Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » È giusto bocciare in prima media?

È giusto bocciare in prima media?

Alla domanda hanno risposto Valentina Aprea e Marco Rossi Doria

09/09/2013
Decrease text size Increase text size
ScuolaOggi

È giusto bocciare in prima media? Questa domanda è comparsa in due box su un noto settimanale del 26 giugno scorso. Alla domanda erano chiamati a rispondere Valentina Aprea e Marco Rossi Doria. Due esponenti “del mondo della scuola” che non hanno bisogno di presentazione, né di sottolineature relative alle ben note e diverse impostazioni politico-culturali. Ciò che più mi ha colpito, nell’immediatezza, è la domanda: chiara, diretta, senza possibili fraintendimenti. Una domanda di quelle che oggi non si fanno più; siamo nel tempo della complessità, delle sfumature di ogni tipo, della raffinatezza tecnica. Nessuno dei due interlocutori risponde infatti con la stessa limpidezza e precisione. Diciamo subito che il box in cui devono confinare i propri pensieri è certamente ristretto e non lascia campo a divagazioni .I due interlocutori dovevano essere essenziali. E lo sono. La brevità non impedisce loro di nascondere temperamento e approccio al problema. Valentina Aprea, dopo aver esordito che “ a maggior ragione nella scuola media è necessario promuovere i ragazzi”, che la scuola è colpevole di comprimere i ragazzi in tempi, modalità e offerta formativa troppo uniformi e pertanto iniqui, riesce persino a difendere una riforma della Moratti che non ha mai avuto luce per colpa dei soliti sindacati e della politica politicante. In compenso, forse non incolpevole distrazione, non cita le riforma epocali della Gelmini, ultimo tentativo della destra di riportare il Paese alla bella scuola selettiva della borghesia che fu. Ma ciò detto ,afferma:” Se fossi un docente di scuola media boccerei senza dubbio chi,pur avendo capacità, non si è mai impegnato, non ha migliorato i propri apprendimenti rispetto al punto di partenza,mostra dei comportamenti gratuitamente provocatori,ecc.Con grande responsabilità e moderazione ma,alla fine, lo farei”. Insomma l’ideologia del merito “oblige”. Anche in prima media, aggiungiamo noi? Non si sa. L’impostazione di Marco Rossi Doria è profondamente diversa. E mostra subito un approccio pedagogico. Chiarisce che la sua posizione non è “ non si boccia per principio” e che a lui è capitato di bocciare in terza media anche ragazzi drop out. Ma la scuola deve mettere in discussione se stessa, definire un programma di lavoro capace di configurarsi come un patto con lo studente. Un delicato e permanente lavoro di messa a punto,verifiche, interventi compensativi. Se poi questo patto viene meno da parte dello studente, allora si potrà anche bocciare. Ciò renderà chiaro al ragazzo il senso della decisione e la bocciatura potrà essere vissuta con realismo e non come intollerabile ingiustizia. Anche in prima media, aggiungiamo noi? Non si sa. La prima media è un anno difficile per i ragazzi. Segna il passaggio da una scuola che ti ha aiutato a crescere, a una scuola che ora ti presenta “materie”, professori ,interrogazioni e voti. Non per tutti questo è un passaggio agevole. Il problema è renderlo tale, non erigere barriere. L’insuccesso scolastico precoce prepara solo altri insuccessi e non colpisce mai a caso. Se si va a scavare in quel gran numero di studenti bocciati in prima superiore ( il 40-45% nei tecnici e professionali), non sarà difficile scoprire le prime bocciature negli anni della scuola media. L’insuccesso scolastico che si ripete, rinforza, in chi lo subisce, la convinzione di “ non essere adatto o portato per gli studi”. Ma purtroppo il meccanismo si presenta inesorabile perché al termine dell’anno, al docente non viene chiesto come ha lavorato, che cosa ha saputo attivare e neppure che cosa lo studente sia riuscito ad apprendere. Il dilemma è secco: ce l’ha fatta o no? Può la scuola liberarsi da questo meccanismo? Negli anni ’70, un nucleo di irrequieti giovanotti ( Luigi Berlinguer, Rossana Rossanda, Luigi Pintor) scrissero alcune “Tesi sulla scuola” che meriterebbero qualche rilettura. La scuola media unica, conquista per la quale fu decisivo il ruolo della sinistra, sembrava aver aperto la stagione della democrazia ma quegli irrequieti annotavano che una scuola giuridicamente democratica ma nei fatti ancora profondamente classista, avrebbe esposto tutti, anche i docenti democratici e di sinistra, alla insanabile contraddizione del voto, della valutazione, della selezione. Mai una previsione fu così lucida e terribilmente veritiera. E la parola “selezione” molto più dura e diretta di quella avrebbe poi preso campo ( la più morbida ed ambigua “dispersione”) aprì le porte ad analisi e riflessioni importanti, a progetti ed impegni. Capire perché una certa cultura democratica sia stata così timida ed incerta sul tema della valutazione, sarebbe ancora oggi, questione tutt’altro che retrò. Chissà se qualcuno ricorda ancora le ricerche e le tesi appassionate di Mario Gattullo alla fine degli anni 70. Siamo ancora a questo punto o le faticose e per certi aspetti controverse conquiste di questi decenni ( l’autonomia e la centralità della persona che apprende, una nuova cultura della valutazione, della flessibilità e del curricolo ) ci possono fare affermare che la bocciatura , almeno in prima media, è insensata ed ingiusta? Che non c’è bisogno di una legge che lo stabilisca ma di una scuola che consapevolmente promuova le competenze , le certifichi e sia capace di differenziare tempi e curricoli per consentire a ciascuno di realizzare il meglio di sé.? Diciamolo serenamente ai docenti di scuola media: bocciare in prima media è sbagliato, sempre. Sappiamo benissimo che questa non è la soluzione dei problemi della scuola. Ci inquieta la generazione neet di un terzo dei giovani italiani che non studia e non lavora; ci inquieta il tasso ancora alto della dispersione nella secondaria superiore ed abbiamo anche capito che nel gioco complesso delle variabili dirette ed indirette che determinano questi processi, sarebbe importante una politica per l’istruzione che tenesse insieme misure nazionali e politiche coerenti nei contesti territoriali. Può essere l’impegno del presente ? Purtroppo, non si sa.

Dario Missaglia -

See more at: https://www.scuolaoggimagazine.org/opinione/%C3%A8-giusto-bocciare-in-prima-media#sthash.eQ5GBHSi.dpuf