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Corriere-Una prova di maturità per la nostra scuola

Una prova di maturità per la nostra scuola di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI Visto che va di moda la letteratura comparata che confronta gli scrittori del mondo, comparativamente possiamo dire: q...

19/06/2004
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Corriere della sera

Una prova di maturità per la nostra scuola

di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI

Visto che va di moda la letteratura comparata che confronta gli scrittori del mondo, comparativamente possiamo dire: queste prove di maturità sono soddisfacenti. Per tutti gli altri italiani che non sono chiamati in questi giorni a conquistarsi il diploma non si danno prove che reggano per efficienza e per puntualità il paragone. Potrebbe quindi definirsi soddisfatta la macchina degli esami se si affacciasse allo stesso specchio immaginario degli altri sistemi del pubblico servizio, dai trasporti alla sanità. Non è banale concludere gli studi con le pagine che i ragazzi hanno potuto riempire in questi giorni. Nell'insieme le tracce hanno trovato il gradimento dei candidati, affrancati per un giorno dall'obbligo tariffario di scheletrire il proprio linguaggio nel lessico degli Sms. In sé l'episodio della bontà delle occasioni per l'esame è marginale, e non cancella la verità del ritardo imperdonabile nella realizzazione di una prova elettronica con valutazione nazionale a criterio unico, prevista dalla riforma anche in tempo reale. Né viene ridimensionata la sproporzione fra il punteggio sovrabbondante attribuito all'azzardo scritto e orale e l'ultraleggera incidenza del curricolo scolastico. Questo premio eccessivo alla sveltezza, al protagonismo, comunque alla resa migliore sotto i riflettori non è pedagogicamente molto giusto. Neanche si dissolve l'arcaicità di fondo che l'intera impalcatura dell'esame di Stato porta con sé. Fa sempre più fatica a confrontarsi con la modernità l'idea, entrata nel metabolismo dell'istruzione e nelle vicende delle generazioni già con la legge De Stefani del 1923 e via via diventata intoccabile di una triade sovrana che presiede al futuro: esame-diploma-posto pubblico oppure ingresso nelle professioni. È però un fatto importante il clima sereno con il quale i maturandi del 2004 si avviano a scegliere fra università e lavoro una volta ottenuto questo benedetto diploma. E la scuola, dopo l'inquieta contestazione, dopo i malumori in parte assai comprensibili dei docenti, ha lavorato in questi esami con calma e determinazione. Più ci si allontana infatti dall'enfasi demolitoria o propagandistica della fase uno, altamente politicizzata, l'attenzione del Paese alla riforma della scuola acquista la serietà indispensabile.Anche i dissenzienti si accorgono che parte della lite riguardava gli stili e gli accenti e non la sostanza. Le riserve ideologiche e le idiosincrasie perfino personali e di gruppo hanno pesato più del necessario rispetto alla diversità delle opzioni pedagogiche e delle esigenze di fondo. I genitori ora si aspettano una scuola maggiormente capace di fornire ai loro figli competenze al livello dell'Europa Unita nella quale essi dovranno vivere. Le famiglie danno segnali di voler passare senza perdita di tempo alla fase due. In mezzo ci sono gli esami di quest'anno che non hanno quindi potuto sfruttare reali innovazioni. Non esiste ancora neppure un decreto delegato al proposito. Ma circola buonsenso, nemico dei pregiudizi. Sarebbe ottima operazione trasferire questa pacatezza dall'esperienza ansiogena degli esami alla vita quotidiana della scuola.
Paradossalmente la riforma ha finito per trarre vantaggio anche dall'aspra contesa che l'ha coinvolta, ed è stata meglio l'opposizione accesa rispetto allo stanco fastidio che circonda tanti altri annunci della politica. Ora questi ragazzi della maturità se ne vanno dalla scuola ancora non riformata, e gran parte di loro va all'università. Non li invidio.

Gaspare Barbiellini Amidei