Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » «Deportazioni? Spostato solo un insegnante su 10»

«Deportazioni? Spostato solo un insegnante su 10»

Il ministro Giannini: «Cambiando sede si guadagna l’assunzione E dopo tre anni si riapre la mobilità»

01/09/2015
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera


«Non ci sarà alcun congelamento del piano di immissioni in ruolo attualmente in corso, il piano prosegue e non vi sarà alcuna ripetizione delle fasi già concluse». Sugli insegnanti precari da assumere la ministra Stefania Giannini è secca: «Quindicimila docenti stabili in più. Altri 55 mila entro metà novembre per il potenziamento dell’autonomia. E poi ci sono i 29 mila che già hanno firmato la lettera di assunzione: abbiamo fatto quello che tanti governi non hanno mai fatto e stiamo dando stabilità ad un mondo da anni abituato all’instabilità». Ci saranno altri ricorsi, come nel caso dei diplomati magistrali, il ministero dell’Istruzione se li aspetta, ma, puntualizza la ministra, «non vi sarà alcuna ripetizione delle fasi già concluse».
Sui centomila precari in fase di immissione in ruolo invece la Giannini sorride: «Non nascondo un certo orgoglio». Da oggi comincia ufficialmente il nuovo anno scolastico e da oggi la riforma della Buona scuola entra in classe.
Preoccupata?
«Questo sarà un anno di transizione, c’è un piano straordinario di assunzioni da concludere, stiamo dando alla scuola gli insegnanti di cui ha bisogno e vogliamo che entro il 15 settembre, quando tutti gli studenti saranno in classe, ognuno sia al suo posto».
Ma sarà davvero così?
«Entro l’8 settembre scade il termine per l’assegnazione delle supplenze: entro quella data un insegnante può scegliere se restare nella sua cattedra di supplente oppure andare nella scuola dove è stato assegnato. Ma la sua assunzione a tempo indeterminato parte formalmente da quest’anno. Con questo meccanismo vogliamo assicurare una continuità didattica ed evitare il caos delle supplenze degli anni scorsi».
La maggior parte dei posti liberi è al Nord, i prof arrivano dal Sud: i precari parlano di «deportazioni».
«Voglio stigmatizzare questa parola che riporta a ben altro: usiamo quella giusta ovvero assunzione a tempo indeterminato ad un pubblico impiego. Può capitare di spostarsi, ma la contropartita è la stabilità del posto. E su 102 mila assunzioni parliamo solo del 10, al massimo del 15% del totale, cioè quello che è sempre stato anche negli anni passati, solo che prima erano supplenti mentre ora avranno il posto fisso. E con la mobilità dopo tre anni potranno spostarsi. Capisco le preoccupazioni, soprattutto per quanto riguarda le donne che hanno una famiglia. Ma sinceramente non mi sento di martirizzare questa situazione e parlare di “deportazione” è inaccettabile».
Avremo 102 mila assunzioni, ma su certe materie, come matematica e spagnolo ad esempio, dovrete ricorrere ancora una volta ai supplenti. Non dovevano sparire?
«Su certe classi di concorso non ci sono abbastanza docenti a disposizione, è vero, ma dal prossimo anno avremo l’assetto definitivo con ognuno al suo posto e nelle giuste materie grazie al concorso nazionale che verrà bandito entro il primo dicembre, sarà l’unico modo per arrivare all’insegnamento e servirà per scegliere i docenti che mancano: dal 2016 la scuola avrà tutti gli insegnanti che le servono».
Da oggi i sindacati minacciano «resistenza attiva» alla Buona scuola. Sarà ancora un autunno caldo?
«Dai sindacati ci aspettiamo una collaborazione per la realizzazione della riforma: si mettano al tavolo con noi e ci aiutino. Basta con il bandierone della contestazione, decidano se vogliono partecipare al cambiamento o restare fuori dalla porta».
Entrerà la teoria gender nelle scuole?
«Lo dico una volta per tutte: la Buona scuola non contiene alcun riferimento alla teoria gender, chi lo dice non ha letto la legge che parla solo di educazione alla parità».
C’è qualcosa che avete sbagliato con la Buona scuola?
«Se ci saranno degli errori, li vedremo strada facendo e li correggeremo, ma siamo solo al primo passo, questo è un grande cambiamento per la scuola che richiede anni».
Claudia Voltattorni