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Intervista Istat Sono una insegnante che ha ricevuto una telefonata da un incaricato dell'Istat. Mi chiedeva di sottopormi a un questionario telefonico informativo commissionato dal ministero ...

17/11/2001
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Intervista Istat

Sono una insegnante che ha ricevuto una telefonata da un incaricato dell'Istat. Mi chiedeva di sottopormi a un questionario telefonico informativo commissionato dal ministero dell'Istruzione (non più "Pubblica"). La telefonata era anticipata da una lettera (che io non ho ricevuto, ma altre mie colleghe sì) che spiegava i motivi dell'indagine. Oltre a domande riguardanti la conoscenza del funzionamento della scuola, del suo ordinamento, la formazione e il reclutamento degli insegnanti, l'obbligo scolastico, si chiedeva la mia opinione circa la possibilità che la scuola insegni solo alcuna materie fondamentali, mentre tutte le altre (lingue, informatica, educazione artistica, ginnastica, musica e altre) vengano sviluppate in corsi privati a pagamento.
Quello che era un dubbio, e cioè che l'istruzione e quindi la formazione culturale, umana e professionale dei giovani venga considerata dall'attuale governo una questione riservata a un'élite economica e una fonte di reddito per alcuni alle spalle delle famiglie, è divenuto piena certezza.
Io credo che il corpo insegnante sia compatto nel rifiutare la logica del profitto applicata all'istruzione che è un diritto fondamentale che ogni Stato veramente democratico dovrebbe garantire a tutti i cittadini. Resta tuttavia il dubbio che, malgrado l'opinione degli interessati (docenti e famiglie), il progetto di riforma segua la strada che si evince dal tipo di indagine fatta.
Inoltre l'intervista aveva una serie di domande strettamente personali. Io non ho avuto remore a dire quello che pensavo sulle varie questioni, ma mi sorge un ulteriore dubbio: l'intervista fatta ha un nome e cognome, un indirizzo e un numero telefonico. Che uso sarà fatto di queste notizie? Non sarebbe stato più corretto inviare ai soggetti un questionario anonimo? Che fine ha fatto il diritto alla privacy per il quale siamo chiamati ad apporre un'infinità di firme in ogni atto? Che ne dice la relativa autorità di vigilanza? Questi dubbi mi vengono rafforzati dalla lettera di un gruppo di docenti dell'istituto auperiore Odescalchi di Roma del 15 novembre sul quotidiano "La Repubblica" nella quale si denunciava l'invito del forzista Fabio Garagnani, rivolto agli studenti, a segnalare tramite un apposito numero telefonico i docenti rei di aver parlato male del governo. Vedremo mai il fondo?
Cordiali saluti,
Maria Leda Pezzoli