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Cosa non va, dai prof aggregati alle borse di studio “territoriali”

Soprattutto il governo dovrà impegnarsi a trovare le risorse

31/12/2010
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Il Messaggero

di ALESSANDRA MIGLIOZZI

ROMA - Gli articoli 4, 6, 23 e 26 della riforma dell’università sono da rivedere con successivi provvedimenti perché presentano “criticità”. E, soprattutto, anche dopo che saranno state sanate le incongruenze e gli errori formali contenuti nel testo, il governo dovrà impegnarsi a trovare le risorse per dare attuazione concreta alla legge Gelmini. Così come ha promesso quando ha consentito il via libera al Senato a due ordini del giorno, uno del Terzo Polo, l’altro del Pd, che chiedevano garanzie sui soldi per dare seguito alle novità contenute nella legge. In particolare quelle che riguardano i giovani, dal diritto allo studio ai nuovi contratti a termine dei ricercatori. Napolitano consegna la sua ‘road map’, le sue richieste al governo in poche ma decisive righe. Le sue sono osservazioni, sollecitazioni, ma il ministro Gelmini ha già promesso che ne terrà conto.
L’attuazione della legge, scrive il Capo dello Stato, «è demandata a un elevato numero di provvedimenti, a mezzo di delega legislativa, di regolamenti governativi e di decreti ministeriali», in tutto oltre quaranta. In questo processo, che richiederà mesi, Napolitano invita a affrontare le “criticità” indicate. Si tratta di rimettere mano a quattro questioni: il titolo di professore aggregato (la legge lo modifica e lo abolisce al contempo), le borse di studio “territoriali” volute dalla Lega, i criteri per diventare professori a contratto, gli stipendi dei lettori madrelingua. Alla Camera, durante un tormentato dibattito, sono entrati nel testo alcuni errori e incongruenze.
Ad esempio all’articolo 4, che istituisce un apposito Fondo per il merito degli studenti, la legge, spiega Napolitano, appare «non pienamente coerente con il criterio del merito nella parte in cui prevede una riserva basata anche sul criterio dell’appartenenza territoriale». Cosa è accaduto? Alla Camera la Lega ha voluto far passare un emendamento che prevede che il 10% delle borse erogate per merito devono andare a giovani che studiano nel territorio di residenza. Ma che c’entra il merito con l’indirizzo di casa? Il Colle chiede un ravvedimento. All’articolo 6 va poi sanata l’incongruenza, emersa con forza durante il dibattito al Senato, con l’articolo 29. Si parla di professori aggregati: il titolo viene attribuito, in base ad una legge del 2005, a ricercatori, assistenti del ruolo e tecnici laureati che tengono dei corsi nelle università e che hanno già insegnato per almeno tre anni. La riforma Gelmini, all’articolo 6, modifica questa disposizione, all’articolo 29 abolisce i professori aggregati. Una incongruenza a cui il ministro ha già promesso che sarà posto rimedio. All’articolo 23, si parla di professori a contratto, il Colle fa notare che la legge «nel disciplinare i contratti per attività di insegnamento, appare di dubbia ragionevolezza nella parte in cui aggiunge una limitazione oggettiva riferita al reddito ai requisiti soggettivi di carattere scientifico e professionale». La riforma prevede che per l’accesso ai contratti sia necessario avere un reddito «annuo non inferiore a 40mila euro lordi». Il riferimento al reddito appare improprio.
L’ultima bacchettata riguarda l’articolo 26 e i lettori madrelingua presenti nelle università. La legge Gelmini dà un’interpretazione autentica del decreto con cui nel 2004 si intervenne sui loro compensi: vengono garantiti gli arretrati, anche se in misura minore a quelli richiesti dai lettori, e si cancellano, con un colpo di spugna, i contenziosi in atto nei tribunali. Napolitano chiede che si intervenga sul tema in termini «non equivoci e corrispondenti al consolidato indirizzo giurisprudenziale della Corte Costituzionale». Il Capo dello Stato fa riferimento anche a due ordini del giorno approvati al Senato tesi a garantire le risorse per dare seguito alla riforma. Resta “importante”, dice, l’iniziativa del governo per far fronte agli impegni presi. Il Pd aveva chiesto garanzie economiche per la copertura dei nuovi contratti a termine dei ricercatori. Il Terzo Polo soldi per coprire novità come il Fondo per il merito degli studenti e le iniziative per innalzare la qualità degli atenei.