Corriere: Scuola, stop di due anni ai trasferimenti
Il progetto della Gelmini. Contestazioni al primo giorno di lezioni
Istruzione Sono 200 mila i docenti che ogni settembre cambiano sede. Il ministro insiste: in cattedra solo didattica
NAPOLI — Il ministro del¬¬l’Istruzione Mariastella Gel¬mini ha scelto l’istituto di rie¬ducazione minorile di Nisi¬da per inaugurare ieri matti¬na l’anno scolastico. All’iso¬lotto che ospita il carcere, tra Posillipo e Pozzuoli, ha preferito arrivare via mare, per evitare insegnanti preca¬ri rimasti senza lavoro, geni¬tori di bambini delle scuole elementari e gruppi di disa¬bili che l’aspettavano lungo la strada. Sicuramente erano pronti a contestarla, ma avrebbero voluto anche in¬contrarla per esporle le loro ragioni. Lei ha preferito evi¬tare ed è arrivata senza intop¬pi alla cerimonia organizza¬ta a Nisida.
In precedenza era stata in¬tervistata dalla trasmissione Mattino 5 e aveva annuncia¬to che il suo dicastero sta la¬vorando a un progetto che stabilisca un tetto del 30 per cento alla presenza di alunni stranieri nelle classi e a un al¬tro che riduca la mobilità de¬gli insegnanti, obbligandoli a rimanere con la stessa clas¬se per almeno due anni. So¬no circa duecentomila i pro¬fessori che ogni anno cam¬biano cattedra, e questo, se¬condo il ministro, provoca «danno agli studenti e alla qualità della scuola», quindi «stiamo ragionando per fare in modo che la continuità di¬dattica sia possibile, e quin¬di sia data la facoltà ai diri¬genti scolastici di mantene¬re gli insegnanti nella stessa classe dello stesso istituto al¬meno per un biennio».
A Nisida la Gelmini è tor¬nata sul concetto di inse¬gnanti e presidi che secon¬do lei «fanno politica» e per questo «dovrebbero lasciare la scuola», e poi si è soffer¬mata sulla questione dei pre¬cari: «Esiste un disagio rea¬le. Però non è un disagio isti¬tuito da questo governo ma ha origini lontane. È nato 20-30 anni fa, quando sono stati fatti concorsi senza va¬lutare il reale fabbisogno di posti di lavoro nel mondo della scuola. Questo ha de¬terminato un inserimento in graduatoria di tantissimi ragazzi che purtroppo oggi non hanno certezze e a cui va il sostegno del governo». Le proteste di questi giorni — ieri non solo a Napoli ma anche a Roma, davanti al mi¬nistero, e poi a Milano, Paler¬mo, Ancona e Sassari — la¬sciano intendere che i preca¬ri si sentono tutt’altro che appoggiati dal governo, ma secondo il ministro nono¬stante sia «chiaro che il nu¬mero dei precari è troppo al¬to perché possano essere as¬sorbiti completamente nel¬l’arco di alcuni anni», gli in¬segnanti rimasti senza lavo¬ro dovrebbero aver comun¬que fiducia: «Stiamo già dan¬do, attraverso accordi di pro¬gramma stipulati con al¬cune Regioni co¬me la Cam¬pania, risposte importanti».
Sulle polemiche legate al¬la riforma, e in particolare al ritorno al maestro unico, il ministro è poi tornata dicen¬do che «la scuola è un luogo che va rispettato e non può ospitare dispute e conflittua¬lità politiche; si può discute¬re su qualsiasi cosa, ma una volta che un provvedimento è diventato legge va rispetta¬to » .
«Con queste parole — ha commentato dal Pd Rosy Bindi — il ministro Gelmini adotta la stessa tecnica di Brunetta: denigrando gli in¬segnanti vuole colpire e deni¬grare il sistema dei servizi pubblici. Un atteggiamento inaccettabile».
Fulvio Bufi