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Corriere-Scuola, Genova ha già le "quote"

Scuola, Genova ha già le "quote" Via al piano per distribuire nelle classi i bimbi immigrati. "Una rete per accoglierli meglio" "Innanzitutto chiariamo una cosa. Non si tratta di quote,...

12/09/2004
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Corriere della sera

Scuola, Genova ha già le "quote"

Via al piano per distribuire nelle classi i bimbi immigrati. "Una rete per accoglierli meglio"

"Innanzitutto chiariamo una cosa. Non si tratta di quote, ma di opportunità". La voce di Paolo Cortigiani è gentile, ma ferma. Lo stop ministeriale alla proposta di Brescia (introdurre dei "tetti" per la presenza di studenti stranieri negli istituti cittadini) è ancora fresco di carta stampata. E allora, è il caso di fare dei distinguo. Perché anche a Genova, quest'anno, è stato firmato un protocollo d'intesa per evitare un'eccessiva concentrazione di allievi "migranti" nelle primarie e nelle secondarie di primo grado. E tra gli istituti coinvolti c'è proprio la scuola di cui Cortigiani è dirigente, la media "Don Milani". Un nome che richiama alla memoria un paese del Mugello, dove mezzo secolo fa un pretino dalla tonaca scura insegnava ai suoi alunni la condivisione, la curiosità, la tolleranza. Un progetto, quello genovese, che nasce legato a un luogo ben preciso: il centro storico del capoluogo, fitto di vicoli e carruggi , a digradare su un porto "che testimonia la parte migliore della nostra storia, intessuta di rapporti con il mondo islamico, traffici, commerci". Se in città la presenza di extracomunitari nelle scuole si aggira intorno al 20 per cento, negli istituti della circoscrizione Centro-Est si raggiungono picchi del 35-40 per cento. "Qualche anno fa - racconta Rosaria Pagano, direttore dell'Ufficio scolastico provinciale - in questa zona c'era una classe solo di stranieri. Una situazione negativa, sia per la didattica che per l'integrazione. Soprattutto per i bambini stessi".
Ecco, quindi, l'idea: organizzare una rete di accoglienza. Che "distribuisca" gli allievi tra le varie scuole. Non per emarginare, ma per sfruttare al meglio quella che il preside Cortigiani definisce "la risorsa del meticciato sociale". Ed ecco, dunque, un anno fa la firma del protocollo, con il coinvolgimento di Ufficio scolastico provinciale, Comune, circoscrizione e singoli istituti. Obiettivo: "orientare" i genitori nella fase di iscrizione ("Chiaramente poi resta la libertà totale delle famiglie, nessuno sarà obbligato a cambiare scuola"), in modo tale da non avere più del 25% di alunni "in situazioni di disagio certificato" per ogni classe. Gli stranieri in Italia da meno di tre anni, i bambini con difficoltà familiari, le situazioni di handicap psichico e fisico. La ridistribuzione, quando ci sarà, avverrà "nel maggior rispetto possibile della zona di provenienza". "Non è che la "quota eccedente" poi venga dirottata su altre scuole, stiamo scherzando - precisa la dottoressa Pagano -. Si faranno delle classi in più, lo scopo è accogliere al meglio, non rifiutare". D'altro canto, ed è così semplice da essere quasi lapalissiano, "se ci sono solo italiani, o solo "migranti", che inserimento è?".
Il progetto sarà operativo solo a partire da quest'anno, perché l'accordo è stato firmato a iscrizioni già concluse. E c'è ancora da lavorare: "Non tutte le scuole - racconta con una punta di rammarico Cortigiani - hanno aderito, in una il via libera del dirigente è stato smentito da un'assemblea del personale. Ma noi vogliamo andare contro una logica di differenziazione, tra scuole che si "autoqualificano" come istituti di serie A e scuole destinate ad accogliere sacche di emarginazione". La prima risposta da parte di insegnanti e genitori, raccontano all'Ufficio scolastico provinciale, è stata positiva. Ed è già in fase di elaborazione un sistema informatizzato che permetterà a ogni istituto di conoscere in tempo reale la ricettività propria e delle altre scuole, soprattutto per organizzare l'accoglienza degli studenti in arrivo durante l'anno: maghrebini e slavi, indiani, cinesi. E soprattutto ecuadoregni: nella provincia genovese i bimbi e gli adolescenti di Quito e dintorni rappresentano l'esatta metà degli alunni stranieri. "Gli ecuadoregni - spiega la dottoressa Pagano - hanno una forte tendenza a fare clan, a creare isole linguistiche. Per questo è bene che i bambini vengano messi a confronto anche con altre lingue e Paesi".
In tutto questo, il protocollo di "ridistribuzione" è solo l'ultimo arrivato: "Qui a Genova funziona anche da 6-7 anni il Cras, il Centro risorse alunni stranieri, con due docenti fisse designate dal Ministero, un ispettore, molti insegnanti in pensione che collaborano volontariamente". Le attività vanno dalla formazione dei mediatori culturali al sostegno alle famiglie e in classe. "Anche nella prima pagina del nostro piano di offerta formativa - conclude Cortigiani - viene messa in rilievo la formazione interculturale. Il futuro è multietnico e multireligioso. E una società chiusa in se stessa è destinata a spegnersi".