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Dietro i successi una scuola fertile ma i giovani riscoprano la Curiosità

In Italia di premi Nobel non ne abbiamo da qualche anno e ne abbiamo avuti pochi. Ma il problema è un altro: cosa c’è sotto i pochi premi Nobel?

12/10/2013
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Corriere della sera

Di recente l’editore Bloomberg ha esortato il presidente Obama a non crogiolarsi troppo nel compiacimento per i recenti premi Nobel americani ma a nominare quanto prima dei Saggi per promuovere la scienza tra i giovani americani. In sostanza sotto i premi Nobel c’è terreno poco fertile. In Italia di premi Nobel non ne abbiamo da qualche anno e ne abbiamo avuti pochi. Ma il problema è un altro: cosa c’è sotto i pochi premi Nobel? La situazione della scuola e delle nostre università la conosciamo, mi risparmierò il solito esercizio di masochismo quotidiano. Niente Nobel e terreno arido.
In verità i semi ci sarebbero, e sono le nostre nuove generazioni. Non sono bamboccioni, non sono incompetenti, non sono pigri, non sono nemmeno stupidi. Sono semi, e come tali vanno coltivati e concimati, vanno loro date le migliori condizioni per attecchire e maturare. Chi le crea quelle condizioni? La scuola e tutti noi. Se riformare la scuola sembra opera impossibile, almeno nel breve tempo, allora suggerisco di rimboccarci le maniche e impegnarci a preparare il terreno più fertile e coltivarlo. Sarebbe dunque bene che oltre a nominare i Saggi che hanno il compito di ripensare alla struttura e alla meccanica del nostro Paese (in bocca al lupo!), il nostro Premier nomini dei Saggi-Luminari per ciascuna disciplina scientifica, allo scopo di promuovere le scienze, il metodo scientifico, e l’amore per la curiosità, presso i nostri giovani semi. Essi gireranno il Paese e visiteranno le nostre scuole, raccontando e motivando, con passione. Non li scelga tra gli amici, non li scelga per concorso, non prometta né stipendi né rimborsi spese. Chiami dei mentori volontari. Chieda solo il loro tempo e il loro entusiasmo.
I baroni e gli amici saranno i primi a farsi da parte. Rimarranno solo i veri talenti, solo quelli che sono motivati e hanno entusiasmo. A loro il compito di avvicinare i nostri semi a quel motore che da sempre ci permette di migliorare. Da due anni un piccolo robot esplora in solitudine Marte in lungo e in largo, raccoglie dati, ci racconta dell’universo. Quel robot o rover si chiama Curiosity. Curiosità, quella che i nostri giovani semi devono riscoprire, quanto prima. Possiamo fare leggi e riforme oggi, ma senza la loro curiosità non andremo lontano domani.
Pietro Paganini
ppaganini@johncabot.edu