Corriere: Sarkozy ordina perquisizioni in classe e metal detector
Francia Squadre di agenti pronti ad intervenire nei provveditorati. «Rivoluzione culturale contro il politicamente corretto» Il piano dopo le aggressioni ai prof. «Niente più armi, gli istituti videosorvegliati»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Professori aggrediti e accoltellati, racket su giubbotti e telefonini, risse fra bande, consumo di droga e alcol. La scuola francese è violenta, degradata, pervasa da un sentimento d’insicurezza che angoscia insegnanti, genitori e la maggioranza silenziosa di allievi che si aspettano «soltanto» di crescere in un sistema un tempo ammirato e copiato in tutto il mondo. La diagnosi non è nuova — nel 2002 vennero registrati 81 mila incidenti di vario genere —, ma volge al peggio, anche perché gli atteggiamenti violenti si banalizzano: andare a scuola con un coltello a serramanico non è più un’eccezione.
Il governo vuole correre ai ripari. Il ministro dell’Educazione nazionale, Xavier Dercos, propone misure draconiane: dalla videosorveglianza ai controlli elettronici degli ingressi, come negli stadi, fino alla possibilità di perquisire zaini e cartelle. Il ministro degli Interni, Michèle Alliot-Marie, allarga il piano repressivo ai quartieri difficili, aumenta dotazione e personale delle forze dell'ordine, lancia l’allarme sulla proliferazione di bande giovanili che si aggregano attorno a «identità» intollerabili per la Francia repubblicana: l’origine etnica, il territorio, la religione, la squadra di calcio.
Come già in passato — siamo alla vigilia delle elezioni europee —, il presidente Nicolas Sarkozy fa suo il tema e cavalca le ansie dei francesi, con un occhio sempre preoccupato al potenziale elettorato del Fronte nazionale, l’estrema destra di Jean-Marie Le Pen. E ripropone la «rivoluzione culturale» contro l’«angelismo», i «buoni sentimenti », il «politicamente corretto » che rischia di tradursi in lassismo. Lo fa sulla stessa lunghezza d’onda della questione immigrazione: attenzione — dice in sostanza — la prima vittima del degrado e della violenza (della scuola, delle periferie, dei quartieri popolari) è l’uguaglianza delle possibilità, ovvero la crescita e l’integrazione dei giovani meno favoriti e dei figli degli immigrati.
«Noi vogliamo che gli istituti scolastici diventino dei santuari. Non è più tollerabile che circolino armi. I responsabili delle scuole avranno a disposizione tutti i mezzi per impedire che gli allievi detengano armi», ha detto ieri, accennando al rischio che il peggio debba ancora venire. Per ora si tratta di coltelli, ma ricordiamoci — ha aggiunto — la strage di Winnenden in Germania, dove un giovane uccise a colpi di pistola quindici compagni di classe.
Tecnicamente, dal prossimo anno scolastico, il personale didattico sarà autorizzato a perquisire le cartelle degli studenti. Equipe mobili di agenti saranno istituite presso i provveditorati. Sarkozy ha anche proposto che poliziotti della riserva nazionale o in pensione possano essere temporaneamente utilizzati per la sicurezza di istituti scolastici difficili e del territorio circostante. Sono state individuate venticinque aree, quasi tutte nella regione di Parigi.
La questione scuola fa tornare d’attualità la più grande questione delle periferie francesi. Le statistiche documentano, oltre che l’aumento degli episodi di criminalità e violenza, anche la loro concentrazione in alcune aree e in alcuni settori dell’insegnamento, in particolare gli istituti professionali. Nel 40% dei licei non succede quasi nulla. Nell’ultimo anno scolastico, sono stati registrati in media quattro incidenti gravi ogni mille studenti. E nell’anno in corso, 251 episodi correlati ad uso di armi bianche.
Ma le statistiche, come fa notare Gérard Aschieri, segretario del più importante sindacato degli insegnanti, non registrano la sgradevole quotidianità della vita scolastica: insulti, vandalismi, contestazione dei programmi, talvolta con motivazioni identitarie di tipo etnico, linguistico e religioso. Anni fa, il filosofo Régis Debray venne incaricato di studiare i possibili effetti educativi dell’insegnamento della cultura religiosa, in senso lato. Non per rimettere in discussione la laicità della scuola repubblicana, ma per favorire tolleranza e civismo fra gli scolari. Xavier Dercos, ministro anche all’epoca di Chirac, già allora disse ciò che Sarkozy ha ripetuto ieri: «La scuola deve tornare ad essere un santuario», non in senso spirituale, ma nel senso del bunker, dato che — allora come oggi — propose porte di sicurezza e cancellate, videocamere ed espulsioni degli irrecuperabili. Inoltre, oggi, come ieri, si richiamano le famiglie alle loro responsabilità, con possibili sanzioni nei confronti dei genitori che «dimissionano» dal loro ruolo.
Il clima elettorale accentua i toni. E sono in pochi a illudersi che basti frugare negli zaini per arginare il malessere endemico della scuola e i comportamenti violenti di una parte della gioventù francese, concentrata nel grande deposito di ingiustizie e rancore della «banlieue». Sulle cause e sui propositi di riforma si sono arenate negli anni le buone intenzioni di almeno sei ministri della pubblica istruzione. E qualche collega di governo ha iscritto i figli alla scuola privata.