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Corriere-Una pagella a punti stile supermarket

Troppi esperimenti, poche valorizzazioni Una pagella a punti stile supermarket di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI E' un riflesso condizionato. Quando sento parlare di "sperimentazione" ...

09/11/2003
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Corriere della sera

Troppi esperimenti, poche valorizzazioni

Una pagella a punti stile supermarket

di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI

E' un riflesso condizionato. Quando sento parlare di "sperimentazione" mi si accappona la pelle. In quarant'anni quante sperimentazioni bizzarre, rischiose, effimere ha patito la scuola, accanto a non poche, coraggiose esperienze di professori equilibrati e intelligenti? La pagella a punti assomiglia nel suo annunciato meccanismo alla nuova patente ricaricabile. Per suo conto è già un difetto questo ricorrente mimetismo della attualità, implicito anche nell'"apprendimento autogestito", introdotto nelle ore di Scienza della materia di quattro classi dell'Istituto tecnico Scarpellini di Foligno. Meno la scuola imita e più si fa imitare, meglio è. Non mi infilo nella complicata ricostruzione delle verifiche, degli stimoli e delle emozioni che dovrebbero dissipare la noia dalle aule. L'intenzione è buona e l'effetto di novità pedagogicamente innocuo. Ma la trovata consente di segnalare un fenomeno vasto e discutibile, la ricerca di motivazioni competitive allo studio, il dominio della "gara" sul tempo, libero e non libero, degli adolescenti. La relazione fra docenti e studenti va arricchita nei contenuti e nei metodi di insegnamento, di apprendimento e di valutazione, ma non sradicata dal suo terreno proprio, che è quello di un trasferimento monitorato di cultura e di competenze. Non c'è spazio per sfide e non è utile una pressione psicologica al successo. Sto compiendo una ricerca, con un mio collaboratore scientifico, sul budget-time , insomma sulle ore giornaliere spendibili, del bambino italiano, e vado registrando un sovraccarico medio preoccupante, provocato più dall'affettuosa bulimia di risultati, mostrata dai genitori, che dai calendari scolastici. Si pretende troppo. Ci sono record di impegni, tutti per proprio conto apprezzabili ma accumulati nella settimana in una sorprendente ambizione adulta, bimbetti nello stesso pomeriggio spostati dalla piscina coperta al campo del tennis, dalla lezione di pianoforte a quella di recitazione. L'allevamento intensivo dei pulcini calcistici fa storia a sé.
Sul faticoso panorama domina la nuova entità, il Punto, quello che ora si affaccia, senza malizia e in un contesto a me pare meno criticabile, nella pagella di Foligno. Il genitore va al supermarket e arrivato alla cassa si consola con la tessera a punti che attenua i sospiri per il carovita, in ufficio almanacca sui punti necessari al prossimo scatto di carriera, la sera televisiva è un'orgia di quiz, punti, premi, campioni e sconfitti. Viene naturale organizzare in punti la crescita dei figli. Ma i punti sono il contrario dei talenti, non ne possiedono lo spessore e ne negano la logica. La riforma Moratti già si porta appresso (secondo me ingiustamente) un'ombra di agonismo elettronico-efficientista, mentre nella sua sostanza migliore promette una centralità dello studente-persona, con un insegnamento a lui finalizzato prima per civiltà che per pragmatici risultati di mercato. Qualche sperimentazione in meno e qualche generale attuazione in più ora non guasterebbero.


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