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Crociata degli studenti americani “Bollino sui brani shock per Gatsby e i classici”

Un sistema che segnali i passaggi razzisti, hard o violenti dei capolavori letterari Lo chiedono gli universitari americani. A ribellarsi, questa volta, i professori

21/05/2014
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la Repubblica

Jennifer Medina

SANTA BARBARA
È OPPORTUNO che gli studenti che si accingono a leggere Il grande Gatsby siano avvertiti della presenza di «scene che trattano di violenza cruenta, sgradevole e misogina», come ha proposto uno studente della Rutgers University? Dovrebbe ogni libro che tratta di razzismo, come
Le avventure di Huckleberry Finn , essere preceduto da un allerta? È necessario che le immagini sessuali della mitologia greca siano accompagnate da un’etichetta di monito?
In questi mesi, le università di tutto il Paese sono alle prese con richieste degli studenti perché si adottino espliciti avvisi sul fatto che il materiale che leggeranno o vedranno in classe potrebbe turbarli, o scatenare sintomi di disturbo post-
traumatico da stress in chi ha subito uno stupro o sia reduce di guerra. Gli avvertimenti, le cui radici ideologiche affondano nel pensiero femminista, hanno avuto particolare seguito all’University of California a Santa Barbara, dove l’organo di rappresentanza studentesca ne ha formalmente richiesto l’adozione. Ma ci sono state richieste simili all’Oberlin College, nelle università Rutgers, George Washington e del Michigan e in altre ancora.
Il dibattito fa infuriare molti professori. Per loro, va data fiducia al buon senso dei docenti e bisogna ricordare che proma
vocare rientra nei loro compiti. «Ogni decisione che miri a stabilire degli avvertimenti da estendere a tutto il campus è incompatibile con la libertà accademica », dice Lisa Hajjar, che all’University of California insegna sociologia. «Ogni allievo può chiedere soluzioni che rispettino la sua sensibilità,
presumere che gli studenti non debbano essere forzati a trattare con qualcosa che li mette a disagio è assurdo se non addirittura pericoloso».
Bailey Loverin, studentessa a Santa Barbara, dice che l’idea di estendere a tutto il campus degli allerta le è venuta a febbraio, dopo che un professore
ha mostrato un film che descriveva uno stupro. Lei stessa ha subito abusi, ma sebbene non si sia sentita minacciata dal film, ha voluto far presente al docente che gli studenti avrebbero dovuto essere avvisati. Loverin fa una distinzione tra mettere in guardia gli allievi sul rischio che dei materiali potrebbero risvegliare il ricordo di traumi subiti — come le torture e la guerra, dal momento che molti studenti a Santa Barbara sono ex combattenti — e applicare delle etichette di monito su opere letterarie famose, come è stato proposto da altri. Le critiche più aspre riguardano infatti la possibilità di applicare gli allerta ai materiali più diffusi nei programmi universitari. Tra i libri suggeriti, ci sono Il mercante di Venezia di Shakespeare (contiene antisemitismo) e La signora Dalloway di Virginia Woolf (affronta il tema del suicidio).
L’allerta ha la sua genesi su Internet. Blog e forum femministi se ne servono da oltre un decennio per segnalare che sarebbe preferibile evitare certi articoli o certe immagini online. Chi vuole adottare lo stesso metodo nei campus vorrebbe quell’etichetta sui programmi. E il tema è stato affrontato anche al Wellesley College, do-
po che la scuola ha installato la scultura di un uomo in mutande e centinaia di studenti hanno firmato una petizione per farla togliere, esprimendo il timore che la statua potesse «scatenare in alcuni il ricordo di molestie sessuali».
All’Oberlin College, in Ohio, è circolata invece una proposta che chiedeva ai professori di inserire degli allerta nella descrizione dei loro corsi. «Siate consapevoli del razzismo, del classismo, del sessismo, dell’eterosessismo, del cissessismo (riguardo i transessuali), dell’abilismo (riguardo chi usa sedie a rotelle) e di altre tematiche di privilegio e oppressione», si legge nella proposta, «e rendetevi conto che ogni forma di violenza è traumatica, che prima delle vostre lezioni gli studenti hanno avuto una vita e hanno un vita fuori dell’aula: esperienze che voi potreste non immaginare né comprendere
». E si cita Il crollo di Chinua Achebe, ambientato nella Nigeria di epoca coloniale, che «pur essendo un trionfo letterario che tutti dovrebbero leggere » potrebbe «offendere quei lettori che sono stati vittime di razzismo, colonialismo, persecuzioni religiose, violenza, suicidio e altro». In seguito alle rimostranze di diversi professori la proposta è stata eliminata da un sito dell’università, in attesa di essere attentamente rivista da un’apposita task-force composta da docenti e studenti. © New York Times
( Traduzione di Marzia Porta)