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da Tuttoscuola del 21 gennaio

SOMMARIO 1. Proposta Moratti: la delega ci sara', di 18 o 24 mesi 2. Viale Trastevere: Aprea all'attacco, Moratti media 3. Obbligo scolastico a 16 anni? Attenzione alle leggi sull'obbligo 4. Fo...

21/01/2002
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SOMMARIO

1. Proposta Moratti: la delega ci sara', di 18 o 24 mesi
2. Viale Trastevere: Aprea all'attacco, Moratti media
3. Obbligo scolastico a 16 anni? Attenzione alle leggi sull'obbligo
4. Formazione universitaria degli insegnanti: stop al mercato dei
concorsi
5. Le imprese pagheranno gli stages?
6. Iscrizioni, il rebus delle eta'
7. Scuola dell'infanzia: un anticipo che fa discutere
8. Primina, ecco la mappa di chi la frequenta
9. Rischio commissariamento se non si approva il bilancio entro il 15
febbraio

1. Proposta Moratti: la delega ci sara', di 18 o 24 mesi

Se ne era parlato subito dopo il Consiglio dei Ministri che aveva
rinviato l'approvazione del disegno di legge Moratti: il governo era
intenzionato a ricorrere alla delega, cioe' una legge quadro da far
votare al Parlamento che lascia all'esecutivo il compito di definire
il provvedimento nel dettaglio.
E delega sara', nonostante qualche mugugno anche all'interno della
maggioranza. Il testo che verra' presentato nuovamente al Consiglio
dei Ministri nei prossimi giorni dovrebbe essere sostanzialmente
uguale a quello presentato l'11 gennaio, con qualche aggiustamento qua
e la', ma conterra' l'esplicita previsione di delegare il governo ad
emanare appositi provvedimenti successivi (decreti legislativi) per la
graduale attuazione della legge.
Per i decreti delegati dovrebbe essere previsto un tempo massimo di 18
o forse di 24 mesi. Prima che il testo arrivi alle Camere, vi dovrebbe
essere un passaggio in Conferenza Stato-Regioni, visto il rilievo
delle competenze anche in materia di istruzione e formazione che la
legge costituzionale n. 3/2001 ha assegnato alle Regioni.
La scuola conosce gia' la strada dei decreti delegati. Ne fu investita
con quella che nella storia della Repubblica e' stata finora la
riforma di carattere generale piu' importante per il sistema
scolastico: nel 1973 fu varata una legge delega (n. 477) di riforma
dell'organizzazione del sistema scolastico e il 31 maggio 1974 -
ministro della pubblica istruzione era Franco Maria Malfatti - furono
emanati cinque decreti delegati che, oltre a riformare molti aspetti
di stato giuridico del personale scolastico, introdussero per la prima
volta nel sistema di istruzione nazionale gli organi collegiali, la
sperimentazione e l'aggiornamento.

2. Viale Trastevere: Aprea all'attacco, Moratti media

Da qualche tempo si ha l'impressione che tra il "tecnico" ministro
Moratti e il "politico" sottosegretario Valentina Aprea, gia'
responsabile scuola di Forza Italia, si sia istituito un rapporto
complesso, e non necessariamente concordato. Cosi', mentre il ministro
si muove alla ricerca di un piu' ampio consenso da parte dei diversi
soggetti sociali (sindacati, associazioni professionali,
volontariato), istituzionali (Regioni, altri Ministeri) e politici
(altri partiti della maggioranza) interessati ai processi riformatori,
il sottosegretario - che ha peraltro ricevuto dal ministro una delega
amplissima - sembra operare in una logica piu' centrata
sull'iniziativa diretta e non concordata, sul gioco d'anticipo e
d'attacco, anche a costo di suscitare dissensi e polemiche non solo
con l'opposizione, ma anche tra le forze che sostengono la maggioranza
di governo.
Esempi di questa duplice linea all'interno della politica scolastica
del governo non mancano: dalle disposizioni contenute nella legge
finanziaria (la posizione dura sostenuta dalla Aprea aveva finito per
compattare i sindacati contro il governo) alla gestione delle proposte
contenute nel rapporto Bertagna, sponsorizzato dalla Aprea. Il
ministro Moratti si e' trovato cosi' a fronteggiare forti dissensi da
parte di AN e del CCD su vari punti, dal taglio del liceo all'anticipo
dell'eta' di iscrizione alla scuola dell'infanzia ed elementare.
Ultimo episodio e' quello della cadenza biennale della scuola di base
e delle (eventuali) bocciature, annunciata dalla Aprea venerdi'
scorso. La proposta sta suscitando perplessita' di vario tipo:
l'attuale scuola elementare italiana, che ha praticamente eliminato le
bocciature, e' anche quella che regge meglio i confronti
internazionali, mentre la scuola media - che da noi e' piu' selettiva
di quella di altri Paesi - ottiene risultati comparativamente
peggiori.

