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Dall'assemblea nazionale dei DS

di Vittorio Delmoro

04/09/2006
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Mi sembra utile fornire alcune notizie molto personalizzate sull'evento di sabato.
Ho partecipato all'assemblea nazionale dei DS sulla scuola, per il solo fatto che era tenuta all'interno della festa nazionale dell'Unità, che quest'anno si svolge nella mia provincia.
Sono andato con le palle un po' girate dalle notizie giornalistiche sulla Finanziaria che vorrebbe (ancora!) tagliare sulla scuola, giramento confermato dalle due affermazioni con cui Andrea Ranieri ha introdotto l'assemblea : bisogna chiedersi, compagni, come la scuola si lega alla situazione finanziaria in cui versa l'Italia e ricordare che al senato abbiamo solo un voto in più. Affermazioni che ho interpretato come un mettere le mani avanti, pronte a parare la protesta non solo del movimento, ma di tutta la scuola, quando la Finanziaria avrà di nuovo tagliato cattedre e altre spese definite come inefficienze.
Il giramento s'è fatto vorticoso quando il viceministro Mariangela Bastico ha affermato che il ministero ha in mano tutta la situazione, conosce tutto il pianeta scolastico, ogni singola classe di ogni singola scuola; ho dunque ascoltato come una minaccia (la famosa spada di Damocle) la sua volontà di tagliare chirurgicamente solo là dove i numeri non raggiungono la sufficienza di 12 alunni per classe, senza trovarsi nelle situazioni geografiche delle deroghe.
Dunque non si taglierà con criteri generici, e i tagli saranno chiamati eliminazione degli sprechi per il recupero di fondi da reinvestire nella scuola; insomma, una partita di giro.
Per fortuna la musica è cambiata quando sono iniziati gli interventi dal pubblico (e che pubblico!).
In particolare quello di Enrico Panini, che ha definito pessimo il dibattito iniziato attorno alla legge finanziaria e ha ricordato le aspettative che il mondo della scuola nutre nei confronti del nuovo governo.
Dopo di lui, amministratori locali, dirigenti sindacali, rappresentanti dei precari, di associazioni e ispettori scolastici hanno dato vita ad un lungo dibattito che ha toccato quasi tutte le tematiche sul tappeto.
Che la musica fosse cambiata lo si è dedotto anche dalle conclusioni di Andrea Ranieri, molto più battagliere e lontane dall'economia al primo posto targata Padoa Schioppa.
Non possiamo dimenticare - ha detto - che se siamo al governo lo dobbiamo anche e in gran parte al popolo della scuola che ha votato in maggioranza per il centrosinistra e che, anche se non si tratta di passare all'incasso, dobbiamo però rispondere alla domanda di cambiamento che ci è stata rivolta.
Questa della Finanziaria si configura dunque come una partita decisiva, non tanto - io credo - per questi tagli non definiti tali, quanto per l'immagine che ne sortirà : una scuola che si barcamena tra due riforme (una mancata e una smontata), oppure una scuola che riprende il cammino verso il futuro?
Se vincerà il partito dell'economia, vorrà dire che la scuola non rientra tra le priorità di questo governo (almeno in questa fase) e che nel migliore dei casi bisognerà aver risistemato i conti prima di guardare al futuro; se vincerà il partito della politica, nella scuola saranno investiti i soldi necessari per ridarle le speranze tarpate da Berlusconi e Tremonti.
Al di là dei soldi, che, contrariamente a quel che si potrebbe intendere, non hanno poi avuto uno spazio così determinante, l'assemblea ha manifestato calorosi applausi e gradita accoglienza per tutti gli atti assunti del ministero nei tre mesi estivi in cui ha lavorato, in particolare per le ultime deliberazioni del 31 agosto.
