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Corriere: Un «metodo» per le riforme

il retroscena

30/09/2008
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Corriere della sera

ROMA — Lo hanno colpito certe questioni sollevate da Angelo Panebianco, sul Corriere di domenica, a proposito dello scontro politico apertosi sulla scuola. Così, Giorgio Napolitano ha subito deciso di inserire nel proprio discorso qualche suggerimento utile a superare il conflitto. Proponendo cioè a governo, opposizione e parti sociali «un metodo» di lavoro che va oltre il nodo dell'istruzione pubblica oggi all'ordine del giorno e che, nel suo ragionamento, sembra un paradigma di altre partite aperte.

Insomma: stavolta non si limita a essere esortativo, il presidente, non evoca astrattamente il dialogo, ma esprime anzitutto un giudizio definitivo sul sistema scolastico. Che ormai «deve rinnovarsi con scelte coraggiose», dice, mentre «non sono più sostenibili posizioni di pura difesa dell'esistente». E, insiste, «ciò comporta, inutile negarlo, un contenimento della scuola», dato che «nessuno può sfuggire all'imperativo » di ridurre il deficit.

Affermazioni che, isolate, potrebbero suonare come un avallo alle scelte di Palazzo Chigi e, di conseguenza, come una censura al «conservatorismo » del Pd denunciato da Panebianco (e qualcuno potrebbe vederci anche il rifiuto di concedere sponde alla Cgil pronta allo sciopero). Una simile lettura sarebbe però strumentale, perché il capo dello Stato bilancia questo verdetto con alcune richieste.

L'obiettivo dei tagli, per esempio, che «non può risolversi nel rifiuto di ogni revisione necessaria a fini di risparmio », per lui va conciliato con esigenze di «razionalizzazione » e dev'essere quindi formulato «punto per punto con grande attenzione e in un clima di dialogo».

Ancora: chiede che nel riformare la scuola (e non solo la scuola) «non si riparta da zero ogni volta che con le elezioni cambia il quadro politico». Mentre — ed ecco l'appello sul metodo — serve un confronto bipartisan che parta dai problemi. Nel quale tutti debbono mostrare «senso della misura e realismo».

L'articolo sul «Corriere»

Marzio Breda