3. Obbligo scolastico a 16 anni? Attenzione alle leggi sull'obbligo

La nuova legge sui cicli mandera' in soffitta diverse "vecchie" norme
sulla scuola, ma il testo ministeriale in preparazione non le
individua chiaramente, con il rischio di creare conflitti di
competenze e di interpretazioni o di far vivere teoricamente un
sistema parallelo. Non basta infatti abrogare la legge n. 30/2000 -
come prevede la bozza della proposta Moratti - , se non si elencano
anche altre norme da cancellare.
Ad esempio, la legge n. 9/1999 che prevedeva di elevare l'obbligo
scolastico a 10 anni complessivi di frequenza nella scuola e' stata
corretta proprio dalla legge sui cicli (30/2000) che ha ridotto
l'obbligo a 9 anni complessivi. Abrogata quest'ultima, rivive pero'
l'obbligo scolastico di 10 anni, escludendo anche la formazione
professionale come canale utile per l'assolvimento di tale obbligo.
La stessa legge 144/1999 disciplina l'obbligo formativo fino a 18
anni, con possibilita' di ricorso a diversi canali, non tutti previsti
dalla nuova proposta. Norme precedenti prevedono poi l'esame di
licenza elementare, quello per la qualifica professionale, ma della
loro abrogazione non si parla nel nuovo testo. E si potrebbe
continuare ancora...
Come gia' accennato, la conseguenza piu' paradossale del mancato
coordinamento delle norme sarebbe la rinnovata vigenza dell'articolo 1
della legge n. 9/1999 sui 10 anni di obbligo scolastico, obbligo che
scatterebbe addirittura a partire dal prossimo mese di settembre, dato
che i 9 anni erano previsti solo in via transitoria, "fino
all'approvazione di un generale riordino del sistema scolastico e
formativo". Una prospettiva che vanificherebbe uno degli obiettivi
piu' importanti del programma di politica scolastica della Casa delle
liberta', quello di offrire agli allievi provenienti dalla terza
media, accanto al canale liceale, un secondo canale di formazione
professionale di pari dignita' per durata, consistenza formativa,
valore nazionale delle qualifiche e dei titoli.
La palla ora ai tecnici degli uffici legislativi, che hanno tempo e
modo per provvedere.

4. Formazione universitaria degli insegnanti: stop al mercato dei
concorsi

Il progetto di formazione universitaria degli insegnanti e' senza
dubbio una delle proposte piu' innovative del testo del ministro
Moratti che il governo sta esaminando prima di dare il via libera
all'esame delle Camere.
Una proposta che da' continuita' e spessore alle intuizioni e alle
esperienze operate dalla precedente amministrazione di Berlinguer e De
Mauro, ma che nello stesso tempo compie un decisivo salto di qualita'.
Primo obiettivo della proposta e' dare pari dignita' di formazione
universitaria a tutti i docenti, indipendentemente dall'ordine di
scuola di destinazione: una premessa per la piena attuazione
dell'unicita' della funzione docente, oggi solo virtuale. In
prospettiva potrebbe esserci la rivoluzione del ruolo unico degli
insegnanti. I sindacati della scuola trovano dunque una concorrente
imprevista proprio nel ministro, che propone una soluzione di equita'
per la categoria, che forse avrebbero dovuto avanzare per primi loro.
Moratti conferma anche la programmazione degli accessi alle facolta'
di formazione degli insegnanti, secondo le accertate necessita' di
organico degli insegnanti nelle varie scuole. Un numero chiuso che
dovra' prevedere anche la selezione degli studenti in base al possesso
di specifici requisiti e di accertamento della preparazione.
Una soluzione complessiva "alla tedesca" (dalla formazione
universitaria di eccellenza direttamente al posto di lavoro senza
selezione e concorso) che configura la fine dell'attuale mercato dei
concorsi e della precarieta' del sistema di reclutamento.