Mariangela Bastico ha puntualmente elencato i provvedimenti e le motivazioni che ne hanno determinato la forma : tutti i decreti legislativi della legge 53 sono stati prorogati così da permettere al governo di modificarli, in particolare quello della scuola superiore, che verrà completamente riscritto in quanto l'elevamento dell'obbligo a 16 anni comporterà conseguenze su cui bisognerà attivare un ampio dibattito; l'unico decreto immodificabile perché già in vigore, quello sulla scuola di base, lo si è smontato col famoso cacciavite : non c'è più il tutor; non c'è più il portfolio; la valutazione torna nelle mani dei docenti, mentre l'INVALSI avrà altri compiti; torna la vecchia scheda e per evitare l'eccessiva differenziazione il ministero detterà principi unificanti; torna l'orario gestito dalle scuole, comprese le 40 ore del tempo pieno; le opzionalità rientrano nell'alveo dell'autonomia scolastica; vengono aboliti gli anticipi nella scuola materna.
Restano fuori le Indicazioni Nazionali, perché su queste il cacciavite non poteva intervenire: il ministero non le poteva riscrivere in due mesi, non poteva nemmeno azzerarle, che avrebbe dovuto abrogare la riforma (e questo non si poteva fare - è stato detto così, in una sola battuta e nessuno degli intervenuti ha toccato questo punto, ad eccezione di Panini), per cui si è deciso di dichiararle provvisorie, in attesa di radunare una commissione (non di saggi, ma di esperti, con la presenza di insegnanti) che provvederà alla loro revisione entro un anno. (Poi Ranieri dichiarerà nelle conclusioni che nessuno dal ministero verrà a controllare se le scuole hanno o meno osservato le Indicazioni).
La scuola di base dovrebbe dunque essere soddisfatta e riprendere il suo cammino con la tranquillità necessaria per tornare ad essere lo spezzone migliore del sistema; permangono delle criticità rispetto alla scuola media, criticità denunciate sia da Cogliati Dezza (Legambiente) che dai genitori del CGD; ma lo spostamento dell'obbligo a 16 anni inciderà profondamente sulle finalità di questo ordine scolastico, che dunque si appresta a vivere positivi cambiamenti.
In effetti il dibattito sulla scuola superiore, in particolare sul biennio (da rendere obbligatorio) è stato ricco di spunti, proposte e visioni del mondo, nonostante che si sia voluto far notare che già in passato si fossero dette le stesse cose più volte; solo che oggi sembrano esistere le condizioni per attuare davvero quanto fino ad ora era rimasta un'aspirazione.
Altrettanto ricco quello sugli ordinamenti (le supplenze, gli organici, il ruolo di CSA, USR, IRRE), da cui mi piace trarre queste che per il momento sono proposte o intenzioni del ministero : unificare i capitoli di spesa dei bilanci delle scuole, cioè dare alle scuole i soldi senza vincoli; unificare gli organici per permettere alle scuole una distribuzione più efficace, mettere le risorse che si trovano presso CSA-USR-IRRE al servizio delle scuole e non del ministero, evitare il cambio di insegnanti in corso d'anno.
Infine m'è sembrato che l'attenzione dei DS tenda a concentrarsi in questa fase su due aspetti un poco trascurati e che invece contengono prospettive interessanti ma estremamente problematiche : gli stranieri e il territorio.
Rispondere - ha detto Ranieri - all'ingresso nelle nostre aule di alunni stranieri che a volte superano il 50% del numero degli alunni con qualche facilitatore linguistico e qualche insegnante di supporto in più è inadeguato e irrilevante; serve qualcosa d'altro che va costruito.
D'altro canto la risposta che la scuola (il sistema scolastico) dà alle nuove generazioni non può rimanere autoreferenziale, ma aprirsi al territorio, a cominciare dagli enti locali.
Devo dire che sono uscito dall'incontro più rinfrancato di quanto ne fossi entrato; le dichiarazioni di Mariangela Bastico sulla grande preoccupazione iniziale e sulla maggiore tranquillità attuale mi sono sembrate di un'umanità rara sulla bocca di politici che sappiamo oramai abituati a tutto; quella che poteva definirsi la solita passerella delle solite occasioni ad uso e consumo dell'immagine mediatica m'è parsa più viva e sentita.
Insomma, nonostante tutto, le speranze a cui ho affidato il mio voto di aprile restano intatte; spero che questo valga anche per il movimento.