Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Corriere: «Tagli, stipendi a rischio Ma una riforma serve»

Corriere: «Tagli, stipendi a rischio Ma una riforma serve»

Il presidente dei rettori: nel 2010 i bilanci non reggeranno

20/10/2008
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

Università Decleva: no al blocco della didattica, peggiorerebbe la crisi

ROMA — Rettore Decleva, il ministro Mariastella Gelmini dice che non c'è tempo da perdere, «i conti sono fuori controllo» e «l'università rischia di finire come Alitalia».

«Credo di poter dire che la gran parte del mondo accademico si rende perfettamente conto che non si può più restare fermi, l'università ha bisogno di interventi di riforma — risponde il rettore della Statale di Milano, Enrico Decleva, che è anche presidente della Conferenza dei Rettori —. Noi non solo non li rifiutiamo, ma li richiediamo. Bisogna smetterla con il ricorrente rimpallo di accuse. Ma se cambiare è necessario, resta il fatto che tra la manovra estiva e i numeri scritti in Finanziaria, i tagli, ancora sopportabili per il 2009, sono assolutamente insostenibili per il 2010. Gli atenei non saranno in grado di predisporre bilanci in pareggio».

Non è che questo dipende dagli atenei «spreconi»?

«No, i tagli investiranno in maniera drammatica tutte le università, anche quelle cosiddette virtuose. Stiamo parlando di una riduzione, di colpo, da un anno all'altro, del Fondo di finanziamento ordinario, quello sul quale paghiamo gli stipendi, di 661 milioni. Gli atenei medio-grandi si troveranno a dover fare a meno di 20-25 milioni. Né sarà sufficiente il blocco del turn over. Nessuno poi dice che la parte più consistente dei tagli (471 milioni su 661) andrà a coprire i costi dell'abolizione del-l'Ici ».

Eppure i corsi di laurea continuano a moltiplicarsi, superano quota 5500, e ci sono micro- università, come l'università dell'Insubria che ha 24 professori per 17 studenti.

«I dati andrebbero verificati, prima di essere presi per buoni. Che ci siano situazioni che non funzionano è evidente ma non continuiamo a colpevolizzare solo docenti e rettori che non saprebbero gestire, come se la moltiplicazione delle sedi non fosse stata una scelta anche politica, compiuta negli anni ».

Pensa a iniziative di protesta? Il blocco della didattica, per esempio, che gli studenti chiedono e che persino qualche rettore vorrebbe prendere in considerazione?

«Sarebbe autolesionista per un rettore volere il blocco della didattica. Io non ne conosco di favorevoli. La nostra azione e la nostra protesta sono rivolte a far funzionare l'università, non a metterla ancor più in crisi. Il blocco della didattica sa di già visto. Chi pensa di cavalcare la protesta per ragioni sue, non pensando alle conseguenze, sbaglia».

Mariolina Iossa