5. Le imprese pagheranno gli stages?

Gli industriali che hanno salutato positivamente la proposta Moratti
di introdurre per gli studenti della secondaria l'alternanza
scuola-lavoro (art. 5 del testo che il governo deve approvare) saranno
anche disposti a spendere qualcosa per favorire i periodi di tirocinio
e stage presso enti o imprese?
Ad esprimere la soddisfazione del mondo delle imprese per la proposta
di riforma della scuola era stato, tra gli altri, Claudio Gentili,
dirigente dell'area della Formazione della Confindustria, al convegno
nazionale dei "Poli qualita'" a Nola (NA), organizzato dalla Direzione
scolastica regionale per la Campania dal 14 al 16 gennaio.
Nel corso dello stesso convegno - "Progetto Qualita' e Sviluppo locale
nelle Regioni meridionali" - il prof. Renato Di Nubila, docente
dell'Universita' di Padova e tra i maggiori esperti del settore, ha
tuttavia criticato l'idea ministeriale di porre a carico delle aziende
un contributo per gli stages dei ragazzi, anche se sotto forma di
borse di studio.
L'idea del contributo, ha precisato il docente, pur apprezzabile nel
merito perche' corrisponde anche alla prestazione che gli studenti in
stage forniscono alle aziende, e' impraticabile allo stato attuale. Le
imprese - ha sottolineato Di Nubila sulla base della propria
esperienza in materia, collaudata in diverse regioni italiane e
soprattutto nel Nord-Est - non accetteranno di spendere un euro per
favorire gli stages e i tirocini formativi dei ragazzi.
Occorrera' dunque tempo perche' maturi una nuova cultura del rapporto
scuola-lavoro nel mondo delle imprese. Ne tenga conto il MIUR se vuole
evitare un flop su un'idea che merita certamente di essere sviluppata.

6. Iscrizioni, il rebus delle eta'

Gli anticipi scolastici previsti dal ministro Moratti fanno ancora
discutere, suscitando consensi e perplessita'. Con riferimento al
testo ufficiale (e ancora provvisorio) del ministero facciamo un po'
d'ordine tra date e scadenze.
Scuola dell'infanzia: oggi si possono iscrivere i bambini che compiono
tre anni entro il 31 gennaio; con la riforma potranno iscriversi anche
quelli che li compiono entro il 30 aprile. Cio' significa che il primo
giorno di scuola entrano in sezione anche bambini di due anni e
quattro mesi (attualmente i piu' piccoli che entrano hanno due anni e
otto mesi).
Scuola primaria: oggi sono obbligati a iscriversi bambini che abbiano
compiuto o compiano sei anni entro il 31 dicembre; con la riforma
potranno iscriversi (si noti quel potranno, che non significa obbligo,
ma possibilita') bambini che compiono sei anni entro il 30 aprile
successivo. Cio' significa che il primo giorno di scuola entreranno in
classe anche bambini di cinque anni e quattro mesi (oggi al massimo
hanno cinque anni e otto mesi).
Nel primo anno di applicazione della legge la possibilita' (non
l'obbligo) di iscrivere bambini in anticipo di eta' e' limitata
soltanto a quelli che compiono sei anni entro il 28 febbraio. E' un
accorgimento per frantumare l'onda di iscrizioni in piu' (vedi
"TuttoscuolaNEWS" n. 33 del 14 gennaio). Se avverra' da subito, nel
settembre prossimo potrebbero sedere sui banchi di scuola primaria i
bambini di cinque anni e mezzo, in quanto nati entro il 28 febbraio
1997.

