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da L'Espresso-Letizia Moratti ministra fildiferro -di Eugenio Scalfari

Letizia Moratti ministra fildiferro Ha cancellato i cicli varati da Berlinguer. Pensa a una scuola-azienda ma non sa come farla. E intanto arruola cardinali di Eugenio Scalfari A Letizia M...

03/01/2002
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L'Espresso

Letizia Moratti ministra fildiferro
Ha cancellato i cicli varati da Berlinguer. Pensa a una scuola-azienda ma non sa come farla. E intanto arruola cardinali

di Eugenio Scalfari

A Letizia Moratti sono stati dati vari soprannomi; accade così per quasi tutti i personaggi e lei certamente lo è. L'ho incontrata un paio di volte quando era presidente della Rai; mi sembrò che avesse imparato in breve tempo le tecniche d'una grande azienda di telecomunicazione e i complessi problemi che ne derivavano. Il fatto che la Rai fosse di proprietà pubblica non mi pare che ai suoi occhi facesse differenza: un'azienda è un'azienda e ciò che conta è che operi come tale. Poi la incontrai ancora in una trasmissione televisiva in cui si faceva un po' di storia e di analisi del capitalismo italiano, ma ne sapeva poco o niente, ripeteva concetti banali, preoccupata soprattutto di dire bene il quasi nulla che conosceva dell'argomento.

Secondo me la signora Moratti ha uno scheletro di fil di ferro; non so se sia un complimento, forse per lei lo è; attraverso quella rete fatta di materia ferrigna passano impulsi elettrici e si formano campi magnetici. I sentimenti direi di no, col ferro sono incompatibili. Del resto per un perfetto manager - specie se donna - i sentimenti sono del tutto opzionali e piuttosto pericolosi da maneggiare; meglio escluderli dal proprio sistema psicofisico. Probabilmente esser costruiti col fil di ferro è causa e contemporaneamente effetto di una nevrosi, ma chi non ha una nevrosi? Napoleone, per dire, era un nevrotico all'ennesima; Letizia Moratti, probabilmente, anche. "Toutes proportions faites".

Da qualche mese, per sua scelta come lei continua a ripetere, tra tanti incarichi prestigiosi offerti da Berlusconi ha deciso di fare il ministro dell'Istruzione. Come prima decisione ha preso quella di togliere l'aggettivo "pubblica" dall'intestazione del ministero, dimenticando che in Inghilterra chiamano pubbliche anche le scuole private. Ma lei è fatta così: l'azienda è l'azienda, gli aggettivi non la qualificano, quindi è meglio abolirli.

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La prima cosa che ha fatto appena nominata ministro è stata quella di sospendere i nuovi cicli scolastici già adottati con legge del Parlamento nell'ambito della riforma proposta dal suo predecessore Luigi Berlinguer.

I cicli non sono che l'espressione organizzativa di una certa idea di scuola, perciò vengono disegnati a coronamento di una riforma la quale, come qualunque tipo di costruzione, deve cominciare dalle fondamenta. Ma donna Letizia pensò bene di cominciare dal tetto: volendo demolire poteva andar bene anche così.

Ma il primo guaio è sopraggiunto quando il ministro ha voluto passare alla costruzione dei nuovi cicli senza ancora avere in testa una sua idea di scuola. Ne è nata una gran confusione con cicli accavallati l'uno sull'altro e diminuzione degli anni di scuola superiore da cinque a quattro. In più una biforcazione tra i tredici e i quattordici anni degli alunni per la scelta della scuola superiore o del corso di istruzione professionale.

Il disegno è questo, per confuso che sia, ma - dice il ministro - per ora è soltanto una proposta tutta da discutere e probabilmente da modificare. L'essenziale per lei è che i cicli di Berlinguer siano stati cancellati; che cosa verrà dopo lo si vedrà.

Naturalmente c'è dell'altro. C'è il tempo pieno per gli alunni che è diventato opzionale e chi lo vuole se lo paghi. Le ore di lezione sono state ridotte. Le commissioni per gli esami di Stato saranno tutte formate da docenti interni. Dai licei classici è stata tolta la matematica, da quelli scientifici il latino; per abbreviare la scuola superiore da cinque a quattro anni. Se non basta si toglierà qualche altra cosa. I professionali si divideranno tra ore passate negli istituti e "stage" nelle aziende che faranno richiesta di apprendisti. Gli sponsor saranno incoraggiati a intervenire anche nel finanziamento delle scuole superiori ma meglio ancora se investiranno nella creazione di scuole private. Queste ultime saranno sovvenzionate dai "bonus" concessi largamente alle famiglie.

Infine tutta la legislazione scolastica passerà alle Regioni. Questo l'ha deciso Bossi con la devolution ma la Moratti l'ha accettato senza fiatare. La sua riforma richiederà tempo, terminato il quale anche la legislatura volgerà al termine. Dopo di me il diluvio, disse Luigi il Beneamato. Anche la donna fildiferro la pensa così?

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I giovani - studenti e non - intanto protestano. Non vogliono la scuola-azienda. Ma il ministro ha in testa solo quel modello. Quale ne sia il contenuto lei stessa non sa spiegarlo. Certo scegliere un vescovo come relatore agli Stati generali della scuola pubblica (e che vescovo!) e un cardinale come presidente della commissione per la deontologia degli insegnanti, è una bella partenza. Ma ne vedremo ben altre perché cose da fare non mancano.

Comunione e liberazione applaude, i grandi giornali deprecano la protesta di piazza dei giovani e l'opposizione dell'opposizione. In fondo - dicono - anche la scuola dovrebbe essere un tema bipartisan.

Roba da matti.

03.01.2002