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"Decreto sicurezza come leggi razziali". La sanzione alla prof non è stata ritirata

Sono un po' delusa - commenta Rosa Maria Dell'Aria - mi sarei aspettata che dopo il chiarimento con i ministri si rivedesse la decisione.

28/09/2019
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La Stampa

maria rosa tomasello
roma
Le rassicurazioni dell'ex ministro dell'Interno Salvini, che avrebbero dovuto portare a una rapida sospensione del provvedimento disciplinare, sono ormai materiale da archivio: «I tecnici stanno lavorando, un ricorso sarebbe inutile» aveva detto il 23 maggio, dopo avere incontrato Rosa Maria Dell'Aria, la prof sospesa a Palermo con l'accusa di non aver vigilato su un lavoro in Power point dei suoi allievi dell'Iti Vittorio Emanuele III, in cui i ragazzi avevano accostato le leggi razziali al decreto sicurezza. «Soluzione tecnica già trovata» aveva ammiccato l'allora ministro dell'Istruzione Bussetti. Seguirono: il 27 maggio il rientro in classe dopo 15 giorni di sospensione, il 31 maggio l'incontro organizzato a Palazzo Madama dalle senatrici Liliana Segre ed Elena Cattaneo. Tutto lasciava sperare in un esito positivo. Invece no - a meno che una decisione dell'Ufficio scolastico regionale non ponga fine a una vicenda dal sapore pirandelliano - per avere risposte la professoressa dovrà aspettare l'esito del ricorso depositato l'11 giugno alla Sezione lavoro del tribunale di Palermo, dove la prima udienza è in calendario il 4 marzo 2020.
«Sono un po' delusa - commenta Rosa Maria Dell'Aria - mi sarei aspettata che dopo il chiarimento con i ministri si rivedesse la decisione. Anche il ministro Salvini, pure dicendosi in disaccordo col contenuto del video, aveva sostenuto la libertà di espressione dei ragazzi. Perché non avrebbero dovuto farlo? Non ci sono state offese, né una comparazione tra leggi razziali e decreti sicurezza. Solo una riflessione sul tema dei diritti umani».
Spiega Alessandro Luna, avvocato e figlio di Rosa Maria Dell'Aria, che segue il caso con il collega Fabrizio La Rosa: «Chiediamo che sia dichiarata l'illegittimità della sanzione disciplinare e un risarcimento, di 10mila euro, per il danno alla professionalità e all'immagine che la sanzione può avere determinato anche a causa di commenti sui social, alcuni denigratori e offensivi, altri minacciosi». Per il legale la revoca è indispensabile: trascorsi i 15 giorni di sospensione, permangono gli effetti accessori della sanzione: «Oltre alla decurtazione dello stipendio di maggio - spiega Luna - c'è stata la perdita del bonus docenti. Inoltre i 15 giorni di sospensione non sono computati ai fini dell'anzianità, e si determinano l'impossibilità a partecipare a un eventuale concorso per la qualifica di dirigente, e l'impossibilità a maturare uno scatto retributivo per un anno».
La possibilità di un accordo stragiudiziale si è incagliata sull'interpretazione delle norme: «Gli avvocati del Ministero ritenevano che fosse possibile redigere un verbale di conciliazione in cui il Ministero ammetteva l'illegittimità della sanzione, che sarebbe così stata privata dei suoi effetti giuridici. Noi invece riteniamo che a firmare debba essere l'Ufficio regionale o l'Ufficio provinciale, perché in caso contrario il provvedimento potrebbe essere impugnato: il potere disciplinare infatti è di competenza esclusiva degli Uffici scolastici regionali».
Il direttore dell'Ufficio scolastico provinciale di Palermo, Marco Anello ha confermato però che non farà passi indietro: «Le responsabilità della docente vanno oltre l'omessa vigilanza» ha detto. Unico a potere intervenire sarebbe il Provveditore regionale, ma proprio ieri i il nuovo ministro, Lorenzo Fioramonti, ha revocato la nomina conferita da Bussetti a Raffaele Zarbo. —