7. Scuola dell'infanzia: un anticipo che fa discutere

La proposta di anticipare la possibilita' di ingresso nella scuola
dell'infanzia fa discutere sindacalisti, psicopedagogisti e politici,
e impegna il ministero a trovare soluzioni adeguate.
Se i bambini potranno entrare nella scuola dell'infanzia a 2 anni e 4
mesi di eta' (sono autorizzati i bambini che compiono gli anni entro
il 30 aprile), qualche problema in piu' sul piano psicopedagogico e
organizzativo ci sara' senz'altro.
La Cisl-Scuola ( www.cislscuola.it ) ha detto no alla proposta,
perche' non vuole compromissioni degli attuali assetti e delle
competenze del personale dell'infanzia ed e' contraria a qualsiasi
forma di ritorno ad un passato che aveva caratterizzato eccessivamente
la scuola dell'infanzia in termini assistenzialistici.
Susanna Mantovani, docente di psicopedagogia all'Universita'
MilanoBicocca e preside della Facolta' di Scienze della Formazione, in
un'intervista a "La Repubblica" ha richiamato l'attenzione
sull'esigenza che negli interventi formativi e assistenziali per i
minori sia salvaguardato il rapporto bambino-adulto, garantendo, come
avviene gia' negli asili nido, un numero basso di bambini per ogni
assistente (uno a otto o dieci al massimo), e ha suggerito al
ministero di evitare una riforma del settore con presenza di bambini
piu' giovani che non adatti contestualmente gli assetti organizzativi.
Il sottosegretario on. Valentina Aprea, ha assicurato che per
sostenere l'anticipato ingresso di bambini piu' giovani nella scuola
dell'infanzia sono previste nuove figure professionali a sostegno
degli insegnanti.
La questione potrebbe dunque portare ad una riconversione
professionale degli insegnanti o ad una loro formazione piu' adeguata
al nuovo ruolo e, parallelamente, ad una riorganizzazione del
servizio, almeno per le sezioni dei bambini di (due) tre anni, con
rafforzamento degli organici per adeguare il rapporto bambino/adulto
alle nuove esigenze psicopedagogiche. Staremo a vedere.

8. Primina, ecco la mappa di chi la frequenta

Questione "primina": le nostre considerazioni (vedi "TuttoscuolaNEWS"
n. 33) hanno richiamato l'attenzione su un fenomeno che in talune
realta' italiane e' scarsamente conosciuto, ma che invece e' molto
diffuso al Sud e in particolare a Napoli (oltre 8.700 se ne avvalgono
nella sola Campania). La tabella allegata, elaborata sulla base di
dati del ministero, da' conto della difforme distribuzione delle
primine nelle regioni italiane
(https://www.tuttoscuola.com/ts_news_34-1.doc
).
Se il ministro Moratti confermera' nei prossimi giorni la sua proposta
di consentire alle famiglie di anticipare di quattro mesi l'ingresso
nella scuola elementare, il fenomeno della primina potrebbe ridursi
sensibilmente o scomparire del tutto. In questo modo i circa 29 mila
bambini (per un errore di trascrizione nella precedente newsletter n.
33 - ce ne scusiamo - abbiamo scritto 290 mila, facendo anche
aumentare da 70 a 700 miliardi il business collegato) che ogni anno
passano direttamente dalla scuola materna alla seconda classe
elementare potrebbero non avere piu' bisogno del "salto". E allora,
addio primina (e business collegato).
Va precisato ancora una volta che l'attuale passaggio, del tutto
legale, e' regolamentato da precise norme ministeriali sugli esami
nella scuola elementare. L'autonomia organizzativa e didattica di cui
hanno beneficiato da sempre le scuole private ha consentito loro di
realizzare la preparazione a scuola dei bambini di cinque anni
destinati all'anticipo. La primina, appunto.

9. Rischio commissariamento se non si approva il bilancio entro il 15
febbraio

In questi giorni le istituzioni scolastiche autonome vivono un
passaggio cruciale per gli adempimenti amministrativi: ricostruzioni
di carriera del personale ex-comunale, trattamento di fine rapporto
(tfr) per i supplenti e, soprattutto, approvazione del programma 2002,
cioe' del bilancio di previsione secondo le nuove regole del
Regolamento di contabilita'.
Per la prima volta le istituzioni autonome dovranno approvare il nuovo
programma secondo criteri e procedure completamente diverse. Termine
ultimo il 15 febbraio prossimo, superato il quale le istituzioni che
non avranno adempiuto saranno a rischio di commissariamento da parte
delle direzioni scolastiche regionali.
Contro questa ipotesi, teorica ma possibile, la Cgil-Scuola (
www.cgilscuola.it ) ha protestato, chiedendo che tale eventualita',
stante l'eccezionalita' del primo anno di applicazione del
Regolamento, sia annullata.
La Fnada (Federazione nazionale dei direttori amministrativi -
www.fnada.it ) ha chiesto al ministero di spostare il termine
dell'approvazione del programma al 31 marzo p.v., in considerazione
del ritardo registrato nella predisposizione della modulistica (con
persistenti incongruenze ed errori) e del pacchetto applicativo
(ancora da perfezionare), e del fatto che in molte regioni non vi e'
ancora stata la comunicazione di assegnazione della dotazione
ordinaria (non tutti gli Uffici Scolastici Regionali hanno ancora
provveduto).