De Mauro: Renzi copi la primaria
L'ex ministro e linguista: riorganizzare lo spazio classe, i laboratori e promuovere la scrittura. È il modello vincente da esportare alle medie e superiori
Emanuela Micucci
Inclusiva, senza bocciati, con spazi pensati per favorire l'interattività, dimensione laboratoriale valorizzata e discipline scolastiche strumentali alla crescita intellettuale degli studenti. Queste le caratteristiche di qualità della scuola primaria italiana che andrebbero replicate alle medie e alle superiori secondo il linguista Tullio De Mauro, ministro dell'istruzione tra il 2000 e il 2001. Una scuola primaria, dunque, modello per la Buona Scuola. Invece, le linee guida proposte dal governo Renzi per la riforma della scuola «sono vuote di contenuti», a oggi «non c'è niente di concreto». «La scuola italiana è una scuola di qualità, soprattutto le scuole dell'infanzia e elementari», spiega De Mauro a ItaliaOggi a margine del primo convegno sulla flipped classroom organizzato a Roma dalla Fondazione Mondo digitale con l'associazione Flipnet, «ma hanno bisogno di più investimenti pubblici, a cominciare dagli spazi. Il disastro comincia negli ultimi anni delle scuole superiori». Quando le caratteristiche proprie della scuola primaria vengono abbandonate, «il risultato», osserva De Mauro, «è l'andamento negativo, dal 1970 a oggi, degli apprendimenti dei ragazzi italiani in uscita dalle superiori». Impietoso il confronto internazionale. «Gli studenti medio-superiori giapponesi hanno competenze di conoscenza della propria lingua, scrittura, calcolo e tecnologie informatiche superiori a quelle dei nostri laureati. Sono più bravi loro a 18 anni dei nostri 23-24enni laureati». La Buona Scuola dovrebbe guardare proprio ai «sistemi scolastici che funzionano meglio nel mondo dal punto di vista della qualità dei risultati degli studenti». Invece, «questo disegno non è legato a una conoscenza effettiva dei problemi della scuola, ma a pregiudizi».
Analizzando i tre sistemi scolastici migliori nelle rivelazioni internazionali, si scoprirebbe che «in Finlandia, Giappone e Corea tutti arrivano al diploma di scuola superiore e con i livelli più alti»: «i sistemi più inclusi del mondo sono quelli con i risultati qualitativamente migliori». E l'Italia in questo non fa eccezione: la scuola primaria, «il settore della scuola italiana di migliore qualità», è quello in cui «non ci sono bocciati». «Contro quello che pensano i politici inclusività massima e qualità massima necessariamente stanno insieme». Ma questa caratteristica, prosegue De Mauro, si perde alle secondarie. Come le altre 3 proprie della primaria: «l'utilizzazione dello spazio per favorire l'interattività per gruppi di alunni e dei gruppi tra di loro», che comporta una «riorganizzazione dello spazio classe»; «la dimensione laboratoriale» nella didattica; le discipline strumentali alla crescita intellettuale degli studenti» con l'insegnante accanto a ciascuno alunno.
«C'è poca e cattiva informazione sulla scuola», osserva De Mauro , «si parla di scuola come se fosse tutto un unico e indifferenziato e avesse bisogno di una rifondazione. Un buon governo dovrebbe invece intervenire sul triennio della scuola superiore». E promuovere la scrittura continua «come elemento formativo».