelli, direttrice del Csa, ha invitato i presidi romani a un "seminario residenziale" di tre giorni a Fiuggi concepito proprio come luogo dove affrontare e risolvere problemi specifici. Di chiacchiere se ne fanno tante, ma chi lavora dentro la scuola sa bene che non è tutto oro quello che luccica. Prendiamo la questione del tutor, cioè quella figura di docente che in teoria dovrebbe diventare un punto di riferimento nel consiglio di classe: in numerosi istituti della Capitale (non in tutti) la sua funzione viene ritenuta utile, eppure si discute animatamente sul modello da scegliere: nessuno, limitandoci a fare un solo esempio, ha ancora detto con precisione in quale misura questo tutor dovrà essere retribuito. Per quanto riguarda il portfolio, cioè il documento destinato ad accompagnare i ragazzi lungo l'intero iter scolastico, l'accordo è in fase più avanzata, ma anche qui cresce l'esigenza di criteri di valutazione omogenei che non si limitino a porre l'accento sulla "centralità della persona", ormai accettata anche dai più tradizionalisti, per evitare di dover un giorno rimpiangere, di fronte alla diversità di certi giudizi, che potrebbero variare in modo sostanziale da scuola a scuola, le pagelle di una volta con i semplici voti a penna.
E che dire dei "percorsi personalizzati"? Pare che una buona percentuale di insegnanti laziali siano interessati a realizzarli in modo radicale: vale a dire smontando le singole discipline allo scopo di aderire a un programma didattico individuale. Ognuno di noi può immaginarsi da solo gli ostacoli.
Un altro nodo spinoso è quello della partecipazione delle famiglie all'attività scolastica, soprattutto per quanto attiene alla definizione delle ore cosiddette opzionali (che potrebbero colmare il vuoto lasciato dalla contestata riduzione delle ore curriculari obbligatorie): stiamo attenti che questo sistema non si configuri come un'organizzazione di servizi per il consumatore. Se la scuola rinuncia al suo ruolo propositivo, sono dolori. L'esempio positivo al riguardo ci viene fornito dalla pluriennale esperienza che molti istituti della nostra città possono vantare nell'alternanza scuola-lavoro. Spesso si crede che ciò interessi soltanto le scuole professionali. In realtà anche gli studenti liceali avrebbero numerose occasioni di far pratica: nelle biblioteche, nei musei, nelle aziende e perché no, nelle redazioni dei giornali.