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Dazebao.org: L’anno più duro. Io preside, vi racconto il mio 2010 nella scuola italiana

di Renata Puleo*

26/06/2010
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Dazebao.org

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ROMA – L’anno comincia con la guerra e il paradigma La Russa/Gelmini. In alcune scuole ci si rifiuta di effettuare il minuto di silenzio in onore dei caduti in Afghanistan. Scarso senso patrio? Sì, ma soprattutto un esempio di coerenza educativa e di oggettiva difficoltà a spiegare di quale eroismo stessimo parlando, soprattutto a bambini e a bambine dai tre agli undici anni.

In conseguenza: anatemi, l’apertura di un provvedimento disciplinare alla sottoscritta, accuse di tradimento del mandato istituzionale, difese sussurrate da un sindacato braccato e da democratici facili alla commozione. Un fatto minore, che si è incaricato di mostrare il volto reazionario del nostro paese, ma anche le mille ipocrisie di quelli che Badiou chiama i cittadini-topi: in fuga da tutto, costantemente impauriti e alla ricerca solo di cibo e riparo.

Le prove Invalsi in un sistema traballante

Poi c’è l’istituto Invalsi e le prove nazionali per saggiare il livello degli apprendimenti nelle scuole italiane che, anche quest’anno, hanno scatenato proteste e critiche di merito. I pareri tecnici sono tutti legittimi ma, ovviamente, il problema è politico. A cosa servono in un sistema traballante, disomogeneo, miserabile per investimenti ideali ed economici? Non a caso si parla di uno scontro in atto fra il Direttore dell’Istituto e la Ministra: il primo pensa di dover fare un lavoro di comparazione con gli standard europei, la seconda vuole un’arma per attaccare la scuola pubblica. E’una semplificazione, ovviamente, ma serve a capire perché nella scuola da me diretta è intervenuto per due lunghi giorni un Ispettore del Ministero (non di polizia, ma…) ed è riuscito a piegare i riottosi (“fatele come vi pare, ma fatele”).

Il capitolo insegnanti

Una categoria vessata da mancanza di formazione in itinere e in servizio, che non sia volontaria e gratis, da un tempo scuola che non si armonizza più con il tempo del lavoro e dunque dell’apprendimento. I docenti sono stanchi, stressati, impauriti dall’effetto delle misure di Tremonti e dagli attacchi di Brunetta/Aprea. L’anno si chiude con l’aspettativa del disastro: meno soldi vuol dire meno cattedre, meno tempo-pieno, meno supplenze garantite, classi più numerose, spazi più brutti.

Creature piccole e genitori: un rapporto cambiato

Non so dire se per effetto del punto precedente, della crisi economica, di quella culturale, ma è in atto un cambiamento antropologico che riguarda la relazione adulto-bambino. Creature disorientate che fanno da amici e genitori ai loro genitori. Genitori a loro volta confusi e inadatti al ruolo, consumatori accaniti e dispensatori di ricompense affettive mediante oggetti. Il film di Lucchetti “La nostra vita”, recentemente uscito nelle sale, è profondamente istruttivo: alla morte della mamma si risponde andando al centro commerciale, al disastro economico ricorrendo ai risparmi dei famigliari, per tornare a consumare come prima.

Nel caso della scuola dove opero, si aggiunga: periferia saccheggiata, una sinistra inesistente, vincolo sociale lasso, televisione imperante. Ma rimane qualche speranza. C’è stata lotta per conservare il tempo pieno, dunque fiducia nel nostro lavoro.

L’anno più duro della mia vita professionale

Un anno durissimo quello che ci lasciamo alle spalle. Forse, per varietà di problemi, il più duro. Cerco di reperire ancora un punto reale dal quale non recedere, costi quel che costi. Una scuola pubblica, palestra non di democrazia, che non basta più, ma di utopia.

Detto con più sentimentalismo: sognare i sogni dei nostri bambini.

* dirigente scolastico