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Corriere/Verona: «La ricerca va oltre il profitto» I camici bianchi riempiono la piazza

Striscioni e slogan. «Per sperimentare un farmaco servono dieci anni di lavoro».

26/02/2009
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Corriere della sera

ricevuta dal prefetto. Miozzi: «Siamo con voi»

VERONA — Un’ipertrofica massa di materia grigia sorretta dalla silhouette nera di un esile corpo snello che corre via, tenendo stretta una valigetta ventiquattrore. È il cervello in fuga. Il personaggio simbolo dei ricercatori Glaxo che ieri mattina si sono ritrovati, riempiendola, in piazza Dante per protestare. «I ricercatori Glaxo sono come i panda: ne resta qualcuno in Cina!», scrivono sui cartelli. Ma anche: «De la neuroscienza… i vol farghene sensa!», tanto per non lasciare in secondo piano il legame quasi secolare della Glaxo con Verona. Tutti col camice bianco o con addosso la tuta monouso sterilizzata, hanno applaudito le fanfare, distribuito i volantini ai passanti e una delegazione è stata ricevuta dal prefetto Perla Stancari.

Luca Tinelli dell’Rsu aziendale riassume in un’immagine la natura del problema: «Per capire cos’è il centro ricerche - spiega al prefetto - dobbiamo pensare di avere in mano una Ferrari. Se il nostro obbiettivo è vincere il campionato del mondo, la macchina ci serve e continueremo ad usarla. Se con la Ferrari andiamo dal tabaccaio, dopo due volte ci stufiamo e la vendiamo. Questo per dire che il centro ricerche Glaxo non può essere usato per lavori che non siano la scoperta di nuovi medicinali, perché vorrebbe dire rinviarne la morte di un paio d’anni».

Il segretario Cisl Massimo Castellani mette in risalto la natura etica del problema: «Questi ricercatori sono vicini a trovare i farmaci per curare la dipendenza dalla cocaina. Un lavoro di tale importanza non può essere gettato alle ortiche per il due per cento in più o in meno dell’utile di un’annata». Anche il segretario Uil Lucia Perina sottolinea che «la deontologia medica prevede che il profitto non possa avere il sopravvento sulla salute». Il segretario CGIL Carla Pellegatta vede un forte rischio declino: «Ci sono molti segnali - afferma - che ci fanno capire che Verona potrebbe subire la desertificazione industriale. Risolvere il nodo Glaxo è essenziale per far capire a tutti che in questo momento nessuno dev’essere lasciato indietro». Il segretario Ugl Antonio Consolati attacca la politica: «Non si può andare in giro a dire che ci sono 38 miliardi per gli ammortizzatori sociali (il riferimento è al ministro Tremonti, ndr) perché è ovvio che a quel punto le multinazionali scelgono di chiudere in Italia. Anche perché mantenere in funzione il centro ricerche di Verona costa 85 milioni ogni anno».
Moreno Guarinoni (Rsu) spiega che la scomparsa del centro ricerche avrebbe un impatto mostruoso sul territorio: «Anzitutto si metterebbe in discussione la stessa permanenza di Glaxo a Verona - avverte - perché nonostante le garanzie che oggi danno i dirigenti, senza ricerca anche la produzione e il commercio nel volgere di pochi anni potrebbero sparire. E poi tra fornitori e servizi esternalizzati le imprese che collaborano col centro ricerche sono 5 mila: molte di loro non sopravvivono senza Glaxo». Guarinoni spera con forza nell’iniziativa politica: «Sul Times on Line abbiamo trovato un articolo che annuncia l’intenzione di Glaxo di assumere mille nuovi dipendenti in Inghilterra, di cui 800 ricercatori, perché il governo Brown defiscalizza i brevetti sulle scoperte fatte in Inghilterra. Vuol dire che se c’è la volontà si può trovare il modo per convincere l’azienda».
Corrado Corti, ricercatore, non accetta l’idea di veder morire il proprio lavoro: «Chi fa un altro mestiere non può saperlo, ma per trovare un farmaco - dice - servono come minimo dieci anni di lavoro. Le malattie su cui siamo impegnati noi sono difficilissime e solo ora cominciamo a raccogliere i frutti su progetti avviati vent’anni fa. Non possono staccarci la spina in questo momento».

Il prefetto Stancari accetta l’invito dei dipendenti di visitare di persona il sito. «Da parte dei sindacati - conclude - trovo un grande senso di responsabilità nel porre in risalto tutti gli elementi del problema, d’altra parte bisogna capire anche le ragioni specifiche della multinazionale. Perciò bisogna fare sintesi per trovare soluzioni concrete». Il presidente della Provnicia Giovanni Miozzi non ha potuto partecipare all’incontro col prefetto perché doveva correre a Roma, ma si è trattenuto a lungo in piazza con i lavoratori: «La salvaguardia dei posti di lavoro è la priorità assoluta della Provincia. Il mio impegno e quello della giunta si rivolge sulla Glaxo come su tutte le altre realtà imprenditoriali che a Verona stanno vivendo un momento di grave difficoltà».