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Critiche dai sindacati “Troppi esclusi”

Lasciati fuori interinali e co.co.co.

28/08/2013
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La Stampa

[R. I.]

ROMA

«Inaccettabile» è la parola ricorrente, nelle dichiarazioni affidate alle agenzie di stampa. E a pronunciarla, con toni minacciosi e annunci di «battaglie», sono tutti quei sindacati - soprattutto la Cgil e le organizzazioni di base - che si sono messe a leggere nelle pieghe del decreto sui precari della pubblica amministrazione e hanno scovato «sacche» di trascuratezza, con categorie intere escluse dal beneficio dell’inquadramento. Ad alzare la voce è soprattutto il Nidil-Cgil, il sindacato che raccoglie i lavoratori atipici (precari per eccellenza) e che lamenta l’esclusione dei «lavoratori in somministrazione (ex interinali) e dei co.co.co.». Di «beffa» parla, invece l’Unione sindacale di base (Ubs) specialmente per i ricercatori e critica la norma che prevede la possibilità di bandire concorsi pubblici a titoli ed esami con la riserva del 50% dei posti per i lavoratori che abbiano maturato almeno tre anni di contratti a tempo determinato, lasciando fuori gli altri. Anche un sindacato strutturato e forte come Flc-Cgil (l’ex Cgil scuola) è critico con il provvedimento e per le stesse ragioni: «A fronte della grande enfasi posta dal presidente del Consiglio sulla necessità di una selezione - dice il segretario Mimmo Pantaleo - è inaccettabile che si costringono i precari di università e ricerca a un ennesimo concorso anche laddove hanno già superato prove concorsuali ed esistendo strumenti contrattuali di tenure track (cioè i titoli acquisiti che giustificano al riconferma di un ricercatore, ndr) che dovrebbero essere esigibili». Quanto al Codacons, che privilegia la via delle carte bollate, il decreto lascia fuori dalla stabilizzazione decine di migliaia di precari della scuola. «Scegliere i “migliori” tra coloro che hanno avuto un contratto a tempo determinato, vuol dire dimenticare e ignorare i precari storici della scuola che, nonostante le numerose sentenze dei Tar, non hanno avuto riconosciuto il diritto al ruolo».