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Corriere-Università- Riforma dei docenti, i dubbi del Quirinale

Riforma dei docenti, i dubbi del Quirinale Richiesta di chiarimenti sui fondi per le nuove figure di ricercatori e professori universitari ROMA - Il disegno di legge delega sul riordino ...

17/02/2004
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Corriere della sera

Riforma dei docenti, i dubbi del Quirinale

Richiesta di chiarimenti sui fondi per le nuove figure di ricercatori e professori universitari

ROMA - Il disegno di legge delega sul riordino dello stato giuridico dei docenti universitari potrebbe non avere un'adeguata copertura finanziaria. E' quello che pensano i tecnici del Quirinale che nei giorni scorsi hanno inviato al Tesoro una lettera in cui sollecitano dei chiarimenti. Gli uffici della Presidenza della Repubblica devono autorizzare il passaggio delle leggi in parlamento. Per questo motivo svolgono un'attività istruttoria riguardante gli aspetti della copertura e della costituzionalità. Le conclusioni, che non entrano mai nel merito delle leggi, non vanno lette come una bocciatura. Rappresentano soltanto un normale scambio di valutazioni tecniche. Tuttavia i rilievi sembrano confermare la preoccupazione, espressa da più parti, di un'insufficiente copertura finanziaria per una riforma, destinata a incidere sulle condizioni di vita e lavoro degli insegnanti di 77 atenei del Paese. Ora il governo dovrà chiarire la disponibilità delle risorse. Esiste infatti il rischio che il provvedimento, concluso il suo iter, venga respinto dal capo dello Stato. Le osservazioni fatte dai tecnici del Quirinale lo fanno capire chiaramente.
Nella lettera di tre cartelle vengono presi in esame alcuni degli aspetti più importanti della riforma: i ricercatori a contratto, le retribuzioni aggiuntive per i docenti che si impegnano di più, l'abolizione del tempo definito e i professori a contratto. Chi paga? Dove sono i fondi? E' questo l'interrogativo che in modo piuttosto esplicito pongono gli esperti del Colle.
Nella lettera ci si sofferma anche sulla fine della distinzione tra tempo pieno e tempo definito. La riforma prevede un'aumento delle ore di lezione: dalle attuali 60 - ma si tratta di una media - a 120 l'anno. Inoltre consentirà a tutti i docenti di svolgere un'attività professionale esterna e riconoscerà a tutti lo stesso stipendio, compresi i 2.500 insegnanti - il 7 per cento del totale - che da tempo ha optato per il tempo definito.
In buona sostanza questi docenti vedranno la propria busta paga aumentare di circa 500 euro al mese. La spesa prevista dal ministero è di circa 45 milioni di euro l'anno. I soldi dovrebbero essere recuperati dalla diminuzione della spesa per le supplenze: più ore di lavoro, meno supplenze. Il calcolo è giusto? Da più parti si fa osservare che le 120 ore di lezione l'anno non possono essere imposte in tutti i casi. Inoltre sarebbero molti i docenti che già oggi garantiscono 120 o forse più ore l'anno. Insomma i dati non sono poi così certi. E quindi le conclusioni possono essere errate.
La mancanza di risorse è stata denunciata dai rettori delle università ed è diventata uno dei principali argomenti di quanti si oppongono alla riforma, accanto alle obiezioni di natura più politica. Ed è la causa principale del ritardo che caratterizza la tabella di marcia della legge. Approvata quasi un mese fa, la delega sullo stato giuridico dei docenti universitari non è ancora andata in Parlamento. Sono sorti evidentemente dei problemi la cui soluzione richiede più tempo del previsto.
Il ministro Moratti d'intesa con la Conferenza dei rettori e il Consiglio nazionale universitario ha istituito un tavolo tecnico per mettere a punto insieme ai rappresentanti di chi nelle università vive e lavora una serie di modifiche al testo della riforma. Oggi incontrerà i sindacati. Ma la protesta continua. Un'assemblea nazionale, indetta dai sindacati dei professori e dalle principali associazioni, si svolgerà questa mattina a Roma, nell'aula magna dell'università "La Sapienza". Il mondo universitario è diviso. Ricercatori e associati contro. Ordinari, la fascia più alta della docenza universitaria, a favore.
Giulio Benedetti

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