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E-bookascuola, polemica sul rinvio i prof al ministro: “Regalo agli editori”

La replica della Carrozza:“Falso,ma per la rivoluzione serve tempo”

03/10/2013
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la Repubblica

ROMA — Quando il governo Letta sembrava ormai spacciato, venerdì scorso, il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha firmato l’atteso decreto sui libri scolastici abrogando tutte le cose disposte appena sei mesi fa un analogo decreto del suo predecessore Francesco Profumo. Le novità sono molte e rilevanti, hanno innescato subito polemiche accese e va aggiunto che, trattandosi di un decreto ministeriale, si tratta di norme che non hanno bisogno della conversione in legge del Parlamento, ma solo del visto della Corte dei Conti. Sono quindi già esecutive: per i libri scolastici cambia tutto. O meglio, la prima notizia è che dal prossimo anno non cambierà nulla: l’obbligo del passaggio dal carta al digitale, previsto dal 2009 e slittato ogni anno perché gli editori non sono pronti, slitta ancora una volta. Il passaggio ai libri digitali non è più un obbligo ma un auspicio, sebbene molto sentito. Inoltre il taglio dei tetti di spesa, ovvero dell’importo massimo che ciascuna famiglia può spendere ogni anno per i libri dei figli, viene ridotto seppure di poco: Profumo aveva disposto tagli dal 20 al 30 per cento, adesso quella forbice si restringe al 10-30 per cento. Insomma, tradotto in soldoni, il prezzo dei libri l’anno prossimo aumenterà rispetto al taglio previsto dalle norme varate dal precedente governo. Ergo, quando il presidente del Consiglio, tra i vanti di questi mesi di governo, annovera il taglio del prezzo dei libri scolastici, dice una cosa inesatta. Se a questo si aggiunge che nell’allegato del decreto si parla della necessità di libri “validati” si comprende bene come il provvedimento sia stato accolto molto negativamente da quella parte del mondo della scuola più vicina all’innovazione. Circa duecento istituti, infatti, hanno aderito al progetto Book in Progress, lanciato dall’istituto Majorana di Brindisi, con il quale i docenti non adottano un libro di testo obbligatorio ma ne scrivono uno collettivamente adattandolo ad ogni istituto. Con il validatore introdotto dal decreto, questa cosa è sembrata in pericolo. Di qui la reazione dura del preside del Majorana Salvatore Giuliano: «Il decreto è un regalo agli editori » ha twittato qualche giorno fa senza tanti fronzoli. Alché il ministro, sempre via Twitter, ha replicato: «Ma lei come si permette di parlarmi in questo modo?». Toni aspri. La Carrozza però ci tiene a spiegarsi. Dice per esempio: «A me Book in progress piace, è un bel progetto che può non interessa nulla» dice testualmente in un colloquio con Repubblica, «gli unici interessi che avevo in mente facendo questo decreto, sono quelli degli studenti». maturare». E soprattutto non vuole passare alla storia come il ministro degli editori scolastici. Anche se nel testo da lei firmato «gli interessi patrimoniali degli editori» sono ribaditi ben tre volte in poche righe mentre quelli degli studenti mai e l’unico riferimento a loro diretto è quello del «contenimento del peso» dei libri e non anche quello del prezzo. «A me degli interessi degli editori

LA LIBERALIZZAZIONE Secondo il ministro quello che conta, per capire, è il combinato disposto di questo decreto con il decreto legge “l’istruzione riparte” che è attualmente in Commissione Istruzione e che prevede la liberalizzazione dei libri, “qui c’è la vera politica”. Primo obiettivo, rendere l’adozione dei libri facoltativa e affidarla al collegio dei docenti che può decidere di prendere altre strade, come autoprodursi libri digitali. Questa cosa era già possibile, in base alla autonomia scolastica, tanto che centinaia di istituti lo fanno ma secondo la Carrozza è stato importante ribadirlo e rafforzare il principio.

IL RINVIO SUGLI E-BOOK Il passaggio dal libro di carta a quello digitale non è più obbligatorio ma è un processo di graduale accompagnamento. «Io non ho dubbi che debba essere fatta e fatta presto, ma dobbiamo mettere tutti in condizioni di arrivarci». Per il ministro vuol dire due cose: la banda larga in tutte le classi (ma per ora sono stati stanziati solo 15 milioni, «sono questi i soldi trovati») e un tablet per ogni studente. Ma laddove il decreto Profumo stabiliva che fosse il ministero a dover dotare ogni studente di un lettore di libri digitali, la Carrozza immagina un ruolo totalmente diverso: «Non voglio il tablet di Stato. Gli studenti devono poter leggere il libro a prescindere dal fatto di avere un Apple, un Samsung o un’altra marca».

LE LAVAGNE INTERATTIVE La parola chiave per la Carrozza, ribadita anche nel decreto, sebbene al condizionale, è interoperabilità. Vuol dire che qualunque scelta facciano le scuole, non deve essere vincolata ad una piattaforma soltanto: «Questo mi fa orrore». Ne discende anche la fine delle LIM, le lavagne interattive multimediali, sulle quali il Ministero negli anni passati ha investito decine di milioni con dubbi risultati.

IL VALIDATORE È l’ultimo punto oscuro. Il ministro chiarisce: non ha in mente di rinverdire figure che ricordano il fascismo con un controllo del ministero, ma pensa piuttosto ad allargare al mondo scolastico il “controllo fra pari” dei testi accademici: «Se una rete di scuola fa dei libri, è sufficiente che si dotino di un comitato scientifico fatto da insegnanti che certifichino il lavoro fatto. Non mi pare una cosa mostruosa».