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da didaweb - il freddo 2002 - di A.Limonciello

buon anno a tutti vi auguro di realizzare quanto desiderate ma vi auguro anche di incontrare cose non aspettate nella vita privata come nella comunita' didaweb sorprese che rendono incerti e audac...

08/01/2002
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Didaweb

buon anno a tutti
vi auguro di realizzare quanto desiderate
ma vi auguro anche di incontrare cose non aspettate
nella vita privata come nella comunita' didaweb
sorprese che rendono incerti e audaci insieme,
auguro insomma un 2001 sconvolgente
perche' non possiamo essere sempre, o solo, noi stessi
......
......
buon sconvolgimento a tutti"

furono questi i miei auguri per il 2001.
Oggi leggo e mi interrogo su quelle parole, cosa era quell'augurio, quale
sentire rappresentava?

Era una bolla di pressione sotterranea, di quelle che si formano sotto la
mia terra prima delle eruzioni, un groviglio di IO, io, IO che da un po' di
tempo si sbracciano, corrono, pretendono, attendono, sbuffano per le mancate
soddisfazioni dei tanti desideri allevati quotidianamente nel sistema
informativo.
Sono sempre troppo le aspettative,
non c'e' tempo,
non si concede tempo e non si sa aspettare.
Sono sempre tante le verita' per un evento, infinite interpretazioni
legittimate dalle forme dell'informazione, dall'assenza di codici condivisi
e conosciuti; l'interdipendenza degli eventi a livello di
globo ci espone, ci espropria, genera sospetti, ognuno tende a crearsi, come
naturale necessita', la verita' piu' comoda.

Era la naturale dimensione del desiderio sogno da realizzare senza
sacrificio, voglio tutto, lo voglio ora e qui, e con tutto il mondo senza
miserie e senza guerre. Da questa dimensione del sogno c'e' chi chiede per
se spazi liberi per correre, possedere, fecondare senza sosta e senza limiti
e c'e' chi prende la strada della protesta contro il perpetrarsi inesorabile
delle stesse gerarchie, contro l'imposizione di modelli, contro il
mecccanico cinismo del sistema assunto a valore indiscusso.
[C'e', e' vero, una estrema minoranza alla ricerca della coerenza, che non
dice senza fare, che abbandona e si rigenera, per esempio nel volontariato a
tempo pieno nel proprio paese come nei paesi del terzo mondo; questa
minoranza forse si realizza, ma non intacca il sistema che anzi la presenta
come parte edificante di se, percio' gli dedica elargizioni e copertine di
rotocalchi ].

Era l'umanita' disposta a correre il rischio di sfracellarsi.
Non vuole piu' aspettare, costi quel che costi ci vuole provare.

Ecco cosa sentivo negli auguri 2001.

I poteri, narici dilatate esposte al cielo, sentivano, tremavano, si
consultavano, assistevano a piccole eruzioni da Seattle a
Ramallah, da Kabul a Genova, ma non era il momento, poi l'accelerazione si
presento' sui 4 aerei caduti dai cieli americani.
Dopo quel giorno tutto divenne piccolo e insignificante, soffocato dalla
polvere delle torri il movimento noglobal, dimenticati i blackblock, le
provocazioni e le morti, tutto derubricato a dilettantesche esercitazioni.
L'inquietudine materializzata in spettacolo amplificato, ripetuto,
ritualizzato e distribuito in tutte le parti del mondo trasferisce, sublima,
gela, diventa potente sonnifero. L'occasione e' colta al volo dai poteri, il
globo ha un punto focale, li' essi possono
esercitare una certa efficacia, essi sanno che ne usciranno rafforzati e
legittimati. Buona occasione per ricordare anche chi e' il capitano e qual
e' la rotta. Non molleranno l'osso, troppo ghiotta l'occasione:
prolungheranno tempi e spazi di intervento.
Tutte le speranza possono attendere, sono sospesi i sogni, i diritti, le
democrazie, e' il grande freddo di questo inizio 2002.
E l'Italia?
L'Italia e' da sempre anello debole, la democrazia non e' un valore per
molti suoi cittadini, l'Italia, con ampio consenso popolare
fa prove di fascismo, un fascismo nuovo che si afferma democraticamente
attraverso la precostituzione del consenso, un fascismo che non agisce con
sommosse e manganelli, ma che demolisce lo stato etico e cancella i sogni
incompatibili della carta costituzionale (il fatto che al governo partecipi
Alleanza Nazionale e' un puro incidente della storia, il fascismo e'
rappresentato piu' fuori che dentro questa organizzazione politica).
La pericolosita' del processo in atto e' rappresentata da 3 elementi:
Il primo elemento e' proprio il mancato riconoscimento del fenomeno, cioe'
la societa' si pensa, si definisce democratica e libera proprio mentre
riduce le liberta'.
La societa' crede che queste riduzioni di liberta' non intaccheranno la
sostanza della vita, si sente sicura, pensa che in ogni momento puo' tornare
indietro, appena ne avra' necessita' tornera' indietro; prima la solidita'
degli interessi privati, dopo, ma solo se c'e' la possibilita', si pensa al
voluttuario come il rispetto del territorio, la sussidiarieta', il rispetto
del diverso, ecc..
Il secondo elemento e' l'informazione.
Il precedente governo, come si conviene al ruolo dell'informazione in una
democrazia moderna, era tutti i giorni sotto esame. L'attuale governo no, e
questo perche' esso e' il frutto di un patto tra grandi
elettori che controllano la maggioranza dei mezzi di informazione (fra
qualche mese avranno il controllo totale anche della RAI).
Chi ha costruito questa condizione si e' preso un'enorme responsabilita',
infatti noi oggi dobbiamo sperare nella bonta' del capo del governo, sperare
che conceda spazi alla informazione diversa, al pensiero divergente.
Non possiamo contare su un solido sistema di controllo democratico ma siamo
alla merce' della generosita' di chi detiene il potere.

