Cortei e proteste. Il mondo della scuola non si ferma
Mobilitazione in tutta Italia. A Roma migliaia di ragazzi e insegnanti, ma nessun incidente. Il presidio della Flc-Cgil.Pantaleo: «Vogliamo difendere la scuola dai tagli devastanti del governo»
Luciana Cimino
Siamo venuti già menati». Il cartello esposto sopra il furgoncino verde che apriva il corteo degli studenti di Roma, a poche ora dall’inizio della manifestazione era una delle foto più diffuse sui social network. Un piccolo pezzo di cartone è diventato il simbolo ironico e irriverente della manifestazione di ieri, come i disordini di quella del 14 novembre. Ieri nessun momento di tensione, nessun scontro con le forze dell’ordine. A metà del lungo percorso alcuni studenti hanno attaccato sulle camionette blindate gli adesivi della campagna per l’identificazione della polizia, gli agenti in tenuta antisommossa li hanno lasciati fare. Il clima era diverso. Da un lato Piazza Farnese era occupata dal presidio della Flc-Cgil, «abbiamo ribadito la necessità di difendere la scuola pubblica dai tagli devastanti e dal progetto di privatizzazione del governo Monti», ha detto il segretario nazionale Mimmo Pantaleo ad una piazza gremita. «Nei prossimi giorni continueranno le mobilitazioni nelle scuole e nei territori, non lasceremo soli gli studenti e con loro la Flc-Cgil intende ricostruire un Paese più giusto, più uguale e più libero attraverso la conoscenza come bene comune». Dall’altro c’erano appunto gli studenti, medi e universitari. Partiti da Piramide hanno concordato metro per metro il percorso con le forze dell’ordine. Un lunghissimo arzigogolare per le vie di Roma, lontanissimo dai palazzi del potere se non per il passaggio da via Arenula, dove ha sede il ministero della Giustizia dal quale il 14 novembre sarebbero stati lanciati dei lacrimogeni sulla folla. Sale un boato rivolto ai balconi del Guardasigilli, scoppia un petardo, poi compare un cartello con un disegno delle angolazioni dei lanci da un edificio e la scritta: «semo fisici nunce fregate». Nessuno ha il casco in testa, molti hanno degli scolapasta colorati. I volti sono tutti scoperti. A reggere i «book block» (gli scudi di gommapiuma e cartone a forma di libro), che alla scorsa manifestazione avevano formato una testuggine, c’è ora Elena, 15 anni di Maccarese: «reggere lo scudo è stata una mia scelta dice non ho paura perché siamo tanti». Di sicuro non sono soli: in mezzo a loro decine e decine di insegnanti e genitori. Lo spezzone degli studenti del X Municipio lo guida il professore di matematica del liceo Artistico. «Non è paternalismo spiega alla scorsa manifestazione c’eravamo pure noi e li hanno manganellati lo stesso, oggi a manifestare della nostra scuola siamo in 85 docenti su 130, pacifici e con la nostra faccia». Paolo, insegnante di educazione fisica è qui «perché per i ragazzi è una lotta importante, le dinamiche dei cortei sono complesse, voglio dare il mio contributo». Simone di 18 anni come glaltri suoi compagni è arrivato da Pomezia con i suoi genitori. In mezzo ai 10mila che sfilano ci sono anche Annamaria e Emanuela, entrambe in pensione, «i ragazzi italiani sono senza futuro, noi siamo al loro fianco, voglio che mia nipote lo sappia perché la solidarietà tra generazioni è fondamentale». E Giulia e Federico che studiano filosofia e biologia alla Sapienza, «il 14 novembre sono stati fatti tanti errori, sarà stato brutto per molti 14enni ma ci fa piacere vedere che sono venuti lo stesso». Un gruppo di ragazze, in vista della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne di oggi, corrono incontro ai poliziotti con il loro striscione rosa che recita «Picchiami sono una donna». Guido, 21 anni, dei Giovani Democratici commenta: «L’altra manifestazione è stata rovinata da un atteggiamento sbagliato di alcuni e delle forze dell’ordine, oggi si vede solo il bello e il buono della protesta, che è tanto». RobertoCampanelli, portavoce nazionale dell’Unione degli studenti, si compiace della gente che applaude dai balconi al passaggio degli studenti, «ci vedono come una speranza perché contrastiamo le politiche di austerity, la migliore risposta che potevamo dare dopo la repressione del 14 era un coinvolgimento ampio della società civile, il movimento studentesco ha fatto emergere dei problemi. Ora se ne deve accorgere il governo». Manifestazioni studentesche si sono tenute anche nel resto d’Italia. Migliaia i manifestanti a Palermo e Catania, tra la folla anche una bara di cartone simbolo della «morte della scuola pubblica». A Napoli, dove sul Castel dell'Ovo è stato affisso lo striscione «Cultura contro austerità» e gli operai della Fiom si sono schierati con gli studenti. Tra loro anche Sebastiano, uno dei 19 lavoratori iscritti alla Fiom che dovranno essere assunti, su decisione della magistratura, nella fabbrica di Pomigliano, «orgoglioso di essere al fianco di ragazzi che lottano per il diritto allo studio». A Firenze, dove hanno sfilato in 2.500, un gruppo di circa 500 studenti ha bloccato per mezz’ora la partenza di un treno ad alta velocità. Nessuna tensione ma 3 manifestanti sono stati denunciati. a 3 manifestanti sono stati denunciati. Su un treno gli studenti hanno affisso il cartello «gli studenti hanno un difetto, sanno pensare». A Pisa alcuni giovani sono entrati all'interno dei palazzi di Provincia e Comune e hanno appeso striscioni di protesta. Per Francesca Puglisi, responsabile scuola Pd, ieri «è scesa in piazza l'Italia migliore»