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Digiuni di geografia Ignoranti in storia

di Beppe Severgnini

17/12/2017
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Corriere della sera

L a scuola pubblica italiana ha molti meriti, ma si trova di fronte a un ostacolo impegnativo. E, come un cavallo stanco, rischia una caduta rovinosa. L’ostacolo sono le informazioni a portata di tutti, grazie a un telefono. Ma informazione non vuol dire conoscenza. Tra l’una e l’altra sta una cosa importante. Si chiama comprensione.

  Scelgo due materie che considero fondamentali: geografia e storia. Se non sappiamo dove stanno i luoghi e le persone, non siamo in grado di parlarne. Se non conosciamo cos’è successo alle persone in quei luoghi, rischiamo di dire sciocchezze e fare idiozie. Per ora siamo nella Fase 1 (sciocchezze), e c’è tempo di recuperare. La Fase 2 (idiozie) potrebbe essere irreversibile.

  L’ignoranza della geografia non ha coinciso con l’avvento dello smartphone (2007). Da almeno quindici anni gli studenti italiani venivano privati di informazioni quali: confini, capitali, città principali, pianure, montagne, fiumi, laghi. Non so come sia accaduto, se sia colpa di programmi concentrati su aspetti socioeconomici o di docenti incoscienti. Ma rimango traumatizzato quando capisco che un giovane laureato confonde l’Oceano Indiano col Pacifico, ignora i confini della Germania e non sa indicare le regioni che s’attraversano per andare da Trieste a Trapani. Mio padre, classe 1917, a novantanove anni era in grado di rispondere. Non aveva Google Maps, ma era cresciuto con un atlante sul tavolo.

  Con la storia va peggio, e le conseguenze sono più gravi. Se n’è occupato, sul numero di «7 » in edicola, Gian Antonio Stella, convinto che l’ignoranza in materia sia ormai una piaga sociale. «Incidenti» (virgolette) come la bandiera del Reich appesa in caserma dal carabiniere fiorentino non si possono spiegare altrimenti, scrive. Stella si rivolge alla ministra Valeria Fedeli e le chiede: non è il caso di rimettersi a studiare la storia? Mi associo, e aggiungo: di questo dovrebbe occuparsi un governo, non dello smartphone in classe. Un telefono, per quanto sofisticato, è uno strumento. Lo scopo resta quello di imparare.

  Ho appena visto a teatro Una giornata particolare di Ettore Scola, interpretato da Giulio Scarpati e Valeria Solarino, regia di Nora Venturini. Quella giornata ha una data precisa: venerdì 6 maggio 1938. Ottant’anni fa Hitler e Mussolini — piccoli, impettiti e tronfi — vennero accolti dai giovani italiani come rockstar. Ecco, vediamo che non accada più niente del genere.