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Diplomifici, almeno 200 scuole da chiudere entro un anno

Dopo la revoca della parità scolastica a 26 istituti negli ultimi cinque anni, il Miur parte alla caccia delle scuole dove è troppo facile avere un diploma. Il criterio? Il boom delle iscrizioni al quinto anno. Maglia nera a Basilicata e Campania

15/10/2015
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

Se in una scuola paritaria ci sono 5 iscritti al quarto anno e 89 al quinto, oppure 28 iscritti al IV e 171 al quinto, ecco che scatta il campanello d’allarme: quelli sono potenzialmente diplomifici, istituti dove c’è la corsa all’iscrizione all’ultimo anno per accaparrarsi, ad un prezzo congruo e con una fatica minima, un diploma. Ce ne sono tra i 200 e i 300, di istituti così, in tutta Italia, con un record imbarazzante in regioni come la Basilicata, la Campania, le Marche, l’Abruzzo, la Sicilia, dove gli studenti della scuole paritarie secondarie schizzano all’insu solo nell’ultimo anno di corso, a ridosso dell’esame di Stato, quando la ricevuta di pagamento basta a sanare anni e anni passati senza studiare. «Abbiamo finalmente trovato un criterio per mandare le ispezioni nelle scuole a rischio, ora puntiamo a chiudere tutti i diplomifici», annuncia il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi. «Così le paritarie non saranno più guardate con sospetto, e le poche mele marce- alcune centinaia di scuole su 1652 istituti- non contamineranno anche l’ottimo servizio svolto dalle altre».

La parabola inversa

I numeri non sono enormi: gli studenti delle scuole superiori che frequentano le paritarie - sono 113 mila in tutta Italia, il 4,31% del totale, una fetta piccola rispetto ai 2 milioni e mezzo di studenti delle statali. Ma la parabola che seguono i ragazzi e le ragazze sui banchi è totalmente inversa: in genere gli alunni delle statali tendono ad abbandonare gli studi. Al primo anno sono in 606 mila (dati Miur 2014/2015), al secondo scendono a 523 mila, e così via, per crollare al quinto, quando sono poco meno di 428 mila. E’ la famigerata dispersione scolastica, che induce i ragazzi a non proseguire fino all’esame di Stato. Viceversa, la dinamica alle paritarie cambia totalmente: partono in 18 mila, al terzo anno sono diventati 20 mila e finiscono in 37 mila e 500, più del doppio. Cosa succede nel frattempo? Che agli iscritti iniziali si aggiunge la frotta di studenti svogliati, bocciati e poco motivati che, avendo alle spalle famiglie disposte a pagare dai 2500 ai 5000 euro, saltano anni di studio e arrivano direttamente all’esame di Stato, dove ci sono solo fogli da firmare e nessuna prova vera. «Ed è in quel momento che devono scattare i blitz, per poter dimostrare che davvero ci si trova davanti ad un fenomeno illegale: altrimenti, a verbali compilati e chiusi, tutto è opinabile».

I blitz

E’ già successo: negli ultimi cinque anni sono stati 26 gli istituti a cui è stata revocata la parità scolastica, e in tre (il Luca Pacioli e il Vittorio Emanuele di Nola, e l’Achille Lauro di Torre Annunziata), sono scattati anche i controlli della Guardia di finanza proprio durante le sessioni di esami di Stato. Ora l’obiettivo del ministero dell’Istruzione è intervenire in maniera capillare: «L’intento non è punitivo, ma proprio perché crediamo nella scuola paritaria dobbiamo evitare che ci siano equivoci». Peccato che gli ispettori siano in tutto, compresi anche quelli neo assunti con la riforma, 120. Gli stessi che saranno chiamati a sorvegliare l’operato dei presidi e a controllare le schede di autovalutazione delle scuole.