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Corriere: Salviamo il «tutor» (come fa Zapatero)

È un grande diritto civile anche studiare con il massimo di assistenza possibile.

02/09/2006
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Corriere della sera

S e ha deciso di sospendere l'introduzione del tutor nelle scuole, il ministro Fioroni ha fatto bene: si è visto che il sistema non è pronto a recepire la globale novità. Se l'intenzione è invece di rassegnarsi ad andare per sempre avanti senza questo strumento aggiuntivo, l'errore è duplice, politico e strategico.
1) Politicamente Zapatero insegna: si veda la Ley de calidad (Legge di qualità), approvata mesi fa dal governo socialista spagnolo, dove si punta contemporaneamente a rafforzare una generica funzione tutoriale di tutti i docenti e ad allargare in modo specifico i compiti dei professori-tutor, sia in campo gestionale e organizzativo sia sul piano pedagogico.
2) Strategicamente nessuno può negare l'esigenza di irrobustire la macchina dell'apprendimento nei vari gradini del percorso formativo. Garantire a ogni ragazzo, dalla prima elementare all'ultimo anno delle secondarie superiori, una persona incaricata di seguirlo e di tenere i collegamenti con gli altri suoi docenti e con la sua famiglia è un lusso delle società mature. Si trattava di formare nelle università personale già laureato e di affidare poi la selezione all'autonomia scolastica e alla contrattazione. Si parlava di 80 mila tutor provenienti da una massa docente di 870 mila persone. La spesa (a quanto si intendeva dalle proposte iniziali) poteva più o meno essere di 600 euro in più al mese per ogni tutor.
Molte cose sono state sbagliate nella messa in moto del progetto se l'idea, pacifica in altri Paesi europei, ha provocato una vera crisi di rigetto. L'inevitabile selezione e la disparità conseguente dei trattamenti economici toccavano nervi scoperti da decenni. Realismo (e mi pare che al nuovo ministro davvero non ne manchi) avrebbe imposto al riformatore di cogliere invece la contraddizione implicita fra la povertà scandalosa della condizione docente e la nuova diseguaglianza inevitabile che si sarebbe venuta a creare. In più c'erano gli attriti ideologici e la diffidenza nei confronti dell'intero disegno di riforma. Probabilmente sarebbero stati saggi un gradualismo negli annunci e un più determinato sforzo di contatto governo-docenti- studenti. Si è arrivati così a un globale rifiuto e a un po' infantile impeto da «delenda Moratti». Di fronte a questa enfasi soltanto demolitoria Fioroni preferisce piuttosto esaminare pezzo per pezzo, decidendo ciò che è realizzabile e ciò che va lasciato da parte. Nella sottintesa, indispensabile consapevolezza che la Riforma è una legge dello Stato, approvata dal Parlamento e che può quindi essere sostituita e cancellata soltanto da altre leggi dello Stato, approvate dal Parlamento. Le nostre procedure giuridiche prevedono, oltre a nuove leggi, sospensioni, rinvii, differimenti nella scrittura delle regole attuative, ma non abrogazioni soltanto tramite conferenze stampa.
Sarebbe bene, decantate le polemiche, mandati in archivio gli errori, affrontati temi più urgenti, come la liquidazione totale del precariato e la restituzione di una dignità economico-sociale ai docenti, ripensare l'intera vicenda e chiedersi, tutor o non tutor, chi darà agli studenti quella mano in più che il progetto bloccato intendeva proporre. Faccio solo un esempio: il ministro ha aperto le scuole nel pomeriggio; i ragazzi saranno sottratti beneficamente alla tv o alla strada.
Potranno in quelle ore trovare personale attrezzato, anche se non sarà chiamato
tutor? Chiedere informazioni a un ministro di Zapatero può essere buona cosa, come tanto si usa fare da noi in materia di diritti civili. È un grande diritto civile anche studiare con il massimo di assistenza possibile.