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Dossier Cidi, il Sud si allontana

anche per la scuola il Sud non è solo indietro, è così indietro che rischia di essere perduto.

27/10/2014
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la Repubblica

Corrado Zunino

L’enorme lavoro realizzato dal Cidi, gli insegnanti democratici, ovvero il secondo Rapporto sul sistema educativo italiano pensato per ispirare le politiche scolastiche dei governi, tra mille numeri (fonti Istat, Isfol, Miur) che rischiano di confondere nella loro quantità dice comunque una cosa inconfutabile: anche per la scuola il Sud non è solo indietro, è così indietro che rischia di essere perduto. Oggi (alle 15,30) il lavoro “Mille dati per venti Regioni, più di una ragione per cambiare” sarà presentato. Il Sud va indietro sul piano della demografia scolastica, quindi degli iscritti, dei bambini e dei ragazzi che vanno al banco. E questo è un disastro.

In generale, nell’intero paese c’è una progressiva riduzione della popolazione residente, in particolare nelle prime fasce di età (dal 2002 al 2012 si assiste a una crescita dell’1,2 per cento in rallentamento, però, nelle ultime stagioni): al Centro-Nord si assiste, però, a una crescita, in particolare in alcune regioni, mentre al Centro-Sud c’è un crollo. In particolare, in quasi tutte le regioni meridionali è prevedibile per i prossimi anni una diminuzione significativa della popolazione interessata alla scuola secondaria, in modo più evidente alla scuola secondaria di secondo grado (le medie superiori). Dal confronto tra la fascia di età 6-10 (scuola primaria) con quella 14-18 (secondo ciclo), la fascia più giovane risulta leggermente

meno numerosa di quella che sostituirà nel giro di otto anni, ma in tutte le regioni centro-meridionali si registrano riduzioni pesanti che vanno dal -6,9% dell’Abruzzo al -14,3% della Calabria mentre, eccetto Marche e Liguria, in tutto il resto del Centro e del Nord gli incrementi vanno dallo 0,2% del Lazio al 9,8% dell’Emilia-Romagna. Su un piano di geografia interna, c’è una divaricazione delle percentuali relative ai servizi per la prima infanzia: in Calabria sono il 2,5%, in Emilia Romagna il 26,5%.

Per quanto riguarda la scuola primaria è interessante analizzare i dati sul tempo pieno: a fronte di una media nazionale del 31,6% si registra una oscillazione tra il minimo 7% in Campania e il massimo del 50% in Piemonte. Sul fronte dei Centri di formazione professionale, questi percorsi continuano ad essere assenti in Sardegna. Anche gli indicatori relativi ai consumi culturali e alle nuove tecnologie sembrano risentire delle diverse opportunità economiche e di accesso alla conoscenza dei diversi territori. Un 46% degli italiani risulta aver letto almeno un libro, ma il dato si dettaglia a livello regionale mettendo ancora una volta in evidenza la forbice esistente fra Nord e resto del paese, con tutte le regioni del Settentrione che superano il 50% di persone che hanno letto almeno un libro. A mano a mano che si scende lungo la penisola la percentuale diminuisce, con la Puglia che ha un dato di poco più del 31%. La spesa in percentuale sul Pil è più alta al Sud, ma solo perché il Pil nel Meridione è più basso. Così la dispersione scolastica e i livelli d’apprendimento (dove, insieme al Sud, va male il Lazio).