Il terzo elemento e' rappresentato da un concetto: il voto popolare
legittima tutto, in fondo se si fa del bene al popolo che c'e di male, fra 4
anni ci saranno altre elezioni, e il popolo decidera' di nuovo.
Si usa ovunque e per qualsiasi argomento, dalla questione morale agli
equilibri tra i vari poteri dello stato, dall'impostazione di un nuovo
percorso di riforma della scuola all'amministrazione della giustizia
.......... quindi una maggioranza politica risponde solo al suo blocco
sociale. Chi non ne fa parte perde non solo perde delle elezioni ma anche
dei diritti. E' questo il punto di partenza per il ritorno delle scuole
speciali, il declassamento della scuola pubblica, la nascita del ticket
scolastico e il ritorno di quello sanitario, la caccia agli immigrati, la
non solidarieta' delle regioni ricche verso le regioni povere, la divisione
tanto profonda da rendere impossibile il passaggio tra formazione ed
istruzione. Chi merita di contare conti, sara' lui a decidere se poi vuole
concedere qualcosa agli esclusi. Aumentare la dipendenza dei piu' deboli
vuol dire rafforzare il controllo sociale. Questa strategia sa che puo'
contare sul fatto che gli esclusi saranno una minoranza della societa',
quindi elettoralmente debole. E' il puro esercizio della forza, il 2002 come
l'alba della preistoria.

L'anno scorso l'inquietudine prendeva la forma di una necessita' di un
agire in fretta, di sbrindellare la melassa in cui eravamo immersi, c'era
una certa baldanza che accomunava privato e politico, una vitalita' che
pero' sapeva di muoversi sotto un cielo dall'orizzonte plumbeo.
Gli sconvolgimenti ci sono stati, ma sono stati mortiferi, catastrofici,
oppressivi.
Se in qualche modo l'anno scorso si evocava un atto di forza, quest'anno
l'inquietudine e' attonita, si distende sulle macerie, prende la forma
dell'insufficienza, dell'incapacita' di trovare soluzioni, della paura di
non farcela, di trovarsi davanti al tramonto di un sogno.
La deflagrazione ha assorbito molta energia, il didaweb, sensibile
sismografo, ha registrato le angosce, gli urli, gli appelli accorati, le
reazioni composte e quelle sguaiate, i tentativi di analisi e di proposta.
Tutto questo e' tanto per gli strumenti che abbiamo ed e' poca cosa per le
necessita' che si distendono davanti a noi.
La stessa scuola di cui ci occupiamo e' metafora emblematica.
Tanti hanno pensato di fermare un incubo incombente: l'applicazione di una
legge di riforma approvata dal parlamento.
Sembrava un pensiero liberatorio, ma come stiamo adesso?
Tutti avevamo, e tuttora abbiamo, coscienza che alla scuola italiana
bisogna mettere mano. Si era realizzato un processo veloce, troppo veloce si
disse, c'era bisogno di meditare, riflettere, aggiustare, dare delle
soddisfazioni.
Ora ci si accorge che i nuovi venuti non hanno la bacchetta magica, neppure
idee brillanti, anzi sono goffi, impacciati, balbettano.
Per arrivare al potere hanno smosso il fango delle paludi, ed ora i mostri
del profondo chiedono soddisfazioni che forse fanno orrore anche a loro.
Non aggiustamenti ma sconvolgimenti, si riparte da zero, c'e' la
necessita' di cambiare rotta, si ricomincia con un processo che ci si
illudeva potesse essere semplice e rapido e invece si presenta subito con
tutte le incognite e con tutta la pesantezza del passato.
Anzi di piu', perche' se Berlinguer avviava una percorso senza movimento
riformista ma circondato da un clima di speranza, la Moratti e' costretta a
ripetersi, e pure senza utopia, senza passione, senza innamorati.
La Moratti non ha intorno quelle energie e quella generosita' di cui le
grandi opere hanno bisogno. Questo forse piu' di altro deve far capire di
che operazione si tratta.

Se solo un anno fa avevamo un percorso da compiere -un percorso che a molti
stava stretto, che ad alcuni non piaceva affatto, ma che era il frutto di 5
duri anni di ascolti, mediazioni di ogni sorta, fatica, tanta fatica per
mettere insieme quello che un mondo plurimo, mutante, mai pacificato ha
espresso a mezza voce o a volte urlando- oggi siamo nell'incertezza
profonda.
Non e' possibile realizzare la proposta Bertagna senza un intervento
legislativo, un processo di riforma da portare in parlamento non prendera'
meno di 3-4 anni, il che vuol dire che ci ritroveremo alla fine della
legislatura nelle stesse condizioni di quella precedente.
Questa storia si ripete da 34 anni. E' una lezione che dobbiamo pur
imparare.
Forse alla fine lo stesso governo ci rinuncera', intanto l'augurio per noi
e' di trovare la forza, le motivazioni, saper indicare soluzioni
possibili, avere la capacita' di trovare una forma per esprimerci.