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Corsi di recupero, arrangiatevi

Fioccano le richieste di contributi alle famiglie. Metà delle scuole non organizza le attività. Fondi ridotti all'osso, per il Mof da 1,4 mld a 481 mln

25/03/2014
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ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Obbligatori per le scuole, non per gli studenti. I corsi di recupero gratuiti, entrati nel vivo a marzo, stanno diventando un salasso. Tanto che alcuni istituti li fanno pagare, trasformandoli in una lezione privata. Colpa del fondo d'istituto ridosso all'osso. Altre scuole li annullano per l'assenza di frequentanti.

Come, dal 13 marzo, l'Itis Dorso di Avellino dove i corsisti di italiano e matematica erano scesi sotto la soglia di 1/3. Le superiori hanno l'obbligo di attivare i corsi, ma nella loro autonomia decidono discipline o aree disciplinari, modalità di svolgimento del recupero, numero di studenti, tipo di verifica, criteri di valutazione dell'alunno. Per gli studenti, infine, la normativa afferma che sono «tenuti alla frequenza» dei corsi, ma anche che i genitori possono decidere se avvalersene pur restando l'obbligo delle verifiche. I corsi non possono durare meno di 15 ore «di massima» (così l'ordinanza ministeriale 92/2007) per gli interventi di recupero strutturati in orario aggiuntivo. Per le altre attività di recupero si può ricorrere alla quota del 20% dell'autonomia scolastica o allo studio personale dello studente anche assistito da qualche ora di sportello. A svolgere i corsi possono essere sia gli insegnati della scuola sia collaboratori esterni, esclusi gli enti profit. Il compenso per i docenti è 50 euro per ore aggiuntive finalizzate ai corsi di recupero (tab. 5 del contratto collettivo nazionale del 2007). Gli esperti esterni, se non provengono dal comparto scuola, sono destinatari di contratti di prestazione d'opera (art. 40 del dm 44/2001). Le risorse finanziarie utilizzate per il recupero sono quelle del fondo per il miglioramento dell'offerta formativa, ma le regioni dell'obiettivo convergenza possono avvalersi anche dei Pon. Fondi per il recupero che sono stati falcidiati a seguito dei tagli pesanti sul Mof, il fondo per il miglioramento dell'offerta formativa che nel 2011 contava su 1480 milioni di euro, nel 2013 ridotti a poco più di un terzo: 481 milioni di euro.

Così, un sondaggio di Skuola.net registra scuole in cui di 3 corsi uno solo è in piedi. E il 50% degli studenti non può avvalersi del corso. Dell'altra metà appena il 15% può contare su corsi in tutte le materie. Il 35% frequenta scuola in cui il recupero riguarda solo le discipline principali. Eppure, non gli studenti con debito sono quasi la metà. Di questi 1 su 3 ha l'insufficienza in più materie.

Le scuole si arrangiano. C'è chi ricorre al contributo volontario delle famiglie. Chi organizza corsi tra studenti, con il primo della classe in veste di tutor. E chi fa pagare il corso pomeridiano di recupero, come il Fermi di Cosenza dove un'ora costa 7-8 euro: una situazione che riguarderebbe 1 alunno su 10. L'art. 88 del contratto collettivo nazionale del2007 stabilisce che i corsi di recupero sono quelli per gli alunni con debito formativo, che esiste solo alle superiori. Quindi i 50 euro spettano solo alle superiori e solo per il recupero dei debiti (d.m. 80/2007 e o.d. 92/2007).

Le iniziative di sostegno di studenti in difficoltà d'apprendimento attraverso sportelli didattici, percorsi di studio assistito o simili alle medie ma anche alle superiori sono «attività aggiuntive di insegnamento», quindi fuori dalla norma sui corsi di recupero e sono pagate 35 euro l'ora. Alle superiori, se i corsi sono svolti oltre l'orario settimanale d'insegnamento, il recupero è attività supplementare, volontaria e retribuita 50 euro a carico del fondo d'istituto. Se invece sono svolti durante l'orario settimanale di insegnamento, rientrano nella normale attività didattica senza dare diritto a retribuzione aggiuntiva. Per questo motivo non si effettua pagamento se i corsi di recupero sono organizzati utilizzando la quota del 20% del monte ore curricolare.